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HOME > La Nota della Settimana > N° 12/2012

RISTRUTTURARE O ABBATTERE LA “MEDIA UNO”?

 

Nella Nota precedente abbiamo ripreso la prima parte del discorso tenuto dal vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, al consiglio comunale della sua città lo scorso 3 febbraio sul ruolo di questo “parlamentino” e sull’impegno dei suoi componenti. Per il Pastore della diocesi bresciana, il compito che «un consiglio comunale deve proporsi è il funzionamento migliore del sistema-città; la formazione di una maggioranza e di una minoranza è funzionale a questo obiettivo. Sarebbe miope la maggioranza che giocasse l'asso pigliatutto dicendo: abbiamo vinto le elezioni, quindi comandiamo noi e non vogliamo che alcuno ci condizioni. Come sarebbe miope la minoranza che giocasse il gioco del "tanto peggio, tanto meglio" e quindi si illudesse di vincere la partita utilizzando questa strategia. Ciò che è male per la città è male per la maggioranza e per la minoranza». Nel successivo passaggio del suo intervento, Monari ha messo in evidenza che nella «apertura al futuro ci sono due dimensioni che inevitabilmente si incontrano, si confrontano e si limitano a vicenda. Da una parte il valore del singolo, con la sua responsabilità, creatività, libertà; dall'altra il valore della comunità che unisce in un unico destino gli individui diversi. La vita sociale pone inevitabilmente dei vincoli alla libertà dei singoli; e la libertà delle persone condiziona la vita comune. Anche in questo caso le due dimensioni non vanno intese in una contrapposizione assoluta.»

 

Occorrono scelte intelligenti e responsabili - Monsignor Monari ha poi proseguito  il suo intervento – che completiamo in questa Nota – sottolineando che «il progresso della società è il risultato cumulativo di una serie di scelte intelligenti e responsabili … e (che) le decisioni sono gli elementi determinanti di ogni progresso. Il problema è che le decisioni siano corrette e buone». Per ottenere questo risultato, a parere del vescovo di Brescia, sono richieste alcune condizioni. Innanzitutto, «un'attenzione leale al mondo nel quale ci muoviamo. Solo conoscendo correttamente il mondo nel quale ci muoviamo si possono prendere decisioni utili … È necessaria l'oggettività dello sguardo, la libertà dalle abitudini mentali, il controllo dei propri interessi economici, politici, affettivi, di parte. Solo così si può giungere a una conoscenza corretta della realtà, la prima condizione per prendere decisioni sagge».
Poi diventa importante l'intelligenza che immagina delle possibilità nuove, ma questa da solo non basta, ci vuole anche capacità autocritica e bisogna imparare ad essere responsabili, cioè saper valutare esattamente i vantaggi e i costi di ogni scelta.    

«È saggezza – ha specificato monsignor Monari - essere disposti a cambiare col cambiare delle situazioni. La debolezza di quelle che noi chiamiamo 'ideologie' sta proprio qui: nel fatto che ritengono di avere la risposta ottima per tutte le situazioni quali che esse siano. Ragionando in questo modo, diventano stolte perché cercano di imporre vincoli passati a situazioni nuove, finiscono per irrigidire le situazioni dentro a una corazza rigida, che impedisce i movimenti sciolti... La società attuale è una società a cambiamento veloce, con scoperte sempre nuove, con strumenti sempre più raffinati per cogliere la realtà e per operare nella realtà. È saggezza accettare questi cambiamenti e sfruttarli se si vuole essere all'altezza del tempo. Poco alla volta i cambiamenti si saldano tra loro e producono un flusso di progresso sempre più accentuato.»

 

Gli ostacoli alla crescita – Al cammino di crescita di una comunità, per il vescovo bresciano, «si oppongono numerosi ostacoli che nascono dalle scelte libere delle persone quando queste scelte non sono sagge o non sono responsabili». Gli ostacoli alla crescita sono rappresentati, sempre a parere di Monari, nell’egoismo individuale e nell’egoismo di gruppo.  

