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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 13/2010

Aiutare le famiglie con figli, anche a livello comunale

La scorsa settimana è stata presentata una ricerca del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia), curata da un’équipe interdisci­plinare di esperti coordinati dal sociologo Pierpaolo Donati, dal titolo “Il costo dei figli. Quale welfare per le famiglie?”

Innanzitutto è stato messo in evidenza che “il 53,4% delle famiglie in Italia (24 milioni circa) non ha figli. Solo una minoranza di famiglie ha almeno un figlio. Dobbiamo prendere atto di una situazione abbastanza drammatica, nel senso che abbiamo a che fare con una popolazione assai anziana e in gran parte destinata a non avere figli”. I ricercatori sottolineano poi che “il peso della riproduzione della popolazione cade su delle minoranze: cioè sul 21,9% delle famiglie che hanno un figlio, il 19,5% che ne ha due, il 4,4% che ne ha tre, mentre le famiglie con quattro figli o più rappresentano lo 0,7%”.

Proseguendo nell’analisi dei dati raccolti, nella ricerca si legge: “possibile che, con questi numeri non si riesca a fare di più per sostenere le famiglie che hanno dei figli o che ne desiderano uno in più? I dati dimostrano che da oltre trent’anni il comportamento riproduttivo della popolazione italiana non giunge ad assicurare il ricambio tra genitori e figli. Scesa sotto il livello medio di due figli per donna nel corso del 1978, la fecondità in Italia si è progressivamente ridotta sino a raggiungere nel 1995 – con un’intensità media di 1,19 – un valore di minimo da primato mondiale”.

Ma quanto costa realmente mantenere un figlio? La ricerca del Cisf presenta questi dati: anzitutto la spesa media mensile per i figli a carico è il 35,3% della spesa familiare totale. In particolare, il costo mensile di mantenimento di un bambino (prendendo in considerazione i soli beni indispensabili) per la classe di età 0-5 anni è uguale a 317 euro e corrisponde ad un costo di mantenimento per figlio di circa 3.800 euro annui. Allargando la prospettiva a tutta la gamma delle età dei figli, dall’infanzia fino alla giovinezza, deriva – secondo il Cisf – che “in media il costo di accrescimento di un figlio (che comprende anche il costo di mantenimento) è di 798 euro al mese”. Sempre in media “le famiglie benestanti spendono per i figli circa l’83% in più delle famiglie povere. Ci collochiamo a oltre 9.000 euro annui di costo di accrescimento per il figlio”. Non tutte le famiglie ce la fanno a mantenere uno standard di vita adeguato, in presenza di figli. Il Cisf sottolinea che “quando nella famiglia sono presenti almeno tre figli l’incidenza di povertà assoluta è doppia (8,0%) rispetto a quella calcolata per il complesso delle famiglie italiane (4,1%) e tripla rispetto a quella stimata per le coppie con un solo figlio (2,6%). La popolazione italiana sopravvive decentemente proprio perché rinuncia ad avere figli”.

 

Per un welfare «amico dei figli», i versanti su cui agire, secondo Francesco Belletti, direttore del Cisf e presidente del Forum delle associazioni familiari, sono tre: politiche di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro; un sistema di servizi che aiuti le famiglie rispetto ai compiti di cura e che riguardi non solo i figli ma anche gli anziani; una riforma fiscale, da attuare in modo graduale considerando anche la scarsità delle risorse in gioco e il contesto di crisi che il mondo occidentale sta vivendo. La prima fase di questa riforma dovrebbe riguardare l’aumento degli assegni familiari; la seconda, l’adozione del sistema delle deduzioni familiari corrette, che realizza, più e meglio degli assegni familiari, «l’equità fiscale amica della famiglia»; la terza, è quella del vero e proprio quoziente familiare, che adegua l’imposizione fiscale al numero dei componenti della famiglia e ai loro bisogni specifici (età, condizioni di salute...).

