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ANGELO CORDINI:
«CERNUSCO MERITA DI ESSERE AMATA PER LA SUA STORIA, PER LE SUE BELLEZZE E PER I SUOI CITTADINI»

 

Questo mese abbiamo incontrato l’avvocato Angelo Cordini, nato a Cernusco il 5 gennaio 1928, da sempre residente nella nostra città, sposato, padre di cinque figli e nonno di 9 nipoti. È stato consigliere comunale e assessore negli anni ’60, ha fatto parte del consiglio d’amministrazione della Cooperativa Edificatrice Constantes e dell’Asilo Suor Sorre. Iscritto all’albo degli avvocati dal 1959, è stato un apprezzato e stimato professionista, che ha saputo trasmettere la sua passione per l’attività forense ad un figlio. Abbiamo approfittato della sua disponibilità per farci raccontare un pezzo importante della storia della nostra città, dal secondo dopoguerra in poi, che lui conosce bene per esserne stato anche protagonista. Ma anche per scavare nei suoi affetti: dal forte legame con il santuario di Santa Maria alla sua predilezione per i bambini, “gli unici che non tradiscono mai” .

 

 

Avvocato Angelo Cordini

 

È stato consigliere comunale e assessore. Di questa sua esperienza politica che cosa ricorda con piacere?

Negli anni '60 del secolo scorso sono stato eletto consigliere comunale e assessore del comune di Cernusco. Si era nel periodo del secondo dopoguerra: anche a Cernusco erano evidenti i danni provocati dal conflitto mondiale: la comunità mancava di risorse, sentiva però la profonda esigenza di ricostituirsi con dignità. Il merito degli amministratori di quel periodo, pur nelle ristrettezze economiche, è stato quello di creare una nuova Cernusco, migliorarne le caratteristiche di vita, tanto che è sempre stata invidiata dalle altre comunità. Cernusco anche nei secoli passati ha saputo difendere il verde del suo territorio e la vitalità dei suoi abitanti: lo testimoniano le ville degli antichi milanesi  che soggiornavano a Cernusco per le loro ferie. La nostra città ha saputo evitare un possibile degrado edilizio, disagio urbanistico che purtroppo si è verificato in altre comunità vicine a noi: di questo sforzo, gli attuali abitanti devono un profondo ringraziamento ai vecchi amministratori comunali. Di questi miei amici di allora rimane un vivo e costante ricordo, soprattutto per gli sforzi allora compiuti per mantenere viva e attuale la bellezza urbanistica della città.

 

Che cosa consiglierebbe a chi oggi vuole impegnarsi in politica,?

Diventare consigliere e assessore di un comune ha sempre comportato l'assunzione di grosse responsabilità: i cittadini affidano agli eletti il compito di gestire e governare la loro casa, con puntiglio, con amore, con estrema onestà. Il primo, unico e fondamentale consiglio quindi, che mi sento di dare a chi è chiamato a governare la nostra comunità, è quello di “amare Cernusco”.

Cernusco è una città che merita di essere amata, per la sua storia, per le sue bellezze naturali, per i suoi cittadini. “Amare Cernusco” quindi vuol soprattutto dire amare il suo territorio, che non deve essere deturpato; vuol dire valorizzare i suoi monumenti, che devono essere mantenuti e migliorati nella loro struttura; vuol dire migliorare sempre più le esigenze di vita dei cittadini, favorendo la socialità e curando i bisogni di chi meno ha. Spero che questi consigli, del resto osservati dagli amministratori nel passato, possano rientrare nei compiti di chi si impegnerà per il futuro.

 

Dagli anni '40 del secolo scorso ad oggi Cernusco è cambiata profondamente, come anche sono cambiati i cernuschesi: secondo lei Cernusco e i Cernuschesi di che cosa avrebbero bisogno?

