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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 12/2010

“Vicini a chi soffre con cuore spalancato e volto sorridente”

 

Camminare per le vie di una cittadina, in una sera di fine inverno, meditando sulla passione e morte di Gesù, in un contesto se non ostile certamente indifferente, può essere - come detto all’inizio della celebrazione dal nostro vicario episcopale di zona, monsignor  Carlo Faccendini - “una grande esperienza di Chiesa e un momento forte di comunione fra noi, con il nostro Arcivescovo e con il Signore”?

Difficile forse ai più da comprendere, ma esperienza concreta per chi, raccogliendo l’invito e unendosi ad alcune migliaia di fedeli guidati dal cardinale Dionigi Tettamanzi, ha percorso - lo scorso venerdì 19 marzo, lungo la via Milano, nella vicina Cologno Monzese - le stazioni della Via Crucis, rileggendo il proprio vivere quotidiano alla luce del Vangelo e sentendosi parte viva di un popolo che non pensa di essere migliore di altri ma si sforza ogni giorno di essere un piccolo testimone dell’amore del Signore, riconoscendo i propri limiti e sapendo di poter contare sulla sua infinita misericordia.

  

Monsignor Faccendini ha richiamato ai fedeli presenti due attenzioni. «Celebrare la Via Crucis  - ha detto il vicario episcopale - vuol dire innanzitutto meditare e contemplare l’amore di Gesù, che si è spinto fino a fare dono della propria vita. Così Gesù ci ha amato: sino a dare la sua vita per noi.

Vivere insieme la Viva Crucis vuol dire anche chiedere al Signore che ci educhi, che ci insegni ad amare come lui ci ha amato e imparare pure noi a fare dono della nostra vita. È un impegno serio, che si paga. La Via Crucis non fa mistero che l’amore è una fatica, che l’amore è sempre a caro prezzo.

La Via Crucis ci insegna che questo amore, che si misura sull’amore di Gesù, dura nella nostra vita solo a condizione che noi non perdiamo la nostra comunione con il Signore.

Questa sera è bello che questa esperienza sia vissuta insieme e in tanti, perché è importante non perdere la comunione tra noi, perché insieme possiamo davvero sostenere e sostenerci nella nostra fede e nella radicalità di questo amore nei confronti del Signore.»

Il vicario ci ha, infine, invitato a «pregare per tutti i nostri sacerdoti, perché tengano fisso il loro sguardo sul Signore: perché questo è il segreto della loro fedeltà, il segreto della loro incondizionata dedizione a noi e ai nostri cammini di fede.»

 

Dopo aver percorso e meditato le sette stazioni della Via Crucis, l’arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, a conclusione della celebrazione, ha ripreso e approfondito alcuni temi.

Innanzitutto ci ha ricordato che «Gesù ha offerto tutto se stesso per amore del Padre, per amore di ciascuno di noi e per la nostra salvezza. Con la sua umanità è diventato luogo dove ogni dolore entra e vi abita. Con la sua sofferenza e la sua morte diventa luogo in cui si incontrano tutte le sofferenze dell’umanità, tutte le morti degli uomini, tutto il male di questo mondo, morale e religioso, le ingiustizie, le solitudini, le violenze, le tragedie, le separazioni … Gesù li ha raccolto tutti nel suo cuore e li ha incisi nella sua carne lacerata.

E quando ha avuto dentro il cuore e dentro il corpo il dolore del mondo, ha detto il suo a Dio. Ha voluto compiere in questo modo la sua volontà, la volontà del Padre, e ottenere a ciascuno di noi l’infinita misericordia di Dio, come fonte di eredità, di gioia e di speranza nella vita ».

L’arcivescovo,  dopo aver ricordato «che tutte le persone che soffrono costituiscono una ricchezza preziosa delle nostre comunità parrocchiali», ha aggiunto che «c’è un’altra ricchezza che deve incontrarsi con quella appena citata: è la ricchezza che ricorda a tutti noi, davanti al dolore che incontriamo ogni giorno, che non ci è lecito essere indifferenti, non ci è lecito passare oltre, pensare solo a noi stessi e alle nostre cose. A noi è chiesto di avere un cuore spalancato, un volto sorridente e una disponibilità gioiosa a farci vicini a chi soffre, a chi è nel dolore, perché non sentendosi soli, possano gustare la carezza di Dio Padre attraverso la nostra carezza.»

