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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 14/2011

LAMPEDUSA, UN MARE DI AFFETTO”

 

Il dramma che sta vivendo l’isola di Lampedusa, invasa dagli immigrati in fuga dai regimi dittatoriali dell’Africa del Nord, può prestarsi a diverse riflessioni. Noi scegliamo quella che ci è stata offerta da un parroco di Favara (Agrigento), che dalla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Cei dello scorso 28 marzo, ha tratto “una specie di vademecum ad uso di quanti vivono la Chiesa con passione”, volgendo in modo particolare “il suo affetto e la sua stima” ai confratelli don Stefano Nastasi e don Vincent Mwagala, rispettivamente parroco e viceparroco di Lampedusa, e alla loro comunità cristiana. Un vademecum che proponiamo alla nostra riflessione a quella di chi ha la bontà di leggerci.

La virtù della speranza - «Ci sembra (che dalla prolusione) appaia un metodo pastorale - ha scritto il parroco di Favara - valido ad uso del cardinale e, per la Chiesa, sino al parroco marino. L’imprescindibile punto di partenza e di arrivo della apostolicità della Chiesa è innanzitutto la virtù della speranza. Nella Chiesa si parla e si agisce per “attivare pensieri e accendere speranze”. La speranza che Dio dona ai credenti, informa e legge gli eventi, senza lasciarsene travolgere e sopraffare. Interpretare i dati della realtà, semplici e netti, è compito della comunità che vive di fede. Essa non cede all’enfasi propagandistica, al catastrofismo più nero né ai proclami apodittici.

Alle “forti preoccupazioni che attraversano il mondo” e Lampedusa, la comunità cristiana risponde agendo “senza troppo reclamizzare e senza continuamente recriminare”. Tempo, spazio e occasioni nella Chiesa e della Chiesa in Italia e nel mondo vanno valorizzati per piegarsi “con umiltà sui dati della realtà, sapersi interrogare e istruire processi decisionali”. “La vita delle nostre Chiese non ci abbandona mai, ed è regola ai nostri passi”: la vita delle comunità cristiane con i suoi preti, ai quali ripetutamente il cardinale dice grazie, è segno di questa speranza.»
Speranza dentro la storia – Il vadecum del parroco agrigentino prosegue osservando che «questa speranza è dentro la storia. Anche dentro la storia d’Italia, tra alterne vicende, occorre leggere un disegno provvidenziale e ricco di benedizioni e di talenti. Di questa storia bisogna “avere intelligenza”, sia nei suoi macrofenomeni – dalle migrazioni all’interdipendenza dei popoli, dalla crisi economica internazionale alla vocazione geografica dell’Italia – sia, aggiungerei, nel microcosmo che Lampedusa è stata e continuerà ad essere. Per don Stefano Nastasi e per me, per le nostre parrocchie, la speranza nella storia sta nel profilo genetico cristiano: “Dio ci dà di gustare grandi cose e ne fa sperare di ancora più grandi. Fondandosi sui beni già ora presenti, ispira ferma fede in quelli ancora invisibili”.»
Capacità di ricomporre, raccogliersi e radunarsi - «Un terzo punto nevralgico della presenza e dell’azione della Chiesa nel mondo è la capacità di ricomporre, raccogliersi e radunarsi. È il senso perenne della religione pura e vera, quella di Cristo. Consapevoli degli attacchi al “paradigma antropologico”, sotto l’onda “della sindrome degli arrivati”, dell’individuo che si sente che non deve nulla ad alcuno, noi continuiamo a professare invece il vincolo della “relazione feconda di umanità”: ci stiamo come parrocchie per coinvolgerci. Non è possibile disinteressarci, tenendo a distanza gli altri, siano essi i giovani popoli dell’Africa, che i Rom, che il Nord rispetto al Sud d’Italia. La fede è relazione impegnativa verso gli altri, capacità generativa, solidarietà consapevole la chiama il cardinale. E ciò riguarda la realizzazione del progetto della felicità e il benessere per ciascun uomo che, potenzialmente, è ogni famiglia. Il domani dell’Italia passa dall’impegno a servirla e ad amarla. E Lampedusa e il suo parroco questo stanno facendo nel disinteresse di parte e nell’esclusiva ottica del bene comune.»
Condividere la compassione - «Infine, come quarto criterio - conclude il parroco di Favara - il card. Bagnasco e don Nastasi, la Chiesa e la parrocchia, condividono la compassione. La vita della comunità credente com-patisce. Sopporta insieme all’ammalato, si fa compassione, sostegno. Il cardinale ne parla a proposito della legge sul fine vita. Ma lo stesso concetto della condanna della sospensione del sostegno vitale del cibo e dell’acqua ai morenti si potrebbe applicare ai migranti indifesi, ai quali si è razionata la dignità. La compassione espressa con una certa disciplina del dolore alla quale i lampedusani sono stati educati dalle condizioni geografiche estreme, ha rotto gli argini con qualche rara e relativamente scomposta manifestazione che ha conclamato il disagio dell’esser stati lasciati soli. Ma questo non fa storia. È solo cronaca … La stagione buona viene dappertutto, ma ad essa ne sopraggiunge sempre un’altra di segno opposto. Ma ci sono tempi che non si contano a stagioni né a semplici gradi. Dillo ai tuoi che Lampedusa è ormai nella storia universale ed è sinonimo di speranza.»
(“Lampedusa, un mare di affetto, il cardinale e il parroco”, di Mimmo Zambito, parroco a Favara, promotore delle “stazioni quaresimali” a Lampedusa – per Agenzia SIR)