Se penso alla Cernusco degli anni '40 del secolo scorso, rivedo un piccolo paese di circa 5.000 abitanti, ancora dediti, in larga parte, all'agricoltura: esistevano infatti nel centro abitato contadini che attendevano al proprio pezzo di terreno, sito all'esterno del paese, e che allevavano il bestiame nelle stalle a ridosso delle loro abitazioni. Le cascine, attualmente inglobate nel centro urbano, erano sparse sul territorio, raggiungibili dopo una lunga e bella passeggiata tra i campi. Ora l'area urbana si è allargata fino a lambire quelle località rurali autonome, come le cascine Castellana, Ronco, Parolina, Visconta, Viscontina, eccetera: oramai esse hanno perso le loro caratteristiche originarie, tanto che i contadini sono per la gran parte scomparsi e quelle che una volta erano le stalle e i rifugi del bestiame sono diventati box per le automobili. Un segno tangibile di questo cambiamento è dato anche dalla Fiera di San Giuseppe che, da fiera contadina, come era una volta,  quando si poteva vedere il bestiame e gli attrezzi agricoli nella via Cavour, ha visto via via negli anni invadere le strade cittadine di bancarelle fornite di merce multicolore, di prodotti esotici, e di modelli sofisticati di autovetture nel cortile della Sacer. L'industria e il commercio hanno soppiantato l'agricoltura. Anche la popolazione è cresciuta negli anni: i residenti sono diventati circa 31.000, dediti ad attività industriali, immobiliari e di altro genere. La metropolitana ha sostituito il vecchio tram, avvicinando sempre più il paese alla grande metropoli. Aumenta il numero delle strade cittadine e la toponomastica con il nome di personaggi anche sconosciuti - perché l'amministrazione non indica sulle targhe stradali i dati dei personaggi a cui esse sono dedicate? E’ importante peraltro ricordare come era Cernusco culturalmente prima della grande guerra: a differenza di altre comunità funzionava fin da allora una scuola di avviamento professionale e commerciale, il cui preside, professor Bisacchi, è ancora nel ricordo di tanti abitanti. Subito dopo è stata istituita la scuola media, gestita da "insegnanti e professori cernuschesi", tuttora vivi nella memoria collettiva: il prof. Carlo Alberti, poeta dialettale e cantore dei ricordi di Cernusco; il professor Carlo Trabattoni, che fu anche sindaco di Cernusco, il professor Lino Penati, amante e poeta della natura, che ha dato il nome alla nostra biblioteca comunale, il maestro Luigi Sirtori e il professor Paolo Maggioni.

In questi anni un forte fattore di crescita è stato apportato dalle cooperative edilizie e, in particolare, dalla Cooperativa Constante, costituita nel 1948 dalla lungimiranza del sindaco di allora, dottor Mario Pirola, in collaborazione con il parroco contemporaneo, monsignor Claudio Guidali.

La “Constante”, a cui anch'io ho prestato un contributo come membro del consiglio di amministrazione, ha creato ex novo un’ordinata e invidiata città, per cui spero che i Cernuschesi sappiano riservare ai suoi amministratori un vivissimo ringraziamento. Cernusco merita di rimanere una bella città, invidiata e accogliente, amante del verde, custode puntuale delle proprie strutture artistiche e storiche, degne di essere sempre più pubblicizzate e valorizzate. Ai posteri l'arduo compito.

 

Il Santuario di Santa Maria è un luogo caro ai Cernuschesi e sappiamo anche a lei: che cosa rappresenta per lei questa antica chiesetta lungo il Naviglio?

Santa Maria è il mio santuario: io lo considero alla pari e, nel mio cuore, migliore dei più famosi santuari mariani sparsi nel mondo: infatti una preghiera rivolta all'Addolorata “vale”, a mio parere, quanto quelle che vengono rivolte alla Madonna in occasione dei pellegrinaggi agli altri santuari italiani e stranieri. E' bello rifugiarsi nel silenzio della chiesina di Santa Maria e guardare l'Addolorata, come si guarda la propria madre ogni qualvolta la si va a trovare nella casa della nostra fanciullezza. E' bello altresì ricordare che, durante la grande guerra mondiale, le nostre nonne, che avevano il marito o i figli al fronte, portavano alla Madonna di Santa Maria le fotografie del proprio caro, perché fosse preservato dai pericoli e potesse tornare incolume alla propria abitazione. A dimostrazione del vivissimo amore che i Cernuschesi serbano per il loro santuario, basta osservare la devozione con la quale essi seguono la su festa patronale, alla terza domenica' di settembre, nonché nella caratteristica processione annuale del venerdì santo, con il passaggio della statua della Madonna per le vie cittadine. Ora Santa Maria si è ampliata con "l'oasi di Santa Maria", dove affluiscono anche abitanti di paesi vicini per giornate di studio e di preghiera. Tutti ammiriamo poi le porte di ingresso del santuario, abbellite dagli stupendi bassorilievi ideati dall'amico professor Felice Frigerio, in collaborazione con don Nando Macchi, già “custode” del santuario. Di Santa Maria un assiduo e fervente devoto è stato monsignor Luigi Ghezzi, di cui quest'anno ricorre il sessantesimo della morte: a Santa Maria infatti questo sacerdote ha dedicato tantissime attenzioni ed ha pubblicato un prezioso libro sulla sua storia millenaria e sui suoi miracoli. Tutti sanno poi che Santa Maria è stata nei secoli la prima chiesa parrocchiale di Cernusco dove i nostri antenati hanno elevato le loro preghiere e i loro dolori. Il piccolo santuario è stato visitato da san Carlo Borromeo e dal cardinal Federico Borromeo, come è inciso su una lapide posta nella chiesa.

