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HOME > Missioni >  Lettera di Padre Emilio Spinelli

Ultimissime dal Bangladesh da Padre Emilio Spinelli.

Con un abbraccio forte a tutti voi, in particolare a chi è ammalato, vecchio, nella solitudine perché tutti abbiano a gioire, a far parte della mia gioia. Io sto bene. Dopo la crisi sanitaria durante la stagione delle piogge, adesso sembra che tutto procede bene. Per evitare il ripetersi della tragedia dello scorso anno dove sono morte due bambine, abbiamo messo in atto un programma di miglioramento delle condizioni igieniche: gabinetti nuovi con piastrelle, docce, pentole nuove per cucinare, imbiancatura dei locali, bollitura di tutti i vestitini e delle coperte e altri lavori indispensabili per una maggiore pulizia generale.

In gennaio sono arrivati i bambini nuovi ed è sempre uno spettacolo vederli arrivare con la loro valigetta in lamiera, coperte variamente rattoppate, con lo sguardo meravigliato per l’impatto con il diverso: la casa in muratura, la scala, i rubinetti, le lampadine, il Padre dalla pelle bianca e tanta nostalgia per la famiglia, la casetta, il villaggio….per i primi giorni. Ma il boarding diventa in fretta il loro villaggio, la loro casa in cui cresceranno con entusiasmo. Anche sa abbiamo realizzato “Cana” il nuovo boarding, tuttavia quello vecchio dai muri in terra è ancora occupato e funzionante perché i bambini sono oltre 400.

La prossima impresa che ormai non possiamo più procrastinare è la costruzione della nuova scuola concentrata in un unico posto. Per il momento la struttura scolastica consiste in quattro aule: è una scuola fatta di mattoni, costruita un po’ alla buona, risparmiando al massimo, circa 20 anni fa. A quei tempi sembrava anche una bella scuola, adeguata. Ma adesso avremmo bisogno di almeno 12 aule, con relativi servizi igienici; sopperiamo alla mancanza d’aule utilizzando spazi disponibili, anche se distanti dalla scuola. Naturalmente durante la stagione delle piogge, la situazione si fa quasi tragica. Così com’è adesso la scuola è piuttosto “romantica” poco pratica. Prima di lasciare per sempre Chandpukur, la scuola la dobbiamo proprio costruire.

Ma dovrei lasciare Chandpukur per aprire una nuova Missione. Il Vescovo, infatti, mi ha dato la lettera di destinazione per il nuovo posto, Buthara. Ma qui a Chandpukur è successo una mezza rivoluzione: dopo 24 anni che sono qui, la gente non vuole vedermi andare via; sono disposti a seppellirmi qui. La faccenda mi ha profondamente commosso: migliaia di persone, d’ogni razza e religione sono venute ad esprimere il loro dispiaceremo anche a chiedere di restare, o almeno di non partire così in fretta. Ho promesso che non partirò in fretta, ma che tuttavia vorrei lasciare Chandpukur per iniziare qualcosa di nuovo in una zona dove c’è tanto bisogno di dare speranza. Partire in questo caso è veramente un po’ come morire, ma è necessario perché la Buona Novella diventi realtà anche per tanti altri bambini. Chandpukur è ormai adulta, è una realtà molto bella che richiede ancora il nostro ed il vostro sostegno per tanti anni, ma sento che è venuto il momento di lasciare a qualcun altro la responsabilità del cammino di questa Comunità.

Riprendo la lettera dopo oltre un mese. La situazione si è rasserenata, la gente ha preso atto che è ora per me di lasciare, pur continuando a sostenere Chandpukur per l’adozione e la cura degli ammalati. Dopo pasqua, alla chetichella, incomincerò la Casa Di S. Giuseppe a Buthara. Lasciare Chandpukur dopo 24 anni…ho proprio bisogno della vostra preghiera e del vostro aiuto. Con un abbraccio Pasquale a tutti voi. Ciao! P. Emilio.

(A cura di S. Pozzi)
 

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