Il cardinale, avviandosi verso la conclusione della sua meditazione, ha rinnovato l’invito a “tutti e a ciascuno a dar vita ad un impegno di solidarietà, di vicinanza verso le persone che soffrono e che sono nel dolore. Questo è l’appello che viene da Gesù crocifisso, questo è l’appello che vogliamo raccogliere da questa Via crucis

E, infine, l’augurio per tutti di «arrivare a Pasqua con l’energia, con il fuoco, con l’entusiasmo, con la pace e con la gioia dello Spirito Santo, così da essere testimoni, annunciatori e missionari del Vangelo.»

 

Terminata la Via Crucis e ritornando alle nostre case, ci viene da pensare alle troppe volte che ci lamentiamo con Dio perché non ci risponde, alle troppe volte che indossiamo l’armatura della nostra logica incapace di accogliere quella di Dio. La Via Crucis ci ricorda, invece, la logica di Dio, che irrompe nei nostri schemi, li sconvolge, seminandoli di sapienza. Ci ricorda che Gesù è crocifisso fuori dalle mura della città, con la volontà così di cancellare le tracce del suo passaggio, in modo che né lui né il suo messaggio avessero diritto di cittadinanza. Ci ricorda che Gesù non è un salvatore del passato, ma un vivente nella storia personale e collettiva che si fa proposta di salvezza ogni volta che incrociamo il suo sguardo. Una persona concreta e non un’idea.

 

Lo scorso fine settimana è stato caratterizzato dalla Fiera di San Giuseppe, un’edizione decisamente in tono minore, complici probabilmente le condizioni meteorologiche non favorevoli. Di gente in giro per il centro storico della città ce n’è stata comunque, senza però i memorabili affollamenti nei tradizionali punti critici. Forse è inutile cercare a tutti i costi qualcosa di diverso nella Fiera, è bella e piace perché è fatta così: di tanta gente che si dà appuntamento in un giorno di festa semplicemente per camminare, per divertirsi, per curiosare, per assaggiare, per conoscere, per incontrarsi.

Noi siamo però convinti che, con qualche piccolo sforzo in più, si potrebbe caratterizzare meglio questo tradizionale appuntamento di primavera.

In giro per la Fiera, due iniziative ci hanno interessato e incuriosito. Della prima abbiamo già scritto la settimana scorsa. Pertanto, ci limitiamo ad aggiungere che all’inaugurazione della mostra “Felice Frigerio, il pittore di Cernusco”, il Sindaco, Eugenio Comincini, ha detto che «ci sono tante persone nella nostra città che si dilettano con la pittura, che amano questa attività, ma credo che Felice Frigerio avesse davvero una caratteristica abbastanza unica: nell’amore per la sua città messo sulla tela passava anche il resto dell’impegno che ha avuto per Cernusco, la cura che ha saputo dimostrare con le scelte di vita che ha fatto.»  Le tante persone intervenute all’inaugurazione e ancor di più quelle che nei due giorni di apertura hanno visitato l’esposizione sono state una tangibile dimostrazione di quanto sia ancora vivo il ricordo di questo nostro concittadino. La mostra, ricca di “frammenti di vita e d’arte” proposti in un sapiente dosaggio – ma in uno spazio, per la verità, un po’ ristretto - ha offerto l’occasione per ravvivare ricordi, per suscitare curiosità e per evocare suggestioni.

Della seconda iniziativa ci incuriosiva soprattutto la possibilità di visitare finalmente la Vecchia Filanda di piazza Gavazzi. L’occasione è stata offerta dall’esposizione, al suo interno, dei progetti dell’amministrazione comunale in corso di realizzazione o di prossimo avvio. A proposito dei quali, a meno che non ci sia sfuggito qualcosa, non c’è da registrare nessuna novità, rispetto a quanto già noto. Per la stessa Vecchia Filanda, sui tabelloni che la illustravano abbiamo trovato una generica indicazione di destinazione a centro sociale per anziani, centro per le famiglie e i bimbi e bar, con il coinvolgimento delle associazioni del Terzo Settore per l’elaborazione del relativo progetto e la gestione. Della struttura ricuperata, l’idea che ci si è potuto fare è volutamente parziale, perché solo una parte è stata resa accessibile. Non ci resta che aspettare ancora. 

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 22 marzo 2010

 

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