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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 15°/2008

 

Con Tettamanzi, un’insolita domenica al parco

 

Gli incontri con il nostro Arcivescovo, per i Cernuschesi, sembrano quasi degli appuntamenti consueti, tante sono le volte che - prima con il cardinale Carlo Maria Martini e ora con il suo successore, Dionigi Tettamanzi -  abbiamo già avuto l’occasione di accoglierlo nella nostra città: eppure ogni incontro non è mai uguale agli altri.

Non c’è mai abitudine o qualcosa di scontato: è un’esperienza che scalda il cuore (come in quella recente e gelida serata di febbraio, al termine della Via Crucis, al quartiere Aler di via Don Sturzo), perché ci parla della nostra vita: di quello che siamo e di quello che saremo. Nulla è prevedibile, se sappiamo metterci in ascolto.

Allora, dire che attendiamo con gioia il nostro Arcivescovo, che viene a concludere la visita pastorale al nostro decanato e ad incontrare i fedeli delle parrocchie che vi appartengono, non è una formalità, ma esprime veramente lo stato d’animo di coloro che desiderano mettersi in sincera comunione con lui, che ci interroga seriamente sul nostro stile di vita, in particolare sulla nostra capacità di annunciare e testimoniare il vangelo di Cristo, ci incoraggia e ci guida.

A preparare l’incontro con il cardinale Tettamanzi è venuto, nelle tre parrocchie cittadine, il vicario episcopale della nostra zona pastorale, monsignor Carlo Faccendini. Prima ha incontrato i consigli pastorali parrocchiali e i consigli degli affari economici e poi ha celebrato la Messa di sabato 5 aprile, alle ore 18.30, in chiesa prepositurale.

Il vicario - con la solita chiarezza, semplicità e incisività - ha proposto tre fondamentali indicazioni alla nostra Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, prendendo spunto dal brano del vangelo di Luca che narra dell’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù (capitolo 24, versetti 13-35).

 

Tre cose fondamentali - «Ciascuno di noi ha bisogno di incontrare - ci ha detto monsignor Faccendini - una comunità cristiana che ci restituisca la certezza di tre cose fondamentali.

La memoria dell’Ultima Cena. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi facciamo la memoria dell’Ultima Cena di Gesù ed è occasione per ritrovare il suo dono e la sua grazia e insieme anche la consegna di uno stile di vita, di un modo di vivere che è quello suo. Una Chiesa che ci aiuti a  fare memoria della Cena di Gesù, è una Chiesa che ci riconsegna quello che c’è di più vero dell’esperienza cristiana e che ne è il cuore.

A volte pensiamo di vivere da cristiani, ma nella realtà facciamo un sacco di cose, ma nessuna veramente importante, nessuna veramente decisiva.

La Messa, il ricordo della Cena di Gesù, è quanto c’è di più decisivo nell’esperienza cristiana.

Poi abbiamo poi bisogno di una Chiesa che ci spieghi e ci aiuti a capire le Scritture: a leggere e a comprendere la vicenda di Gesù e quindi anche la nostra esistenza alla luce della sua vita. Qualcuno, pertanto, che ci spieghi come la vicenda di Gesù riguarda in modo preciso, diretto e forte anche la nostra vita.

Abbiamo bisogno, infine, di sentire che il cuore si scalda, perché ritrova la Cena di Gesù e la comprensione della parola di Dio, trova entusiasmo, freschezza di vita cristiana, voglia di testimoniare e desiderio di Gesù.

Se la memoria della Cena e la spiegazione delle Scritture non ci scaldano il cuore, tutto continua a scivolare via e prima o poi ritorneremo a scappare dal Signore.

Quanta gente fugge da Gesù o perché il cuore è rimasto freddo o perché il cuore se lo è scaldato altrove.

La visita pastorale che il Cardinale concluderà domenica 20 aprile è l’occasione giusta per la vostra Comunità pastorale per chiedersi: da che parte stiamo andando? Che cosa stiamo facendo? Come stiamo vivendo questa esperienza?

Proviamo a chiederci, in maniera molto precisa, se capitano in questa Comunità queste tre grosse indicazioni che i discepoli di Emmaus ci hanno lasciato e che hanno permesso a loro di ritrovare il Signore.

Come riusciamo a vivere la memoria della Cena? Se una parrocchia non sa riproporre l’esperienza della Cena di Gesù perde il cuore e non educa e non accompagna all’esperienza cristiana. Così pure se non riesce a spiegare le Scritture. Magari si fanno altre mille cose, ma senza queste si perde il cuore. Si fugge dal Signore.

Se uscendo di chiesa, teniamo il cuore caldo - capace di trasmettere calore ed entusiasmo, per il Signore e per la comunità cristiana - allora è un segno di verità e autenticità.

Sono tre semplici indicazioni che raccogliamo e che custodiamo come una responsabilità per ogni comunità cristiana. Altrimenti il numero di coloro che fuggono dal Signore, tristi ed arrabbiati, aumenterà sempre di più.”

Tanto sono chiare le parole del nostro vicario che non c’è proprio nulla da aggiungere. Tre cose da fare e da fare bene e prima di tutte le altre. Perché la parrocchia non può e non deve essere considerata un centro del tempo libero, un’assistente sociale, un’operatrice culturale o un’agenzia di mezzi di comunicazione sociale.

 

Le elezioni - Domenica 13 e lunedì 14 aprile siamo chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento. Sappiamo bene che i risultati delle elezioni politiche non possono e non devono avere un’automatica trasposizione nelle  singole realtà locali, per invocare possibili cambiamenti di maggioranza: perché nel voto amministrativo acquistano un rilievo decisivo i problemi e le vicende cittadine e soprattutto i candidati. Pur tuttavia possono essere sempre letti come una possibile linea di tendenza e costituire un segnale per le forze politiche cittadine. Staremo a vedere.

 

Due questioni internazionali - Ci sono, infine, due avvenimenti a livello internazionale che meritano tutta la nostra attenzione: la contestazione al passaggio della fiaccola olimpica, in viaggio verso Pechino 2008, in varie nazioni, per la sistematica violazione dei diritti umani in Cina; ma, soprattutto, l’allarme mondiale per l’inarrestabile aumento dei prezzi delle derrate alimentari di prima necessità, che sta creando preoccupanti conseguenze, in particolare, in Africa ed Asia. La nostra città, da sempre attenta ai problemi dei popoli dei Paesi poveri, non può restare indifferente. Ma su questi argomenti avremo modo di ritornare nelle prossime settimane.

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio 12 aprile 2008.             

 

 

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