CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > Settimana 15/2010

Regionali: astenuti e scontenti, il primo partito in città

Alle elezioni regionali dello scorso 28 e 29 marzo nella nostra città avevano diritto al voto 24.491 elettori. Hanno votato in 16.506 (67,39%), le schede nulle sono state 384 (2,33%), le bianche 98 (0,59%), i voti contestati e non assegnati 2 (0,01).

I voti espressi per i candidati presidente sono stati: Roberto Formigoni (PDL, Lega nord e La Destra) 7.894 (49,27%), Filippo Penati (PD, Italia dei valori e altre liste) 6.159 (38,44%), Savino Pezzotta (UDC) 670 (4,18%), Vittorio Agnoletto (Rifondazione Comunisti Italiani)  653 (4,08%), Vito Crimi (Movimento Beppe Grillo) 581 (3,63%), Gianmario Invernizzi (Forza Nuova) 65 (0,41%).

Passando ad esaminare i risultati per liste, c’è subito da rilevare che 1.983 elettori hanno espresso la sola preferenza per il candidato presidente. Questo dato sembrerebbe più rilevante (non tenendo conto del possibile voto disgiunto) per il raggruppamento di Penati (974 elettori non hanno espresso alcun voto di lista), rispetto a quello di Formigoni (721).

Il PDL ha raccolto 4.573 voti (32,58%), il PD 3.537 (25,20%), la Lega Nord 2.532 (18,04%), l’Italia dei Valori 1.090 (7,76%), Rifondazione Comunisti 656 (4,67%), l’UDC 516 voti (3,68%), il Movimento di Beppe Grillo 467 (2,91%), altre sei formazioni minori 670 (5,07%).

Dai risultati elettorali emerge che il primo partito in città è quello di chi non si è recato alle urne o, pur recandovisi, non ha espresso un voto valido: 8.469 elettori pari al 34,58% degli iscritti alle liste elettorali.

Di questo partito del non voto tutti dovrebbero cominciare a preoccuparsi seriamente.

Se vogliamo fare un raffronto con le consultazioni più recenti (europee del scorso giugno) rileviamo che il PDL allora aveva raccolto il 33,44%, mentre stavolta il 32,58%; il PD il 25,32% e adesso il 25,20%; la Lega Nord è passata dal 15,64% al 18.04%, l’Italia dei Valori  è rimasta pressoché stabile (7,62% contro il 7,76%), Rifondazione Comunisti (con Sinistra Europea, Comunisti italiani) aveva ottenuto il 3,94%  e, invece, quest’anno da sola il 4,67%, l’UDC il 6% contro l’attuale 3,68% , la lista Pannella il 3,54% mentre alle regionali non si è presentata, come pure Sinistra e libertà e Federazione dei verdi, che avevano raccolto il 2,05%.

Dall’esame dei voti raccolti, possiamo trarre qualche elemento in più di analisi. A livello cittadino Formigoni in percentuale supera leggermente il risultato di cinque anni fa (passando dal 48,707% al 49,27%), ma in termini numerici perde 621 voti, senza dimenticare che dal punto di vista politico, il 2005, era praticamente un’altra era: non c’era il PDL e nemmeno il PD.

La Lega nord aumenta invece sia in termini percentuali che numerici: passa dai 1.541 voti del 2005 ai 2.532 di quest’anno; ma, rispetto alle scorse europee, non avanza, anzi perde 102 voti.

È andata invece, decisamente male, per il candidato del centrosinistra, Filippo Penati, che rispetto al candidato del 2005 Riccardo Sarfatti ha ottenuto 2.332 voti in meno (6.159 contro 8.491). Il PD in termini percentuali rimane stabile, rispetto alle europee, ma in voti cala di 728. Sempre con riferimento al 2009, l’Italia dei Valori rimane stabile in percentuale ma perde 194 voti; dimezzati, invece, i voti per l’UDC, passata da 1.010 voti a 516.