L’egoismo individuale - «Il primo pericolo è l’egoismo, la noncuranza degli altri – ha spiegato il vescovo di Brescia - che nasce dall'illusione che sia possibile progredire personalmente, diventare più ricco o più potente o più famoso, anche se non ci si prende cura degli altri e anche se gli altri si trovano in una condizione di debolezza. Anzi, l'illusione è che quanto più gli altri sono poveri e deboli, tanto più noi possiamo diventare ricchi e forti …  La realtà è diversa ed è che se tutti gli altri diventano poveri, anche la mia crescita di ricchezza diventa aleatoria e soggetta a scomparire facilmente; se invece anche gli altri diventano ricchi, la ricchezza è più sicura per tutti.»

Un secondo pericolo, anche più grave, è - per Monari - «quello della fedeltà al proprio gruppo quando si trasforma in ostilità nei confronti dei gruppi alternativi. Ciascuno di noi ha bisogno di superare l'isolamento che crea paura e un senso di colpa; uno dei modi di superare l'isolamento è appunto l'appartenenza a un gruppo – il paese d'origine, un gruppo di elezione, un partito politico, un'appartenenza religiosa e così via. Non c'è niente di male in questo. Il problema emerge quando l'appartenenza a un gruppo diventa sorgente di opposizione e ostilità agli altri gruppi. Allora si tende a giustificare tutto quello che appartiene al proprio gruppo che definisce il valore di un uomo, non sono le sue appartenenze di diverso genere, ma la saggezza e il senso di responsabilità con cui prende le decisioni e fa le scelte. Anche qui dobbiamo dire che il futuro sarà più promettente per quelle società che riescono a valorizzare il contributo di tutti e che quindi riducono il tasso di emarginazione. »

Un terzo pericolo al progresso è la tendenza a trascurare gli effetti a lungo termine delle scelte che facciamo. «Si tratta anche in questo caso – ha affermato Monari - di andare contro una tendenza istintiva. Il senso comune – cioè quel modo di pensare che condividiamo naturalmente con gli altri – tende a occuparsi molto degli effetti immediati delle scelte e a nascondersi invece gli effetti a lungo termine. Qui deve intervenire la saggezza di coloro che hanno una conoscenza approfondita dei meccanismi che sono operanti nella società.»

    

L’importanza della fiducia reciproca –  Per il vescovo di Brescia dunque «egoismo, egoismo di gruppo, miopia del senso comune sono realtà che si oppongono al progresso della società». Diventa quindi necessario «imparare a controllarli e superarli …  (Ma) è lento il superamento dei pregiudizi, dei risentimenti, delle paure e dei sospetti verso gli altri. Uno degli effetti della crisi che stiamo attraversando è la riscoperta di quanto sia importante nel funzionamento della società la fiducia reciproca; sembra cosa secondaria, ma in realtà senza fiducia gli ingranaggi della vita economica si inceppano e i rapporti politici diventano aggressivi. Ci vuole una pazienza infinita per costruire rapporti interpersonali leali, ma è una via obbligata. Senza di questo il degrado non è arrestabile.»

 

L'egoismo di gruppo. «Proprio perché ci sentiamo al sicuro nel gruppo insieme agli altri – ha aggiunto ancora Monari - una parte o anche tutto il nostro senso critico viene dislocato sul gruppo e le difese personali tendono a diminuire. Il gruppo allora si dà degli strumenti che hanno come scopo esattamente quello di giustificare l'egoismo di gruppo. Fa impressione, almeno a me, vedere alcuni mezzi di comunicazione che sono esplicitamente faziosi; che considerano buono tutto e solo quello che sta da una parte; che considerano pregiudizialmente cattivo tutto quello che sta dalla parte opposta. Sono cattivi maestri che deformano le coscienze e rischiano di immettere nel tessuto sociale dei veleni pericolosi producendo spaccature profonde tra le persone. Anche in questo caso le ideologie vengono in considerazione. Sono, infatti, costruzioni (pseudo-)scientifiche che pretendono di giustificare in assoluto la propria prassi e di demonizzare la prassi avversaria dipingendola come effetto di depravazione. Purtroppo veniamo da una stagione che non è stata avara di questi veleni; e purtroppo la tendenza è sempre quella di vedere il torto solo dalla parte degli avversari. Il che ha come effetto inevitabile la non disponibilità a cambiare se stessi, a rendere migliori i propri sentimenti, più attente e responsabili le decisioni e le azioni … Insomma, da una premessa deformata è difficile che si possano ricavare della conclusioni sagge.»