 

«Le famiglie italiane – ha spiegato il sociologo Pierpaolo Donati – hanno sempre più paura a generare. Perché ci sono responsabilità che aumentano, perché c’è l’incertezza del futuro, perché non sanno più come educare i figli, perché si è persa la tra­smissione culturale tra le generazioni».
Sempre secondo il sociologo «un dato conferma questa tesi. Le italiane hanno in media 1,33 figli, mentre le immigrate arrivano a 2,2. E sappiamo bene come gli extracomunitari abbiano problemi economici, di alloggio, se non addirittura di povertà. Eppure questo non incide sul loro contributo all’incremento demografico».
Non basta, quindi, agire solo sul versante economico ma, a parere di Donati, occorre anche «un cambio di prospettiva culturale. Il che significa soprattutto attuare un welfare relazionale caratterizzato da servizi, non del tutto statali, ma messi in campo da reti di famiglie, della scuola, della società civile, perché i bambini hanno bisogno di un ambiente relazionalmente valido e non tanto del superfluo.» Senza dimenticare che è necessario «soprattutto una capacità di investire sulla cultura dei servizi orientati alla famiglia che oggi, come accade per i consultori, languono. Il futuro è quello di un welfare per figli. Non per i bambini genericamente intesi, come appartenenti ad una categoria astratta, ma un welfare dei bambini in quanto figli di una certa famiglia.  Il bambino è una ricchezza relazionale perché crea relazioni e attraverso queste relazioni le persone imparano a fare i conti con gli altri ed è lì che si annidano le virtù sociali della famiglia. Dove i bambini imparano a superare le piccole gelosie e le piccole invidie perché hanno a che fare con molte relazioni. Questo porta un valore aggiunto alla comunità che oggi è invece caratterizzata dai figli unici e da ragazzi che privi di relazioni si rifugiano nell’isolamento. Per realizzare il progetto si possono anche immaginare dei servizi a costo zero.»


 

Attuare interventi a sostegno alle famiglie non deve essere considerata una competenza quasi esclusiva del governo nazionale e di quello regionale. Anche a livello comunale si può e si deve fare qualcosa di importante. Di buoni esempi ne abbiamo, anche se ancora limitati. Si constata tuttavia che stanno aumentando le amministrazioni comunali che - sull’esempio del Comune di Parma, il primo ad intraprendere questa strada nel 2007 - hanno dato avvio a interventi a favore dei nuclei famigliari.

A Parma, l’amministrazione comunale è riuscita in pochi anni a stabilire una fitta rete di collaborazione con associazioni, istituzioni, cooperative, mondo economico e famiglie stesse. Si va dall’integrazione al reddito per genitori che scelgono di ritardare il ritorno al lavoro dopo la nascita del figlio all’albo delle baby sitter che hanno seguito un corso di formazione, da una fitta rete di ludoteche pomeridiane al provvedimento più “rivoluzionario” di tutti, una sorta di quoziente famigliare su base comunale, dove tutte le tariffe dei servizi (rifiuti, Irpef, trasporti e mense scolastiche) vengono calibrate in base alla composizione del nucleo. C’è poi la Family Card gratuita, riservata a chi ha a carico almeno due figli sotto i 26 anni: con la card si possono avere, tra le altre cose, sconti in 4.000 negozi convenzionati e ricevere prestiti a condizioni vantaggiose.

Traguardi troppo ambiziosi e impegnativi per il nostro Comune? Non crediamo proprio. Su questi argomenti sarebbe auspicabile un confronto sereno e costruttivo fra tutte le forze politiche e sociali cittadine. Ma non solo, perché anche la Comunità pastorale “Famiglia di Nazareth su questo tema dovrebbe avere qualcosa di importare da dire. 

La città non ha solo problemi di viabilità, di trasferimento o meno di un plesso scolastico da una parte all’altra del territorio, di aree verdi da salvaguardare, di impianti sportivi da ristrutturare, di partecipazione e di consulte ... solo per citarne alcuni.

Una popolazione che sta invecchiando progressivamente (come dimostrano anche i dati del nostro Comune) a chi potrà trasmettere il suo patrimonio di valori e quale futuro potrà mai riservare a Cernusco?

 

Anticipiamo che il prossimo numero di Voce Amica, in distribuzione da sabato 3 aprile, nel primo piano, affronterà un tema che, in parte, si riallaccia a quanto abbiamo scritto: “Cernusco, una città ricca?”.
Ne discutono il Primo cittadino, Eugenio Comincini, e i suoi ultimi due predecessori, Daniele Cassamagnaghi e Paolo Frigerio, il concittadino Francesco Marcaletti, sociologo dell’Università Cattolica di Milano, e la Caritas cittadina. Ci sono sicuramente alcuni spunti interessanti di riflessione.

 

Buona Settimana Santa, con l’augurio di una Pasqua lieta, capace di aprirci ad un rinnovato sguardo, libero e attento, all’azione di Dio nell’oggi della storia, nostra e del mondo!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 29 marzo 2010

 

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