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IN CITTÀ - Molto atteso era l’incontro con il professor Antonio Zichichi, in programma lunedì 28 marzo all’Agorà, promosso dalla locale BCC. A suscitare l’interesse non era solo la chiara fama dell’oratore ma anche il tema scelto per la sua “lezione”: Scienza e fede. Teatro gremito, con molti Cernuschesi rimasti in piedi per ascoltare il noto fisico. Che ha saputo catturare per quasi un’ora l’attenzione dell’uditorio, composto in gran parte da giovani studenti, con una brillante e senza dubbio interessante lezione di scienza. Un discorrere tutto volto a dimostrare l’importanza di Galileo Galilei - il nome del genio pisano è ricorso in continuazione nelle parole del professore - e a ricordare che tutte le grandi scoperte scientifiche sono venute in modo inaspettato.

L’illustre relatore ha riservato solo pochi minuti finali, forse cinque, alla riflessione sul rapporto Scienza e fede. Tanto da far sorgere spontanea una domanda: è stato sbagliato il tema dell’incontro o è stato il professor ad andare per la gran parte fuori tema? Il fatto poi che non sia stato riservato del tempo anche per le domande del pubblico ha contributo a lasciare una diffusa insoddisfazione in molti dei presenti.

Nell’affrontare il rapporto tra Scienza e fede, il professor Zichichi ha, tra l’altro, affermato: «Se l’ateismo fosse rigorosamente logico dovrebbe essere capace di scoprire il teorema della negazione di Dio, ma nessuna scoperta scientifica può essere usata per negare Dio, per dire che Dio non esiste.

Il messaggio della scienza è che non siamo figli del caos. Se fossimo figli del caos, io sarei disoccupato, non potrebbero esistere i grandi laboratori dove noi studiamo le leggi fondamentali della natura.

Il messaggio della scienza, invece, è che esistono queste leggi e esiste una logica. Se esiste questa logica, dico io, ci deve essere un autore, mentre l’ateo dice che l’autore non esiste.»

E a rafforzare la sua convinzione, Zichichi ha così concluso: « Io dico agli atei: dimostratemi in modo matematico e scientifico che l’autore non esiste. Non lo sanno fare! Sono loro allora i creduloni. In che cosa? Nel nulla. L’ateismo è atto di fede nel nulla.»

