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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 14°/2009

“Cristo, speranza vera e incrollabile”

 

Con alcune migliaia di persone e guidati dal nostro Arcivescovo, abbiamo partecipato alla Via Crucis della nostra zona pastorale, che quest’anno si è svolta lungo le strade di Cinisello Balsamo.

Prima di incamminarci, venerdì 3 aprile, il vicario episcopale, monsignor Carlo Faccendini, ci ha ricordato che “camminiamo per strada proprio per dire che sulle strade della nostra vita quotidiana ci impegniamo a vivere la fedeltà al Signore, anche con la disponibilità a pagare personalmente.”

Un cammino non solitario, ma fatto insieme al nostro Arcivescovo e a tutte le comunità della zona pastorale. Un ritrovarsi che è segno di “uno straordinario momento di comunione ecclesiale.” E, il nostro vicario, riprendendo un tema vivissimo nella sua azione pastorale e che richiama continuamente, ci ha ripetuto che “la comunione nella Chiesa è un dono e, quindi, una grazia da godere innanzitutto, come questa sera, ma è anche una responsabilità da costruire: attraverso la cura delle relazioni, lo stile del servizio e del dono di sé, la disponibilità quotidiana alla misericordia, al perdono e a un atteggiamento personale di conversione continua.”

Un invito, quanto mai necessario anche per tutti noi cernuschesi, riuniti da due anni nella Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, dove molto spesso si preferisce far emergere fatiche, difficoltà e indifferenze – che certamente non mancano, soprattutto in questo secondo anno, accompagnato da diversi avvicendamenti nei preti – piuttosto che convertire il proprio cuore alla corresponsabilità nel costruire il cammino della Chiesa locale.    

 

Abbiamo percorso la Via della Croce raccogliendo, in questo anno, l’invito del Papa a ricorrere ad una risorsa importante, capace di sostenere il nostro impegno di imitazione di Cristo: la vita e l’insegnamento dell’apostolo Paolo. Ce lo ha ben ricordato, a conclusione della celebrazione, il cardinale Dionigi Tettamanzi con una riflessione intensa e dai toni appassionati.

“L’apostolo Paolo ci ha presi per mano - ha detto l’Arcivescovo - e ci ha accompagnati passo passo sino al  Monte Calvario, sino alla croce di Cristo. Ci ha invitato a fissare il nostro sguardo di fede sul volto di Gesù.

Un volto splendido, splendessimo, perché costituisce la rivelazione più piena del vero volto di Dio. Guardando la croce noi veniamo a sapere che Dio è amore, misericordia, consolazione, salvezza, vita, libertà, pace e gioia.

Guardando la croce di Cristo noi siamo venuti a sapere qual è la vera identità di tutti e di ciascuno di noi. Noi tutti abbiamo infinitamente bisogno di Dio e del suo amore misericordioso.”

Tettamanzi, citando le parole dell’apostolo Paolo, ci ha ricordato che in ciascuno di noi c’è “un tesoro in vasi di creta”. Da questa sottolineatura ha preso avvio il passaggio centrale della meditazione del nostro Arcivescovo.

“Questo tesoro - ha continuato il Cardinale - è Dio e il suo amore misericordioso. Di questo amore ciascuno di noi ha bisogno, perché non c’è nulla di più necessario per il cuore di ogni essere umano. Non c’è nulla di più necessario per la Chiesa, per la sua vita e per la sua missione. Non c’è nulla di più necessario di questo amore per la vicenda quotidiana dell’umanità, così spesso travagliata e drammatica. Un prezioso tesoro che il Signore dona e ridona quotidianamente a tutti e a ciascuno di noi.”

Volgendo lo sguardo ai nostri giorni e avviandosi verso la conclusione della sua riflessione, l’Arcivescovo - dopo aver ricordato che “la prova e la sofferenza tocca ciascuno di noi, ogni nostra famiglia, ogni nostra comunità”  - ha offerto un’immagine carica di suggestione e di tenerezza. “Sotto la Croce - ha affermato Tettamanzi - si estende una terra senza confine, arida e assetata, che invoca dall’alto una pioggia ristoratrice, capace di dare consolazione, di offrire speranza. Questa pioggia, che viene dall’alto, è l’amore misericordioso di Dio. Questo amore è un dono del Signore. Lui ce lo dona e riempie il nostro cuore, ma il nostro cuore non può vivere questo amore in maniera egoistica. Dobbiamo sentire il bisogno di rioffrirlo agli altri, di comunicarlo agli altri con gesti semplici, piccoli, umili di ogni nostra giornata. Possiamo fare tanto per gli altri, per tutti: senza alcuna esclusione: soprattutto per i più poveri, i più bisognosi, i più dimenticati, per coloro che non hanno più speranza.”