 

Smascherare tutti gli slogan demagogici - Nella conclusione del suo intervento, monsignor Monari, ha messo in guardia contro «un potere culturale che tradisce la sua vocazione e diventa "servo del potere", spinge ad adorare l'incarnazione del male. Credo sia soprattutto a questo che dobbiamo fare attenzione: a smascherare tutte le false razionalizzazioni, tutti gli slogan demagogici, ogni uso strumentale della verità. Solo se le coscienze degli uomini rimangono sveglie la speranza nel futuro rimane intatta.»

 

RISTRUTTURARE O ABBATTERE L’EDIFICIO SCOLASTICO DI PIAZZA UNITÀ D’ITALIA? - Gli argomenti all’ordine del giorno della seduta del consiglio comunale dello scorso 20 marzo non erano sicuramente di quelli che potevano suscitare grandi discussioni. Solo in sede di esame delle “variazioni di bilancio” il dibattito si è scaldato e si è aperto un confronto fra minoranze e Sindaco (per la maggioranza evidentemente - se si esclude l’intervento di Severgnini - era già tutto ben chiaro e definito) sulla decisione dell’amministrazione comunale di prevedere un investimento di euro 1.548.000 per interventi di risanamento conservativo sull’immobile della Scuola Media Uno di piazza Unità d’Italia, da finanziare per 400.000 euro con un contributo regionale e per la restante parte con una diminuzione dello stanziamento già previsto in Bilancio per il nuovo polo scolastico in zona nord-est.

Il consigliere Mario Oriani (PDL) ha giudicato “fuori luogo questa spesa se non inserita in un piano complessivo di utilizzo degli edifici scolastici cittadini”. Infatti, se da una parte ha riconosciuto che “guardando lo stabile ci si rende conto della necessità di dover intervenire” dall’altra si è domandato se avesse “senso spendere questi soldi senza aver fatto scelte sulla politica di utilizzo degli spazi scolastici cittadini.”

Per il consigliere Daniele Cassamagnaghi (Il Naviglio) “piazza Unità d’Italia è uno snodo cruciale non solo per la politica scolastica cittadina e per la politica urbanistica del centro storico ma soprattutto per la possibilità di ripristino del giardino settecentesco di cui fa parte anche Villa Greppi.” Senza mezzi termini, l’ex sindaco ha detto che con i soldi stanziati si andrà a “ristrutturare un cesso, che tale rimarrà anche dopo.”

Cassamagnaghi ha quindi sollecitato la maggioranza a riflettere sulla decisione presa. Ha rivolto l’invito a “fare un piano che ricomprenda tutte le scuole cittadine, statali e paritarie, che possa portare a una razionalizzazione e a una previsione tranquilla sull’utilizzo futuro degli spazi scolastici esistenti in città.” Per il consigliere del Naviglio abbattendo la scuola attuale si “cancellerebbe una bruttura fatta negli anni ’60 in un giardino storico, si razionalizzerebbe l’uso degli spazi scolastici esistenti e si rivitalizzerebbe il centro città, non con nuove residenze, ma con attività commerciali, che creano anche IMU pesante.”

L’unico a intervenire della maggioranza, come già scritto, è stato il consigliere Ermes Severgnini (Rifondazione comunista). “L’dea di città che ho in mente – ha detto il consigliere - è quella in cui le attività non residenziali non siano espulse dal centro della città. Una scuola statale nel centro storico la ritengo un valore aggiunto. È affascinante l’idea del ripristino del giardino storico, ma non è fattibile con le risorse che oggi abbiamo a disposizione. Le osservazioni dei consiglieri di minoranza meritano comunque di essere prese in considerazione.” Servergnini ha giudicato infine “coraggiosa la decisione di accettare il finanziamento regionale e di avviare il recupero dello stabile scolastico.”

“Ci teniamo alla scuola o alle mura?” è stata la domanda iniziale posta da Claudio Gargantini (Gruppo misto). Poi ha aggiunto che “se per intraprendere il risanamento della Media Uno si dovesse tagliare su altre voci, servizi scolastici, non si tratterebbe di una scelta che vede oltre ma di una scelta del diamo un segnale adesso.” Per Gargantini “pensare alla lunga è pensare a una soluzione che assicuri sostenibilità economica senza dover tagliare servizi essenziali.”

