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HOME > La Nota della Settimana > Settimana 11°/2008

Il “Gelso d’oro”, ma non solo

 La novità, se tale la si vuole considerare, della Fiera di San Giuseppe di quest’anno è l’istituzione delle benemerenze civiche.  

“Abbiamo voluto - ha dichiarato il Sindaco nell’ultima seduta del consiglio comunale, quella dello scorso 5 marzo – creare  questo premio per dare un pubblico riconoscimento a tutte quelle persone o enti che con la propria attività, azione od opera di alto profilo civile si siano distinte nel campo economico, sociale, culturale, sportivo e artistico, contribuendo in modo significativo alla crescita sociale e umana della nostra città, aumentandone, in Italia e all’estero, il suo prestigio istituzionale.”

Il regolamento del premio prevede, per i prossimi anni, la costituzione di un’apposita commissione, presieduta dal Sindaco e composta da tre consiglieri di maggioranza e tre di minoranza, che avrà il compito di esaminare entro il 15 gennaio di ogni anno le segnalazioni che perverranno, chiunque le potrà suggerire, per poi proporre una rosa di candidature da sottoporre all’approvazione del consiglio comunale, che dovrà deliberare in merito entro la fine di febbraio. Di norma, ogni anno, saranno attribuite quattro onorificenze.

È  prevista l’istituzione di un albo dei vincitori, in cui saranno riportate anche le relative motivazioni.

Quest’anno, in via eccezionale., dati i tempi ristretti a disposizione, è stata la Giunta comunale ad attribuire le onorificenze.

Il premio consiste in una targa d’oro che riproduce il gelso dipinto da Van Gogh e in una pergamena che riporta la motivazione dell’attribuzione.

È stato scelto il “Gelso d’oro” perché “rappresenta - ha spiegato il Sindaco - qualcosa di evocativo per la storia della nostra città”. A questo proposito ha richiamato l’importanza della bachicoltura nel secolo scorso, i ricordi che la Vecchia Filanda suscita ancora oggi in molti Cernuschesi e il ricupero di una parte del centro storico fatto con un arredo urbano che ha tenuto presente questa tradizione.

 

Il premio è stato consegnato, venerdì 14 marzo, nel corso di una serata che si è tenuta alla Casa delle Arti di via De Gasperi. A riceverlo sono stati Concetta e Luigi Laconi “per l’alto valore di umanità rappresentato dall’accoglienza e dall’adozione di tre bambini etiopi”, l’Itsos “Marie Curie” di via Masaccio perchè “istituzione scolastica di alta qualità che ha sperimentato con successo i nuovi e più moderni modelli didattici e organizzativi”, la sede locale dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani), nel 60° anniversario della nostra Costituzione, per il contributo dato dai partigiani  “per la conquista della democrazia e della libertà” e a Simone Collio detentore del record italiano sui 100 metri indoor.

 

Si può essere più o meno d’accordo sull’istituzione di queste benemerenze e sul simbolo prescelto, noi francamente ne avremmo preferito un altro, perché il gelso è anche richiamo ad una condizione sociale del passato fatta di tante difficoltà e diffusa povertà.

Ma ben vengano queste benemerenze se servono pure ad educare le nuove generazioni al senso del bene comune e a interrogare tutti sul significato della vita: dalla cultura dei legami duraturi, a fronte di una cultura che propone il modello delle relazioni leggere, alla passione per la vita e il rispetto profondo delle persone, sempre e comunque; dal senso delle istituzioni e della ricerca esigente del bene comune alla giustizia ed alla premura per i più deboli, veri “pilastri” della democrazia; dal valore della comunità e dall’attenzione affinché cresca la buona società civile alla vita come vocazione e impegno “per” qualcuno e per qualcosa, alla costruzione di “luoghi” per ritrovare il senso di un impegno e di una causa.  

 

Per la Fiera di San Giuseppe, la città è in festa, ma non possiamo dimenticarci che non tutti sono in festa. Perché anche in questa nostra Cernusco “benestante”, come è stato ricordato in queste ultime settimane in diverse occasioni, ci sono anche tante persone che faticano ad arrivare alla fine del mese o soffrono di antiche e nuove solitudini.

Alcune le abbiamo incontrate anche noi in questi giorni. C’è Antonio che deve far fronte ai tanti debiti che la sua convivente gli ha lasciato e assicurare un’esistenza dignitosa al figlio quasi maggiorenne che vive con lui. Il suo stipendio di socio di una cooperativa sociale non gli consente però di guardare con tranquillità al futuro e lo obbliga a continue rinunce.

C’è Angelo e Carla, pensionati, che purtroppo hanno affogato nell’alcool le loro preoccupazioni e paure, anche per il figlio laureato che ancora vive con loro e che non riesce a trovare un posto di lavoro stabile. Il loro stato di salute li obbliga adesso a cure costose e li ha posti in una condizione di debolezza psicologica che rende problematici anche i rapporti con i vicini di casa. Sono costretti, molte volte, a chiedere dilazioni nel pagamento delle spese.

