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HOME > La Nota della Settimana > N° 15/2012

“LA FESTA È TEMPO DELLA GRATUITÀ”

 

Celebrare la festa: famiglia, Chiesa, città - In preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie, domenica 15 aprile, è stata proposta, a tutta la comunità pastorale cittadina, una giornata di festa. Analoga iniziativa si è svolta in quasi tutte le città e i paesi della nostra diocesi. Come noto, il VII Incontro mondiale delle famiglie si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giu­gno 2012, con la presenza anche del Papa, e tra i diversi momenti preparatori suggeriti dal nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, c'è anche quello di "celebrare una giornata di festa esemplare là dove viviamo, negli spazi in cui abitiamo, nell’ambito delle nostre città”, per riscoprire il senso della festa.

Il consiglio pastorale della nostra comunità pastorale "Famiglia di Nazaret” ha proposto una festa con al centro la celebrazione della Messa - alle ore 11,00 in chiesa prepositurale – con tutti i sacerdoti delle tre parrocchie. Purtroppo la giornata piovosa, impedendo la celebrazione all’aperto e alcune iniziative programmate per il pomeriggio, ha di fatto limitato il più ampio coinvolgimento dei cernuschesi.

“La festa - ha detto don Ettore Colombo, prevosto della città, durante l’omelia della solenne concelebrazione eucaristica – è tempo della gratuità, è tempo che non si misura in ore e minuti, ma in qualità e stile di vita. Se sappiamo vivere bene la festa allora anche il tutto della nostra vita assume un diverso spessore. Per i cristiani la vera festa trae origine dall’evento della risurrezione di Gesù celebrato ogni domenica.”

Dopo aver ricordando il significato, per i cristiani, della domenica, il responsabile della comunità pastorale cittadina ha aggiunto che “proprio perché da cristiani abitiamo e viviamo la nostra città, ci sta a cuore la vita di tutti i cittadini, anche di chi non è cristiano, ma con i quali condividiamo le gioie, le fatiche, le speranze di ogni giorno. Questo è il modo in cui abitiamo e viviamo la nostra città.”

Le letture della Messa della seconda domenica dopo Pasqua hanno quindi offerto lo spunto, a don Ettore, per alcune indicazioni. Per primo è venuto l’invito a riscoprire la presenza di Gesù in mezzo a noi, perché “Gesù sta in mezzo alla nostra vita, a quella della nostra famiglia e della nostra comunità cristiana.” Gesù è presente in mezzo a noi – ecco la seconda indicazione – “come Colui che dona pace. Una pace profonda, perché è quella del cuore, che nasce dal dono dello Spirito santo e che ci aiuta a vincere ogni chiusura e ogni timore di fronte al mondo, inaugurando un nuovo stile di vita tra gli uomini, fatto di perdono e di misericordia. Perché è da qui che nasce la pace.” La presenza di Gesù - ultima indicazione – “è fonte di gioia, perché siamo invitati a fare nostra la pace, la gioia, e il perdono che ci vengono dalla Sua risurrezione per offrirle come dono all’intera comunità civile.”

A conclusione della sua omelia, il prevosto ha rivolto l’invito ai fedeli presenti ad annunciare e testimoniare con maggior coraggio la novità portata dal Vangelo di Cristo. «Non occorrono studi di teologia o aver fatto tesi di laurea per testimoniare la vita cristiana», occorre invece «stare con Gesù» perché «se con Gesù non ci siamo stati, difficilmente riusciamo a parlare di Lui. Proviamo a chiederci perché da cristiani facciamo fatica a essere presenti nella vita quotidiana? Non bastano i pronunciamenti del Papa e dei vescovi sui grandi temi della vita e neanche gli incontri mondiali delle famiglie se non ci sono poi gli uomini e le donne, nell’esistenza ordinaria, che testimoniano la bellezza del vivere da cristiani gli affetti, le relazioni, lo studio, il lavoro, la cultura, l’impegno sociale e politico: tutto fatto al servizio di tutti e non per i propri interessi. Fortunatamente ciascuno di noi può dire di conoscere uomini, donne, famiglie che, anche qui nella nostra città, vivono con coraggio e semplicità la loro fede cristiana facendo crescere in umanità coloro che gli stanno accanto. Abbiano tutti bisogno di perseverare e di farci forza, l’uno con l’altro, in questo compito, altrimenti in questo mondo, “noi non saremo più perseguitati – come diceva don Tonino Bello – semplicemente per assenza e insufficienza di prove”».        