Il Sindaco, Eugenio Comincini, ha subito corretto Gargantini: “la spesa corrente, per servizi scolastici, non ha nulla a che fare con quella per investimenti, quindi non c’è il rischio da lui paventato”. Per l’amministrazione comunale l’investimento deciso è finalizzato a “diminuire quella parte di spesa che riguarda i muri (elettricità, riscaldamento, infissi …). Portare dalla classe G alla classe C l’edificio scolastico di piazza Unità d’Italia (con “cappotto” sulle facciate e impianto solare termico) vuol dire abbattere di circa il 60% la spesa per consumi, spesa corrente, destinando così maggiori risorse a quella per i servizi. L’investimento quindi porterà a un aumento del confort per studenti e docenti e a una diminuzione delle spese di gestione.”

In risposta alla proposta fatta da Cassamagnaghi, il Sindaco ha precisato che dai calcoli fatti dall’amministrazione comunale “non c’era la possibilità di compensare le risorse necessarie per costruire in anticipo un nuovo edificio per la scuola media (circa 12 milioni di euro) e poi valorizzare l’area attuale di piazza Unità d’Italia occupata dall’edificio scolastico con un intervento immobiliare” e quindi a maggior ragione non ci sarebbe compensazione se si volesse abbattere quello esistente e poi non ricostruire più nulla. “In futuro – ha concluso il Sindaco – non è esclusa una scelta diversa. Oggi la realtà ci dice, tenuto conto anche della crisi economica evidente, che una scelta come quella suggerita dal consigliere Cassamagnaghi non è percorribile.”

In un secondo intervento, il consigliere Gargantini, forse seccato per la correzione precedente del Sindaco, gli ha sferrato un durissimo attacco. “Se penso a come Comincini ha gestito la vicenda della Facoltà di Scienze Motorie non riesco a vedere la sua veggenza nel gestire l’ambito scolastico. Ha dimostrato di essere incapace sulla questione della scuola!” E, dopo aver sottolineato il connubio che dovrebbe esistere tra scuola e sport, ha rincarato ancora di più la dose affermando che “Comincini con lo sport e con la scuola c’entra come i cavoli a merenda.”

L’ultimo a prendere la parola è stato ancora Cassamagnaghi, per proporre “un’operazione simile a quella fatta per acquisire le ali di Villa Alari (mettere in vendita un’area comunale trasformandola in edilizia residenziale) per trovare le risorse necessarie per costruire un nuovo plesso scolastico per le classi medie.”

 

Secondo noi – Il Sindaco ha detto ai consiglieri comunali che “sino al 2023 si prevede l’incremento di una sola classe media”. Stando effettivamente così le cose, la necessità di costruire un nuovo edificio scolastico non c’è proprio. Il ricupero del giardino storico di Villa Greppi è solo un bel sogno (perché di questo passo bisognerebbe abbattere anche la sede della Biblioteca civica, costruita anch’essa accanto alla scuola). Di questi tempi le priorità ci sembra che debbano essere ben altre. Quello che si dovrebbe fare, come giustamente richiesto da più parti, sarebbe invece un piano dettagliato sull’utilizzo degli spazi scolastici nei diversi edifici cittadini, perché non è possibile che ogni qualvolta cambia amministrazione comunale variano anche i dati sulla disponibilità delle aule. Questo piano probabilmente l’amministrazione comunale ce l’ha già, si tratterebbe allora di presentarlo e condividerlo anche con la minoranza, magari in occasione dell’esame del prossimo Piano per il diritto allo studio, approfittando anche del fatto che sarà discusso in consiglio comunale dopo che la scuola paritaria Aurora-Bachelet avrà lasciato liberi gli spazi attualmente occupati nelle scuole cittadine per trasferirsi nella sua nuova sede di via Masaccio. 

 

Ancora una seduta del consiglio comunale – Il Sindaco ha informato i consiglieri che ci dovrebbe essere ancora una seduta del consiglio comunale, verso fine aprile inizio maggio, quindi in piena campagna elettorale, per l’approvazione del Bilancio consuntivo 2012 (che sarà l’unico argomento all’ordine del giorno), atto obbligatorio per legge.

