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HOME > La Nota della Settimana > N° 14/2014

“IL FIGLIO È UNA PERSONA DA ACCOGLIERE
E NON L’OGGETTO DI UNA PRETESA”

Nella scorsa settimana ci sono stati due pronunciamenti della magistratura, su argomenti eticamente sensibili, che invitano tutti a un serio approfondimento. Anche i nostri vescovi sono intervenuti con due distinte dichiarazioni, che offriamo alla riflessione. 

Rischio di confondere il piano dei desideri con il piano dei diritti - A seguito della decisione della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014, con la quale ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, la Presidenza della CEI è intervenuta con la seguente dichiarazione. «La decisione della Corte Costituzionale, verso il cui operato si conferma il necessario rispetto, entra nel merito di una delicata esperienza umana. Il desiderio di avere un figlio è profondo ed indiscutibile e merita il massimo rispetto e la più delicata comprensione. In attesa di conoscere le relative motivazioni della Corte Costituzionale è peraltro doveroso segnalare alcuni nodi problematici che suscitano dubbi e preoccupazioni, sotto il profilo antropologico e culturale.
In primo luogo viene affermato un non meglio precisato “diritto al figlio” o “diritto alla genitorialità”, col rischio di confondere o, peggio, identificare il piano dei desideri con il piano dei diritti, sottacendo che il figlio è una persona da accogliere e non l’oggetto di una pretesa resa possibile dal progresso scientifico. In secondo luogo si assume come parametro di valore un preteso diritto individuale, sganciato da qualsiasi visione relazionale; in questo modo si trascura, tra l'altro il diritto del figlio a conoscere la propria origine biologica. Quindi, si cambia e si snatura il concetto e l’esperienza di paternità e di maternità, che sono elementi preziosi per l’unità profonda ed inviolabile della coppia. Infine, si determina un pericoloso vuoto normativo nel quale rischia di essere legittimata ogni tecnica di riproduzione umana. La cultura giuridica non dovrebbe semplicemente avvalorare il dominio della tecnoscienza, ma porsi la questione del senso e anche quella del limite. Infatti, come la storia ha dimostrato, non tutto ciò che è fattibile giova al genere umano.»

Il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna - La sentenza del tribunale di Grosseto, che ha ordinato all’Ufficiale di stato civile del capoluogo toscano di trascrivere nei registri il matrimonio fra due persone dello stesso sesso avvenuto il 6 dicembre 2012 a New York, è stata così commentata dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana: “La decisione (…) pone gravi interrogativi e non poche riserve. Riteniamo che – al di là degli aspetti tecnici da approfondire adeguatamente in tutte le sedi competenti – sia doveroso da parte nostra sottolineare alcune questioni di fondo. Con tale decisione rischia di essere travolto uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale, radicato nella nostra tradizione culturale, riconosciuto e garantito nel nostro ordinamento costituzionale. Il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, che in forma pubblica si uniscono stabilmente, con un’apertura alla vita e all’educazione dei figli. Il tentativo di negare questa realtà per via giudiziaria rappresenta uno strappo, una pericolosa fuga in avanti di carattere fortemente ideologico. In tal modo perfino si riducono gli spazi per un confronto aperto e leale tra le diverse visioni che abitano la nostra società plurale.»

 

Cernusco sul Naviglio, 14 aprile 2014

 

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