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HOME > La Nota della Settimana > N° 17/2013

FORMATO IL GOVERNO, ASPETTIAMO I FATTI

 

Finalmente il nostro Paese ha un governo. Ci auguriamo che sia in grado di fare subito poche cose chiare: rilancio dell’economia, riforma elettorale, taglio ai costi della politica. Oltre a dare un forte messaggio di speranza alle nuove generazioni, che oggi sembrano private del loro futuro. Vedremo nei prossimi mesi chi saprà impegnarsi seriamente per far uscire l’Italia dalla grave crisi in cui è precipitata e chi invece vorrà avventurarsi in fantasie e furbizie.

Di tempo ne è già stato sprecato tanto e non possiamo permetterci il lusso di perderne altro. Resta l’amarezza nel constatare che ci sono voluti sessanta giorni per prendere atto di ciò che appariva evidente sin da subito dopo le elezioni: quando il Paese è spaccato, è necessario ricercare convergenze e non motivi di divisione.

«L’unico governo possibile – ha scritto Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nel suo editoriale di domenica scorsa - dunque il governo che andava fatto: pieno di facce nuove e seminuove, con la sua dose di usato sicuro, tante donne e molti giova­ni e, com’era scontato, alcune sorprese (non tutte, per la verità, ugualmente pro­mettenti). Un governo che è impossibile attribuire a una parte sola, e che nessuno può proclamare o sentire “suo”…». Per Tarquinio «il gover­no Letta non potrà permettersi di fare nien­te di più di ciò che è indispensabile, inevi­tabile e condivisibile a quel duplice fine: e­conomia e riforme. Un “niente di più” che è davvero e urgentemente molto. Proprio per questo, in nessuno dei suoi ministri, neanche in quelli portatori di visioni più marcate e controverse, il governo Letta po­trà permettersi di servire un qualche inte­resse di partito e di fazione, ma dovrà ap­parire orientato a quello che tutti (o qua­si) potranno immediatamente e pacifica­mente intendere come il “bene comune”».

Anche nella nostra città, parlando con le persone, si percepisce un crescente e sempre più palpabile senso di distacco tra il Paese reale e le Istituzioni che lo rappresentano. Questa patologia si è radicata soprattutto negli ultimi due decenni. Il mancato ruolo di guida anche educativa che le Istituzioni hanno nei confronti del Paese nel suo insieme ha prodotto uno scadimento complessivo dell’etica sociale e individuale, un declino di motivazioni positive prima ancora che economico.

Il Paese ha bisogno certamente di misure economiche e legislative adeguate ai problemi più urgenti, ma ha altresì bisogno di esempi, di testimonianze specchiate, di Istituzioni che esercitino anche un ruolo pedagogico. Questo affinchè il corpo sociale, a livello individuale e collettivo, trovi ragioni per credere in se stesso e nel proprio cammino prossimo futuro. Se invece prevale il cinismo del “ciascuno per sé” e se questo viene addirittura alimentato dal livello istituzionale allora la strada del declino si fa ineluttabile e progressiva.

Le ragioni della nostra crisi, evidenziate e ingrandite da quella politica, hanno origine certo nella difficile situazione economica, finanziaria che influiscono su quella sociale, ma vengono più ancora dalle nostre abitudini di vita, dalle mentalità diffuse, da quella che, con una parola che ci sembra sempre alta e per pochi, chiamiamo cultura. Questa è più dura a cambiare dei processi economici e dell’organizzazione sociale. In questo siamo in campo anche noi cattolici, come tutti. Capire perché siamo così non è facile e porvi un po’ di rimedio è cosa lunga. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte per quel che possiamo e per quel che ci compete che, per esempio, è la formazione di una coscienza civica, l’educazione al rispetto delle regole, il domandarsi sempre, anzitutto, cosa posso fare io. Perché queste parole non rimangano solo delle prediche, a livello cittadino, dovremmo darci da fare per costruire dei momenti e dei luoghi di incontro e di confronto, in cui parlare insieme di queste cose, che oggi purtroppo non abbiamo più. Un tempo c’era l’Azione Cattolica, oggi? Anche questo è significativo dell’ognuno per sé e Dio per tutti nel quale talora viviamo.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 29 aprile 2013

 

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