C’è effettivamente bisogno nella nostra comunità pastorale di scuoterci da un certo torpore, che tende ad appiattire un po’ tutto. Ci auguriamo vivamente che il prossimo Incontro mondiale delle famiglie possa essere l’occasione buona per aprire le porte delle nostre case all’accoglienza delle famiglie provenienti da altre parti del mondo, ma soprattutto i nostri cuori a una rinnovata gioia cristiana. È il regalo più bello che i cristiani potrebbero fare alla città, innanzitutto a coloro che non credono e abitano e vivono a Cernusco.

 

“I giovani: come dialogare con le nuove generazioni” - Le “nuove forme di comunicazione offrono oggettivamente nuove possibilità, che però interpellano la libertà e la responsabilità di coloro che le mettono in atto”. Lo ha detto giovedì 12 aprile il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano, dialogando con Alberto Orioli, vice direttore de Il Sole 24 Ore, nel primo incontro del ciclo “Dalla crisi economica alla speranza affidabile”, organizzato da Fondazione Milano Famiglie 2012 e Gruppo 24 Ore in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie. La serata è stata dedicata al tema “I giovani: come dialogare con le nuove generazioni”. L’auspicio del porporato è che “questa comunicazione possa sempre più concretizzarsi in uno scambio, non di parole vuote e insignificanti, ma di contenuti detti e ascoltati, capaci di generare un pensiero dialogante e solidale, in grado di costruire quei ponti e quelle collaborazioni di cui oggi la nostra società frantumata e conflittuale ha grande bisogno”. “Questa comunicazione, di cui i giovani sono i più esperti, mi pare però troppo veloce e meno facilitata a trasmettere un pensiero costruttivo e condiviso - ha ammesso il cardinale - capace di generare scelte concrete di bene comune universale, in ordine a costruire una società sempre più umana e umanizzante, che si faccia carico delle persone concrete e dei loro bisogni più veri”.

“Credo che la risorsa più importante del nostro Paese sia davvero quella ‘umana’, siano cioè le persone concrete e le loro qualità, in termini di istruzione, di valore e di carattere. E in questo senso i giovani sono terreno fertile, apertura al nuovo, risorsa preziosa e necessaria”. Tettamanzi ha poi proseguito dicendo che “questo chiede di favorire una circolazione virtuosa tra le generazioni. Se noi adulti, in primis le famiglie, siamo il luogo e l’espressione di un’esperienza umana matura, intessuta di ideali e di testimonianze positive, non possiamo non sentire il bisogno di custodire - nel senso più bello e nobile del termine - i nostri giovani e, soprattutto, di renderli protagonisti responsabili di quell’impresa esaltante e impegnativa che è la vita umana”. “Impresa - secondo il card. Tettamanzi - che, se ha in noi e in chi ci ha preceduto le sue radici, nei giovani ha non solo i suoi frutti ma anche un ulteriore principio di crescita e di rinnovamento”.

 

Una casa per tornare a vivere - Merita di essere segnalato l’avvio di un percorso di riabilitazione, per 16 pazienti dimessi da un ospedale psichiatrico giudiziario, al Centro di riabilitazione psichiatrica Sant’Ambrogio dei Fatebenefratelli della nostra città. Dal 16 aprile prende avvio “un programma riabilitativo – ha dichiarato ad Avvenire la direttrice sanitaria del Centro – basato sulla dimensione dell’abitare e delle attività di vita quotidiana , una realtà al Fatebenefratelli dove tutti si debbono sentire responsabili del cammino intrapreso.” Ancora una volta – ha scritto il quotidiano cattolico - il Fatebenefratelli è in prima linea nel dare risposte concrete alle richieste riabilitative che arrivano da persone in difficoltà psichiatrica.  

 

Buon compleanno Santità! – In occasione dell’85° compleanno di Benedetto XVI, porgiamo al Santo Padre, con gioia e gratitudine, i nostri auguri, accompagnandoli con la preghiera e estendendoli anche al prossimo anniversario della sua elezione a Romano Pontefice.  

 

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 16 aprile 2012

 

P.S. (18/04/2012) - Un lettore, che sappiamo grande estimatore di don Tonino Bello e che ringraziamo per la sua attenzione, ci ha segnalato la citazione completa da cui è stato tratto il passaggio ripreso da don Ettore in conclusione della sua omelia, lo scorso 15 aprile. Eccola: "Se conoscere Gesù Cristo fosse un delitto e fossimo introdotti in un tribunale, saremmo assolti se non con formula piena almeno per insufficienza di prove se non addirittura per non aver commesso il fatto." [Tonino Bello].

 

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