Un caloroso applauso ha fatto seguito alla conclusione della “lezione” del professor Zichichi. Sono poi seguite le premiazioni degli studenti, una cinquantina, che si sono aggiudicati le borse di studio messi in palio dalla BCC. Purtroppo, data la ristrettezza dei tempi e nel desiderio di far consegnare i premi per mano dell'illustre professore, questa parte della serata si è svolta in modo un po' affrettato e formale. Poteva essere invece un momento estremamente significativo per far parlare i ragazzi e i giovani premiati e per far conoscere loro da vicino le esperienze e i valori della cooperazione. Siamo tutti coscienti della difficoltà di attirare l'attenzione e l'impegno dei giovani verso esperienze significative di economia sociale e questa iniziativa era una occasione opportuna.

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Come noto, il prossimo 22 maggio i soci della BCC saranno chiamati al rinnovo delle cariche sociali. Ci permettiamo al riguardo, per favorire la massima chiarezza e trasparenza, di suggerire due semplici proposte. La prima: rendere noto sin da subito le liste dei candidati (presidenti e consiglieri), ancor prima del gradimento che dovrà esprime la Federazione Lombarda delle BCC; così da dare la possibilità, a chiunque lo desiderasse, di confrontarsi sin d’ora con i candidati per capire ragioni e finalità del loro impegno.

La seconda: invitare i candidati presidenti a presentare un loro programma di lavoro per il prossimo triennio, da far conoscere ai soci prima dell’assemblea. Se è vero che è il consiglio d’amministrazione a decidere la linea di azione della banca è altrettanto vero che a chi la preside è riconosciuto un potere di indirizzo maggiore, capace di orientare il lavoro degli altri consiglieri. Capire come intende operare nel prossimo triennio chi sarà chiamato a guidare la BCC locale diventa estremamente importante - sia per i soci che per le diverse realtà del territorio in cui essa opera - in un contesto economico e finanziario nazionale e mondiale sempre più difficile. Poi si eviterebbe ai soci di dover decidere all’ultimo momento, giocando tutto sulle simpatie e amicizie personali e sulla maggiore abilità nell’uso delle deleghe.

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NELLA COMUNITÀ PASTORALE - Nell'ambito dei "Venerdì di Quaresima", lo scorso 1 aprile, è stato presentato al cine-teatro Agorà, Jesus Christ Superstar. Lo spettacolo offerto dalla compagnia “Vivere Insieme” è un adattamento teatrale del conosciutissimo omonimo film uscito nel 1973, che ha successivamente ispirato numerose e applauditissime riedizioni.

È senza dubbio l'opera rock più famosa di sempre: al centro del racconto c’è l’ultima settimana di vita di Gesu, dall’ingresso trionfante a Gerusalemme alla crocifissione. Ai presenti è stata data la possibilità di riflettere nuovamente, prima della prossima Pasqua, sui grandi temi dell’annuncio della proposta cristiana.

Il musical - interamente cantato dal vivo, pur con il dichiarato limite di essere in inglese e quindi non di facile ed immediata comprensione per tutti - ha sempre la capacità di evocare e trasmettere le diverse emozioni dei protagonisti nel confronti di Gesù. Una musica che è entrata nella memoria collettiva di molti: anche il pubblico presente è stato trascinato in questa atmosfera, dove la conoscenza della storia narrata e dei personaggi ha comunque saputo trasmettere non poche emozioni.

Al termine il prevosto, don Ettore Colombo, ha sottolineto la domanda finale dello spettacolo “Ma dimmi chi sei?”, domanda rivolta da Giuda a Gesù proprio a voler evidenziare che anche la nostra vita deve essere costantemente in esercizio ed interrogarsi sul nostro rapporto con Dio. Nelle diversificate proposte per la Comunità pastorale locale, un nuovo tema per vivere la Quaresima.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 4 aprile 2011

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P.S. – Ringraziamo la Redazione di CernuscoinFolio per aver risposto all’assessore alla cultura, Mariangela Mariani (che, in merito alla nostra Nota dello scorso 21 marzo, aveva ribattuto con Una “Nota” stonata, pubblicata anche sulla piazzetta di questo sito), nello stesso identico modo in cui l’ avremmo dovuto fare noi. Ha scritto il settimanale: “Una sola annotazione: la critica del sito parrocchiale era rivolta ai fuochi d’artificio, non alla festa in generale.”

 

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