 

Le elezioni regionali hanno dimostrato come i grandi partiti di rassemblement, PDL e PD, siano ancora alle prese con la loro fondazione molto rapida: c’è certamente molto da fare per loro nella definizione del profilo e nello sviluppo della struttura interna, così come nel sistema delle relazioni di coalizione.

L’UDC ha visto la sua politica di alleanze a geometria variabile piuttosto stabile nei risultati complessivi, ma non in modo uniforme, pagando probabilmente qualche incoerenza nelle scelte dei candidati presidenti da sostenere.  

 

È finita una delle campagne elettorali più rissose, strillate, rocambolesche della storia recente. Avremo un paio d’anni senza scadenze elettorali. C’è tempo per lavorare. C’è tempo anche per far crescere le forze politiche e la vocazione alla politica. Abbiamo infatti bisogno di guardare avanti con impegno, con coraggio, con fiducia. A questo proposito il chiaro discorso sull’impegno, sui valori di riferimento e sulla stoffa delle persone, che i vescovi e i cattolici hanno sviluppato in questi ultimi mesi rappresenta un preciso e sereno riferimento per tutti. 

Ricordiamo quanto ebbe a dire, ai suoi confratelli vescovi, lo scorso gennaio, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, «confidando un sogno, di quelli che si fanno ad occhi aperti, e che dicono una direzione verso cui preme andare.»

«Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede che include ed eleva ogni istanza e valore veramente umani - ha affermato l’arcivescovo di Genova - vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro ad essa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni. Italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a

Dio come decisiva per l’agire politico. So che per riuscire in una simile impresa ci vuole la Grazia abbondante di Dio, ma anche chi accetti di lasciarsi da essa investire e lavorare. Ci vuole una comunità cristiana in cui i fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita, esercitandosi ai beni fondamentali della libertà, della verità, della coscienza. Cresce l’urgenza di uomini e donne capaci, con l’aiuto dello Spirito, di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia non cercando la via meno costosa della convenienza di parte comunque argomentata, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio

sull’umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l’ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse… Ecco, vorremmo che i valori che costituiscono il fondamento della civiltà − la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli, il lavoro come possibilità di realizzazione personale, la comunità come destino buono che accomuna gli uomini e li avvicina alla meta…− formassero anche il presupposto razionale di ogni ulteriore impresa, e perciò fossero da costoro ritenuti irrinunciabili sia nella fase della programmazione sia in quella della verifica. Non a caso la vicenda sociale è oggi, a giudizio della Chiesa, radicalmente antropologica (cfr Caritas in Veritate, n. 15).»

Ci sembra  importante richiamare ancora una volta, lo abbiamo già fatto in una precedente nota,  una sottolineatura fatta dal nostro Arcivescovo, nei recenti incontri con gli amministratori locali, a riguardo del dovere irrinunciabile della formazione. Tettamanzi ha detto che «non ci si può “improvvisare" al servizio degli altri, tanto meno in politica. Non basta - per rinnovare l'ethos politico - mettere in campo semplicemente "facce nuove". Occorrono persone serie, preparate, competenti. Gli stessi partiti e movimenti politici dovrebbero tornare a educare al senso alto della politica: non solo alle tecniche per conquistare il consenso, ma anche e soprattutto al valore e al significato profondo del proprio servizio, agli stili di comportamento, alla conoscenza della tradizione sociale, civile e politica del Paese. Gli stessi partiti e movimenti, proprio perché sono strumenti fondamentali della democrazia, devono difendersi dal pericolo di ridursi a comitati elettorali che, a competizione terminata, finiscono per esaurire il proprio compito.»

Gli interventi richiamati rappresentano un importante riferimento anche per chi amministra un Comune. Perché non ci si può improvvisare amministratori pubblici o esponenti politici solo perché dotati del giusto appoggio o consenso, ma ritrovandosi privi di competenze specifiche e delle fondamenta entro quali collocare le motivazioni ideali del proprio agire.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 12 aprile 2010

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01  -  Best View:  800x600 - IE 6