 

Oltre cinquant'anni di attività forense che cose le hanno lasciato e quali sono state le persone che hanno maggiormente inciso sulla sua formazione umana e professionale?

Cinquantacinque anni di iscrizione all'albo degli avvocati del Tribunale di Milano non si dimenticano tanto facilmente. Passano nella mia mente i volti delle persone che hanno affidato a me i loro problemi, le loro ansie, i loro interessi: è rimasto nel mio cuore il ricordo delle loro gioie e dei loro disappunti per le vittorie o per alcune insperate sconfitte legali. Per quanto mi riguarda, mi sono sforzato sempre di seguire nei miei comportamenti il solco della sincerità, della diligenza, della fedeltà e della giustizia. Il giurista non giudica mai, ma propone ragionevoli soluzioni delle varie questioni a lui sottoposte: ed io ho cercato sempre di seguire nella mia vita professionale questa linea, anche se non sempre si è raggiunto il traguardo. Certamente la legge, nella sua vorticosa complessità, non favorisce sempre una sua lineare interpretazione e applicazione: purtroppo spesso si è costretti ad ammettere che gli sforzi per cercare giustizia sono vanificati dall'incontro con la legge. Comunque mercé la mia formazione umana e professionale ho imparato che nella vita bisogna comportarsi da "gentiluomo", come colui cioè che ha come suo unico scopo quello di non dare mai pena agli altri. Consapevole che si deve affrontare il futuro con memoria del passato, cerco di riservare in me soprattutto il ricordo degli anni formativi e di studio, con gli insegnanti di allora, la cui figura è tuttora presente nel mio cuore: a quel periodo e a quel mondo ho lasciato, con la giovinezza, anche il mio affetto.

 

Lei è stato anche consigliere dell'asilo Suor Sorre: perché quest’istituzione è importante per Cernusco?

L'asilo Suor Sorre di via Videmari è un istituto fondamentale per la nostra comunità. Per lunghissimi anni è stato l'unico asilo che ha ospitato ed educato l'infanzia del paese, e l'amministrazione comunale da sempre ha contribuito economicamente alle sue necessità. Anch'io da piccolo ho potuto godere di questo istituto. Da allora molto è cambiato nella struttura dell'asilo: l'immobile si è ampliato, ma ha perso alcuni angoli caratteristici per i miei ricordi, che facevano la gioia dei bimbi di allora: non c'è più infatti la giostra che esisteva nel cortiletto posto vicino al salone teatro; a Natale, sul palco del salone, non è più allestito il grande presepio. Le suore Marcelline che, per molti anni, hanno educato i bambini, sono state sostituite da insegnanti laiche, affidando loro il compito educativo. Vivissimo però è ancora nei Cernuschesi il ricordo delle suore che furono al loro fianco quando erano bambini: chi non ricorda tra gli anziani suor Marcellina, suor Anna, suor Agnese o il piglio professionale di suor Sorre, “la direttrice dell'asilo” il cui nome è diventato l'emblema dell'asilo stesso. Nella mia breve collaborazione, come amministratore dell'istituto, ho potuto constatare con quanta cura e grande affetto sono sempre stati seguiti i bambini che la frequentavano. I bambini sono gli unici amici che non ti tradiscono mai: il ricordo che nella loro vita futura essi avranno di questi loro primi anni sarà indelebile, per cui è importante per chi è preposto alla loro formazione adottare il massimo e scrupoloso rispetto e amore.

 

Dobbiamo essere certamente grati a tutti coloro che hanno contribuito a fare bella la nostra città, dagli amministratori pubblici ai semplici cittadini delle tante e tante generazioni che hanno vissuto a Cernusco. Ricordare il passato non significa avere nostalgia per un tempo che non può più tornare, ma trarre insegnamenti per il presente. In particolare, riscoprire le nostre radici, comprendere quali sono i valori e le priorità che hanno costruito la nostra comunità, l’hanno resa forte e coesa, capace di imprese impensabili, aperta e accogliente. Ma prima di tutto questo, ci ha detto l’avvocato Cordini, c’è l’uomo da formare, affinché sappia sempre comportarsi da “gentiluomo”. E sappiamo bene che l’emergenza educativa è la sfida di questi nostri tempi.

C.G.

 

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