C’è Edoardo che in pochi anni, anche per la vicinanza di cattivi consiglieri, ha dilapidato il patrimonio che i genitori gli avevano lasciato. La sua pensione, che in condizioni di normalità gli poteva garantire un futuro tranquillo, è ora insufficiente a tappare tutti i “buchi” che ha creato. La prospettiva concreta è anche quella di ritrovarsi presto sotto i ponti, perché potrebbero togliergli pure la casa.

 

Pensando a queste e ad altre persone, ci ha profondamente e positivamente colpiti l’appello che - all’inizio dei lavori della sessione primaverile della Conferenza Episcopale Italiana, lo scorso lunedì - ha pronunciato il Presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco .

L’arcivescovo di Genova ha rilevato "le attese più urgenti e i problemi indilazionabili che la popolazione avverte con crescente disagio e per i quali attende risposte credibili, concrete e rapide". "In estrema sintesi, e semplificando, potremmo parlare del problema della spesa", ha detto, facendo riferimento all'esigenza di "aumento dei salari minimi", "alla difesa del potere d'acquisto delle pensioni", e, ancora, "dall'emergenza abitativa alle iniziative di sostegno della maternità, dalle misure per una maggiore sicurezza nei posti di lavoro, al miglioramento di alcune fondamentali infrastrutture a servizio anche dei pendolari".
Bagnasco ha quindi auspicato che "all'indomani del voto (del 13 e 14 aprile prossimi) ci sia una spinta convergente, nel rispetto dei ruoli che il corpo elettorale vorrà assegnare, per affrontare realmente queste situazioni". "Dobbiamo uscire dall'individualismo, dal pensare egoisticamente solo a se stessi e alla propria categoria nella dimenticanza di tutti gli altri - è stato il suo richiamo conclusivo - ce la faremo se anche la politica farà la sua parte. Essa peraltro ha un'insopprimibile valenza di esemplarità".


"In maniera straordinariamente lucida e acuta -  ha commentato Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale e docente di diritto canonico ed ecclesiastico all'Università Tor Vergata di Roma – l’intervento del cardinal Bagnasco ha toccato i problemi realmente esistenti sul tappeto e invita chi è attualmente in campo, e chi verrà eletto, a dare risposta a queste attese, esprimendo così la realtà di una Chiesa che vive profondamente innervata nella società e ne conosce e coglie anche le pieghe più nascoste. La Chiesa ha ben presente l'attuale e diffusa situazione di impoverimento nel nostro Paese; una realtà non ancora drammatica ma che richiede attenzione per non diventarlo".

Per il costituzionalista "il richiamo così concreto del cardinal Bagnasco non deve meravigliare: in esso non vi è alcuna linea materialistica o consumistica, ma, piuttosto, una linea che guarda all'essenziale e, se ce ne fosse bisogno, conferma l'attenzione della Chiesa per l'uomo rammentando che esistono anche dei diritti economico-sociali garantiti dalla Costituzione e da diverse Convenzioni internazionali, connessi peraltro alla dignità della persona umana. Il diritto alla casa è inalienabile, così come quello ad un lavoro che non si traduca in costante precarietà".
Di qui "il dovere all'impegno e l'invito della Chiesa ai partecipanti alla competizione elettorale ad indicare le risposte che intendono fornire a questi problemi anche materiali: una forma di politica concreta che si deve inscrivere in una cornice «alta», perché - secondo Mirabelli - le due dimensioni devono convergere nella ricerca del bene comune".

Occorre "dare un fondamento etico e di solidarietà alla convivenza - ha proseguito il giurista - non siamo una somma di individui, è il nostro destino comune a chiederci di adoperarsi per la realizzazione del bene di tutti. Un'idea di comunità e solidarietà contenute nell'art. 2 della Costituzione che parla di diritti inviolabili e doveri inderogabili sia per quanto riguarda le persone, sia per quanto riguarda le formazioni sociali, il mondo del lavoro, dell'impresa e della politica".
Sul richiamo del presidente Cei a "uscire dall'individualismo", Mirabelli ha affermato: "Ciò deve avvenire anzitutto in una logica culturale: non è pensabile una politica attenta al bene comune se la logica culturale rimane quella dell'egoismo e del pensare soltanto ai propri interessi come metro di ogni azione. Un appello, quello del cardinale Bagnasco, che chiama in causa anzitutto l'impegno e la testimonianza dei cattolici".

 

Spunti di riflessione da tener presenti per i prossimi 13 e 14 aprile, quando saremo chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento.

Carlo & Ambrogio

 

Cernusco sul Naviglio, 15 marzo 2008

 

 

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