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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 18°/2009

La Chiesa non può essere ridotta a erogatrice di opere buone

 

Accennavamo, in chiusura della Nota della scorsa settimana, ad un argomento interessante su cui riflettere: l’articolo a firma Michele Salvati pubblicato sulla prima pagina del Corriere della Sera di martedì 21 aprile. L’economista, in sostanza, si è chiesto: perché la Chiesa non fa più carità e meno politica? La risposta è arrivata il giorno dopo dal cardinal Ersilio Tonini che, dalle pagine di Avvenire, ha affermato: la Chiesa non può essere ridotta a “erogatrice di opere buone”. Un tema che riprendiamo questa settimana.

 

«Legate alla tragedia del terremoto - ha scritto Michele Salvati - vorrei avanzare due modeste proposte. Una riguarda lo Stato e l' altra la Chiesa». Per quest’ultima, l’editorialista, premesso che si tratta di una «modesta proposta … ancor più ingenua, perché riguarda una istituzione le cui logiche di condotta non sono in grado, come non credente, di comprendere a fondo» aggiunge poi che «si è percepito in modo palpabile il consenso che hanno suscitato iniziative di sostegno nei confronti dei poveri e dei disoccupati come quella promossa dal cardinal Tettamanzi a Milano, o iniziative di aiuto nei confronti dei terremotati come quelle annunciate dal presidente della Cei, il cardinal Bagnasco. Perché la Chiesa non accentua questa sua missione di carità più di quanto, o almeno quanto, essa sottolinea la sua intransigenza in materie di procreazione assistita o di testamento biologico? Mi rendo conto che, come portatrice di Verità, la Chiesa non è sensibile al consenso immediato nello stesso modo in cui lo è un politico. Di fatto, però, la Cei si è comportata in Italia come un soggetto politico, per contrastare il passaggio di provvedimenti che a suo giudizio sono in conflitto con i principi da essa difesi. Comportamento legittimo, naturalmente. Ma come soggetto politico essa subisce le logiche, e le oscillazioni, del consenso. Può subire sconfitte e forse compromettere la stessa immagine della Chiesa. In materia di testamento biologico, per esempio, la Cei ha sinora trovato orecchie attente ai suoi principi intransigenti, alcune per convinzione sincera, altre per calcolo di opportunità. Quanto potrà durare, trattandosi di principi che buona parte degli italiani giudicano troppo estremi? Passerà alla Camera una legge come quella che è passata al Senato? Non converrebbe alla Cei concentrarsi maggiormente su un terreno, quello della carità, in cui la Chiesa di sconfitte non ne può subire? Questo argomento ci porterebbe però troppo lontano e concludo con un consiglio di lettura. Si tratta del terzo capitolo di un libro di un grande aquilano, di un grande italiano, Ignazio Silone: Uscita di sicurezza, disponibile negli Oscar Mondadori. In esso Silone racconta il suo incontro con don Orione, che aveva intravisto quando, durante il terremoto della Marsica del 1915, quel piccolo prete aveva costretto il re a cedergli una delle macchine del seguito per portare in salvo alcuni bambini i cui famigliari erano morti. Di don Orione, di grandi eroi della carità, ne nascono pochi. Ma di piccoli don Orione il sentimento religioso del nostro Paese, il volontariato cattolico, ne producono molti. Perché la Chiesa non sfrutta meglio questo suo straordinario vantaggio comparato?»

 

Il cardinal  Ersilio Tonini ha giudicato l’articolo di Michele Salvati «sostanzialmente positivo, ma con un punto debole. Si dimentica che la Chiesa non può non amare l’uomo, tutto l’uomo. La verità è che egli è un mistero immenso, il più grande apparso sulla Terra. Non è solo il cristianesimo a dirlo: l’avevano già intuito i greci, ci sono pagine magnifiche a documentarlo».

In terra d’Abruzzo, colpita dal terremoto, ha proseguito il porporato «è giusto, e anche bello, che venga notata l’opera di tanti uomini di Chiesa che testimoniano come la carità non sia un’enunciazione generica ma un lasciarsi scegliere dalla realtà più vera, quella più dura, ovvero dalle esigenze primarie dell’uomo. C’è infatti una graduatoria per la Chiesa nei suoi interventi, difficile da definire a priori perché le urgenze umane sono infinite. I grandi pastori, i maestri nella Chiesa, sono quelli che hanno avuto il coraggio di fare una scelta degli obiettivi cui dedicare il meglio delle proprie forze.»
L’arcivescovo emerito di Ravenna ha, quindi, affermato che «il compito primo della Chiesa è aiutare ognuno a trovare la propria ragion d’essere, a capire che è Dio il suo vero bene. La sublimità della vita si svela grazie all’incontro dell’uomo con Dio, che ha voluto addirittura imparentarsi con lui: non poteva stimarlo più di così. Per questo la Chiesa difende fieramente l’uomo da ogni degrado. Ma se si legge la Chiesa solo come erogatrice di opere buone - per quanti applausi raccolga - un simile orizzonte scompare ... Quando ricorda chi è l’uomo la Chiesa esprime la massima esaltazione della persona umana. Si parla di testamento biologico, ma si intende il momento in cui l’uomo si ammala, diventa più debole e rischia proprio per questo di contare meno, di essere meno uomo …

