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HOME > La Nota della Settimana > N° 10/2013

NON CI INTERESSANO IL “TOTO PAPA”
E LE IPOTESI VARIE O ILLAZIONI DEI GIORNALISTI

 

Inizierà martedì 12 marzo il Conclave. Al mattino ci sarà la Messa “Pro eligendo Pontifice”, mentre al pomeriggio i 115 cardinali elettori entreranno nella Cappella Sistina cantando il “Veni creator Spiritus”, per invocare la protezione dello Spirito Santo. Prima che il maestro delle  celebrazioni liturgiche intimi l’“extra omnes”, ai cardinali sarà rivolta la seconda delle due meditazioni previste dalla Costituzione, circa “il gravissimo compito loro incombente e sulla necessità di agire con retto intendimento per il bene della Chiesa universale”.

 

Una diffusa tendenza dei media - Emerge in molti credenti, in questi giorni di attesa per la scelta del nuova Papa, un diffuso rammarico nel constatare l’incapacità, da parte dei mezzi di comunicazione sociale, di comprendere e raccontare ciò che si sta vivendo nella Chiesa. C’è – come ha scritto il noto giurista Giuseppe Della Torre - «una diffusa – ancorché, per fortuna, non generale – tendenza a interpretare le vicende interne della Chiesa secondo categorie magari sofisticate, ma elaborate per capire la società civile, o meglio ancora secondo schemi interpretativi della politica. Arrivare a ridurre i fatti in termini di potere, di parti, di correnti, di interessi finanziari, di lotte intestine significa infatti concepire la comunità ecclesiale come una qualsiasi istituzione politica o, addirittura, come una multinazionale, con le fisiologie che queste realtà presentano e le patologie che possono manifestare. Ma è evidente che applicare i canoni interpretativi della politica o della vita economica a una realtà che è diversa, profondamente diversa, significa da un lato avere una falsata rappresentazione di questa e, al contempo, trasmettere all’opinione pubblica una immagine lontana dal reale.» Non si vuol con questo, aggiunge il noto giurista, negare che «anche la Chiesa, nella sua dimensione storica di comunità di uomini, conosce in ciò che non è di fede, o che non attiene all’inderogabilità dei princìpi morali, diversità di opinioni, visioni diverse del modo con cui concretamente perseguire il mandato affidatole, diverse modalità di reagire alle provocazioni che la modernità le rivolge o di accogliere le istanze che da questa vengono, differenti valutazioni attorno a ciò che è più o meno opportuno, scelte tra varie strategie d’azione, valutazione sugli uomini più idonei a determinati uffici. La Chiesa, ben al di là della percezione che molti ne hanno, non è mai stata un monolite assolutistico ma è segnata da una pluralità di istanze collegiali ed elettive: il suo stesso capo supremo, il Papa, è eletto.» Non si può, in conclusione, parlare della Chiesa e dimenticare che «il fine della Chiesa è spirituale, non temporale; il suo non è un potere politico o economico, ma un servizio; la sua forza è una croce dalla quale, lo si è visto proprio in questi giorni, comunque non si discende.»


Chiamati ad una più intensa preghiera - In questi giorni di attesa, «come laici – ha scritto Paola Dal Toso, segretaria generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali - non siamo tesi a venire a conoscenza prima possibile del nome del nuovo Papa, non ci interessa il “toto Papa”, puntare a indovinarne il nome. Non ci pieghiamo a ipotesi varie o illazioni fatte in questo periodo. Leggiamo quanto avvenuto nell’ottica cristiana, certi che sia tutto a beneficio della Chiesa. Chiunque sarà chiamato, è comunque soggetto scelto da Dio.» I fedeli sentono di dover intensificare, in questi giorni, le loro preghiere per essere così spiritualmente vicini ai cardinali chiamati a scegliere il successore di Pietro. «L’impegno della partecipazione a una più intensa preghiera non solo pone tutti noi laici in comunione con i cardinali chiamati a discernere la volontà di Dio, ma contribuisce a rafforzare la nostra fede nella Chiesa e ci fa anche crescere nella reciproca relazione ecclesiale, ci fa vivere una maggiore fraternità comunionale, rafforza e rende più salda l’unità nella diversità dei carismi. L’attesa di un nuovo Papa pone al laicato l’occasione per una riflessione culturale sul significato di una “presenza” e di un senso di “appartenenza” e di impegno alla “comunione ecclesiale” non formale, ma sostanziale.»

In questi giorni sentiamoci dunque uniti a tutti i cattolici, sparsi nel mondo, nel pregare lo Spirito Santo affinché illumini i cardinali chiamati a eleggere il nuovo Papa.

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 11 marzo 2013

 

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