A tutti i presenti, infine, l’Arcivescovo ha rivolto l’invito a chiedere al Signore di tenerci “strettamente abbracciati alla croce di Cristo: strumento di sofferenza e di morte, ma per l’amore di Dio strumento di consolazione, di speranza, di serenità, di coraggio e di gioia. Chiedo al Signore che ci renda uniti in maniera indissolubile a Cristo perché vogliamo ancora una volta professare con convinzione e con gioia che Cristo, che solo Cristo, è la speranza di ogni cuore, la speranza vera e incrollabile del mondo intero.” 

Lasciando il sagrato della chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio in Cinisello, le parole dell’Arcivescovo ci risuonano come un richiamo forte, impegnativo, necessario alla fedeltà e alla testimonianza.

 

Accennavamo la scorsa settimana ai manifesti affissi nella nostra città dall’Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar): “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno”. Su questo argomento interviene il nostro Prevosto, don Ettore Colombo, con “la parola del parroco” sul numero di aprile, in distribuzione in questi giorni, di Voce Amica. Invitiamo tutti, credenti e non credenti, a leggere attentamente l’articolo.

Noi, invece, vogliamo aggiungere qualche considerazione a proposito dell’approvazione della mozione per l’allestimento di una sala per celebrazioni di funerali laici o non cattolici (favorevole la maggioranza e il consigliere Angrisano; astenuti gli altri consiglieri di minoranza).

Un convegno tenutosi nelle scorse settimane a Roma, su “Libertà religiosa e reciprocità”, ha messo in evidenza che avere il diritto di compiere gli atti del proprio culto ovunque ci si trovi è, come insegna la Dottrina sociale della Chiesa, la base di tutte le libertà.

In continuità con il magistero dei suoi predecessori, anche Benedetto XVI, in numerosi intereventi, ha insistito sulla “necessità della reciprocità, in particolare in relazione ai rapporti tra Chiesa e islam.”

Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligoso, nel corso del citato convegno, ha osservato che, in mancanza “di una illustrazione approfondita di tale principio” e “di indicazioni concrete per la sua applicabilità”,  “mi sembra che per il momento, quando si parla di reciprocità, non si vada al di là del significato e del contenuto della regola d’oro: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

Va sottolineato, e noi condividiamo questo orientamento, che sempre in quella sede, si è parlato anche di un “codice della gratuità” per evitare che il principio di reciprocità degradi nella sua forma più negativa di pretesa e prenda invece la strada di riconoscere l’altro “come fratello prima ancora che come creditore”. Infatti, “la gratuità che si manifesta nel dono” è in grado di avviare “dinamiche di reciprocità fraterne”.

Questo, ci sembra, sia stato concretamente anche l’atteggiamento della nostra Comunità pastorale quando, lo scorso anno, c’è stata l’esigenza di mettere a disposizione un luogo idoneo per un funerale civile. Nella dolorosa circostanza, le porte del Centro Cardinal Colombo di piazza Matteotti si sono aperte.

Incomprensibile, invece, ci è apparso l’atteggiamento degli aderenti all’Unione Laica per Cernusco, di cui si è fatto interprete

Il consigliere Daniele Cassamagnaghi prima ha raccolto e sottoscritto la proposta dell’Unione Laica per Cernusco di allestire una sala per celebrazioni di funerali laici, ma poi, in sede di votazione, si è astenuto perché nella mozione, fatta propria anche dalla maggioranza, è stato inserito pure il riferimento ai funerali non cattolici. Aggiunta che non sarebbe stata gradita dall’Unione. Se così fosse, sarebbe, non c’è che dire, un bell’esempio di laicità!

L’astensione di Forza Italia è invece stata motivata da Mario Oriani. “Non mi sembra – ha detto il consigliere azzurro – che ci siano indicazioni oggettive per giustificare questa richiesta. Anche tanti cattolici prima di andare in chiesa e al cimitero sono vegliati nelle loro case, piuttosto che nella camera ardente. Per i valori in cui crediamo ci asteniamo.”

 

Buona settimana! Anzi, Settimana Santa!

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 6 aprile 2009

 

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