La Chiesa ha il dovere di ricordare a tutti – con la parola e le opere – qual è il criterio sul quale misurare il valore dell’uomo. È forse il denaro, l’efficienza, la salute? O risiede in altro? La carità mostra cos’è questo altro, non soggetto al fascino di alcuna propaganda.
Ma non si può credere che soccorrere i terremotati sia una cosa e parlare della dignità della vita umana sia tutt’altro! È un errore formidabile …  Di questo si occupa la Chiesa: di tutto l’uomo, dal principio alla fine, in ogni circostanza della vita, specie quando attraversa la prova. Non si danno due cuori, due intelligenze, due Chiese …
Il cuore con cui la Chiesa cammina tra le macerie d’Abruzzo e si china sulle fragilità umane è lo stesso con cui insegna il Vangelo della vita … Benedico la Chiesa, la benedico per davvero, perché è la comunità dove i più deboli sono quelli che contano di più. Essere cristiani vuol dire testimoniare questo in ogni epoca, e interpretare le esigenze del tempo, rendersi responsabili dell’umanità del proprio momento storico. Aiutare l’uomo a ritrovare la sua grandezza.»
E, infine, il novantacinquenne cardinale si è chiesto: «Cosa ci dicono giganti della fede come don Orione se non questo? Lui non era solo un uomo di buon cuore. La sua carità era mossa da un’intelligenza superiore e da un ardimento senza pari. Le opere non camminano senza la fede, la sapienza e il coraggio.»

Ricordiamocelo anche noi Cernuschesi mentre ci stiamo avvicinando alla data della beatificazione di don Carlo Gnocchi (domenica 25 ottobre 2009, a Milano), prete milanese che nel suo primo anno di ministero pastorale (1925/26) è stato assistente dell’oratorio maschile della nostra città. Anche lui un gigante della fede e della carità del secolo scorso, che ha camminato per le vie della nostra borgata, posto adesso a esempio di santità per tutti i credenti.

 

Per la cronaca locale – oltre all’esondazione del canale Martesana  e alla posa di una nuova corona d’alloro  al monumento ai partigiani di viale Assunta, dopo l’inqualificabile gesto nella notte tra il 25 e 26 aprile 2009 – da segnalare la seduta del consiglio comunale - martedì 28 aprile - in cui è stata deliberata l’adesione del nostro Comune all’Agenzia per la Formazione, l’Orientamento e il Lavoro Est Milano (Afol), a cui la Formest Milano srl è stata invitata a conferire il ramo d’azienda relativo alla formazione, per poi deliberare la sua messa in liquidazione.

Ricordiamo che la Formest, costituita dalla precedente amministrazione comunale, è una società “soggetta alla direzione e coordinamento del comune di Cernusco Sul Naviglio” e ha come obiettivo “quello di progettare ed erogare corsi di formazione professionale, permanente e continua, di qualifica e per il tempo libero.” 

La società si trovò al centro di denunce all’autorità giudiziaria - da parte dell’allora Sindaco, Daniele Cassamagnaghi - per la sua cattiva gestione, che vide coinvolti soprattutto esponenti locali di primo piano di Forza Italia.  

L'Agenzia Est Milano è, invece, una delle sette agenzie territoriali promosse dalla Provincia di Milano, insieme ai comuni dei rispettivi territori. E’ un’azienda speciale consortile che opera nell'Est Milanese e che gestisce servizi per l’impiego, eroga attività di orientamento, accompagnamento e favorisce l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Progetta e organizza corsi di formazione professionale per occupati e disoccupati.

L’assessore alle partecipate – Paolo Della Cagnoletta – ha detto che con l’adesione all’Agenzia si “completa un processo di razionalizzazione del Comune in Formest” cercando di “tenere presente due opposte esigenze: non compromettere le risorse umane e le capacità che ci sono nella società, mettendole in un più ampio contesto, capace di valorizzarle in un modo più ampio ed adeguato”, individuato nell’Afol, nella quale concorrono, al momento, 24 Comuni.