 

QUARESIMA CON L’ARCIVESCOVO – “Contemplando il Crocifisso ‘obbediente fino alla morte e alla morte di croce’ impariamo il significato del sacrificio. Non una condanna da subire, ma la condizione dell’amore vero, che va fino in fondo”. Al dolore della Croce, come al silenzio del sepolcro, ha invitato a guardare nella sua ultima meditazione quaresimale, martedì scorso in Duomo, l’arcivescovo di Milano card. Angelo Scola. “Fine o inizio” il titolo della quarta tappa della Via Crucis che in queste settimane quaresimali ha animato il Duomo di Milano, prendendo spunto dal versetto di Isaia “Per le sue piaghe siamo stati guariti”. “Solo passando ‘dal Cuore di Cristo trafitto sulla croce’ - ha sottolineato il cardinale - noi possiamo ‘attingere la sublime conoscenza del Suo amore’. Prendiamo coscienza di quanto questa logica dell’inesausto amore del Signore potrebbe cambiare il nostro sguardo sui nostri affetti feriti, sui nostri cari ammalati, soprattutto, su quelli che si trovano in stato terminale”.

Martedì 27 marzo l’arcivescovo risponderà, attraverso gli strumenti di comunicazione diocesani (il sito web www.chiesadimilano.it, Radio Marconi e Telenova), ad alcune domande poste dai fedeli ambrosiani durante le settimane di meditazione.

 

QUARESIMA IN CITTÀ – La quarta tappa della Via Crucis cittadina, con partenza dall’ex oratorio femminile (dove è quasi ultimata la costruzione della Casa di accoglienza per minori) alla chiesa prepositurale, ha avuto una conclusione diversa dalle altre. Sono stati infatti i giovani della comunità pastorale a proporre una breve meditazione su un testo del concittadino Loris Navoni.

Prima però don Andrea Ferrarotti, vicario parrocchiale incaricato per la pastorale giovanile della comunità, ha offerto cinque spunti o meglio “esercizi” di interpretazione di questa antica forma di devozione popolare. Eccoli in breve sintesi: facciamo memoria di Gesù che soffre, non solo una memoria storica ma portiamo nel cuore i sentimenti di Gesù anche se sempre speriamo che il dolore sia solo transitorio; contempliamo insieme la permanente comunicazione di Gesù con il Padre; Gesù muore pregando, avendo nella mente e sulle labbra una parola verso il proprio Padre; anche noi offriamo una preghiera personale di affidamento a Dio; di fronte alla croce di Gesù è possibile conoscere Gesù solo attraverso questo mistero di rivelazione; restiamo anche noi a lungo in silenzio davanti alla croce; deve nascere in noi la consapevolezza di essere corpo di Gesù; la Via Crucis è esercizio ecclesiale non individuale; quindi occorre dilatare la nostra preghiera per allargare la preghiera per la Chiesa; impariamo così a stare con i fratelli per essere Chiesa; lasciamoci guardare dal Crocifisso; siamo qui anche per lo sguardo di amore e di misericordia del Crocifisso, dunque sentiamoci interpellati da questo sguardo di amore.

Alla fine, invitati singolarmente a impegnarsi in uno di questi esercizi, i giovani della comunità pastorale hanno letto “Il cielo oscuro”, rievocazione della morte di Gesù di Nazaret: un racconto di Loris Navoni pubblicato nel libro “Le scale della casa del prete”. Suggestiva è stata l’atmosfera nella penombra della chiesa, significativo è stato l’impegno dei giovani che hanno alternato le parti del coro con alcuni brani individuali. Rappresentando un testo rievocativo e rivisitato con le impressioni di alcuni degli apostoli e di Maria sulle ultime ore della vita terrena di Gesù, è comunque stata penalizzante la scelta di utilizzare una diversa amplificazione, rispetto a quella fissa esistente in chiesa. Infatti, molte persone sono uscite prima della fine della narrazione, a causa della bassa qualità dell’audio che non permetteva a tutti di poter sentire i poetici dialoghi tra i protagonisti. Peccato che sia stata un’imprecisione tecnica a penalizzare di fatto il lavoro e l’impegno di tante persone.

La quinta e ultima tappa della Via Crucis cittadina è in programma per venerdì 30 marzo, alle ore 21.00 a Ronco: ritrovo in via Conte Melzi per poi raggiungere, nella stessa frazione, la chiesa di San Rocco.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 26 marzo 2012

 

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