L’assessore ha citato poi alcuni dati: dal 2003 al 2008 la Formest per copertura delle perdite e aumenti di capitale sociale ha ricevuto dal nostro Comune 275.000 euro, oltre a 180.000 euro a titolo di prestito. Ha conseguito utili per 3.100 e perdite per 225.000 euro (la gran parte delle quali nell’anno 2004).

La partecipazione in Afol comporterà un esborso di 30.000 euro, ma l’Agenzia si sobbarcherà anche le spese di gestione dell’attuale sede di Formest e del suo personale.

Il dibattito ha visto la maggioranza favorevole alla delibera, mentre le minoranze si sono espresse con voto contrario, seppure con motivazioni diverse.

La Lega nord, per voce del consigliere Claudio Cogliati, si è detta favorevole alla chiusura della Formest, ma ha giudicato “non certa la perizia giurata” che ha determinato il valore del ramo d’azienda da conferire in Afol, e contraria a “entrare in un altro carrozzone provinciale”. Ma non ha indicato altre vie alternative.

Il consigliere Daniele Cassamagnaghi  ha ricordato di essere stato lui, durante il suo mandato di sindaco, a denunciare alla magistratura alcuni comportamenti degli amministratori e dirigenti della Formest e che contro di lui “è stato scritto di tutto e di più. Io sono sempre stato molto sereno sulla vicenda. Quando tutto sarà chiuso, avrò magari lo sfizio di togliermi anche qualche sassolino.” Poi ha aggiunto che la Formest “è una struttura creata con tutti i presupposti per fare formazione a 360° ed è una società certificata. L’Agenzia si prenderà una società certificata ad un costo irrisorio (euro 58.000). Man mano andate a smontare tutto quello che è stato fatto dalla precedente amministrazione per inserirlo in un carrozzone provinciale di cui non si riesce bene a capire l’utilità.”

Durissima, invece, la presa di posizione del capogruppo del Popolo della libertà, Giorgio Monti, forse motivata  anche dall’impossibilità - fatta conoscere seduta stante – per il consigliere Mario Oriani di partecipare al voto su questa delibera perché, a giudizio del segretario comunale, in conflitto d’interesse, avendo la Cooperativa L’Aurora, di cui egli è presidente, fatto, a suo tempo, un versamento di 11.000 euro alla Formest, non ancora restituito.       

“Da quando siete arrivati voi – ha detto Monti - avete fatto fallire la Formest. Questa delibera è l’ennesima dimostrazione che non sapete gestire autonomamente la cosa pubblica. Siete sempre disposti a dar fuori il vostro lavoro e a farlo fare agli altri.” E ancora, “regalate agli altri un ramo d’azienda che ha dimostrato di essere un fiore all’occhiello della nostra città se ben gestito e organizzato. Prova della vostra incapacità e del vostro clientelismo verso la Provincia, sono il vostro associarsi ad altri carrozzoni provinciali: dall’incarico a Milano Metropoli (per polo tecnologico, Villa Alari, albergo Melghera …) allo sportello energia, alle associazioni con altri Comuni (catasto, cultura, servizi sociali), all’uso smodato delle consulenze amiche e non ultima la catastrofica gestione dei lavori pubblici che hanno ridotto la città in uno stato amministrativo pietoso.”

Monti ha, infine, dichiarato il voto contrario del suo gruppo, motivandolo anche con “una gestione sovietica – fate quello che volete e non tenete conto dei pareri delle opposizioni e di coloro che rappresentano più di metà della popolazione cernuschese - della cosa pubblica” da parte dell’attuale amministrazione.

Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha replicato che “Cernusco non perde la possibilità di offrire ai suoi concittadini corsi di formazione, ma muta solo lo strumento con il quale farlo. La partecipazione all’Agenzia è una sfida e un’opportunità per la città per le risposte diverse che si potranno dare sia in tema di formazione che di orientamento al lavoro. Ci sono tutte le premesse perché si conseguano risultati positivi. ”

Al consigliere Monti, il Primo cittadino ha chiesto di dimostragli, con fatti e dati alla mano, quanto affermato. In particolare, lo ha invitato a fargli “vedere che, anche quando la Formest è stata gestita da persone perbene, ha generato utili tali da consentirgli di stare in piedi da sola.”

In un periodo di forte crisi, come l’attuale, diventa fondamentale, in tema di lavoro, la formazione, la riqualificazione, l’orientamento e la costruzione di efficaci rete sociali. Verificheremo, nel tempo, se la scelta adottata dall’amministrazione comunale saprà rispondere a queste esigenze.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 4 maggio 2009

 

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