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VIA CRUCIS: “CON GESÙ PERCORRIAMO LE VIE DELLA NOSTRA CITTÀ”

Don Ettore: “Abbiamo percorso le vie della nostra città come Gesù ha percorso, nel giorno della sua passione e morte, le vie della propria città,Gerusalemme.”

 

La prima Via Crucis di questa Quaresima 2015 ha preso avvio da un luogo simbolo della nostra città: l’Ospedale Uboldo. Luogo di sofferenza, di consolazione e di fraternità. Guidati dal racconto della passione e morte di Gesù, secondo il testo offerto dal Vangelo di Marco, abbiamo attraversato il centro della città, sostando in diversi punti, le tradizionali quattordici stazioni, l’ultima delle quali all’interno della chiesa prepositurale. Abituati ormai a camminare nel silenzio e nell’oscurità della notte, ha sorpreso la semplicità con la quale, in prossimità del bar di piazza Repubblica angolo via Uboldo, mani devote hanno approntato una croce e dei ceri nell’intorno.

In chiesa prepositurale, don Ettore Colombo, prevosto di Cernusco e responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret, che ha guidato il cammino, ha ricordato, nella riflessione finale proposta ai partecipanti, che abbiamo percorso le strade della città «con la fede dei cristiani, non per metterci in mostra, non per far vedere che esistiamo, non perché dobbiamo a tutti i costi farci notare, ma semplicemente perché vogliamo bene al Signore Gesù e vogliamo, come Lui, percorrere le vie della nostra città, insieme a Lui. Questo è il senso della Via Crucis

«Lo abbiamo fatto meditando la passione secondo Marco – ha spiegato poi don Ettore - suddividendo il racconto nelle tradizionali 14 stazioni. Il racconto di Marco ha una particolarità: vengono narrati in modo molto dilungato i preparativi e le conseguenze della passione di Gesù sulla croce, mentre l’evento più importante, Gesù che porta la croce e viene crocifisso, viene descritto in pochissimi versetti, quasi da aver timore di questa realtà che ha realmente cambiato il mondo.»

«Un racconto che porta il lettore a domandarsi: perché è successo tutto questo? Perché Gesù è stato tradito da tutti - ha proseguito il prevosto -: dal popolo, dagli scribi, dai farisei, ma anche dagli apostoli, da chi l’aveva seguito, che non era riuscito a stargli dietro, anche da quel fanciullo che aveva cercato di seguirlo, ma che alla fine fugge via nudo. Pietro si è accontentato di seguire le cose da lontano, così anche le donne che prima si sono avvicinate, ma poi, dopo l’esperienza della morte, hanno guardato da lontano il posto in cui veniva sepolto.»

«Allo stesso tempo, più Gesù entrava in questa situazione di umiliazione e abbandono – ha sottolineato don Ettore - più veniva riconosciuto per quello che era, paradossalmente da chi non ci si aspetta: dal centurione pagano, che al culmine della passione, vedendolo morire, ha esclamato semplicemente: “Davvero questo uomo è figlio di Dio”. E qui abbiamo in una frase semplice l’identità stessa di Gesù, riconosciuta da un pagano: Gesù è vero uomo e vero Dio. Davvero questo che è Figlio dell’uomo è uomo vero e davvero è Figlio di Dio, perché è colui che ci ha fatto vedere il volto di Dio.»

Ecco, quindi, l’invito finale del prevosto: «Chiediamo anche noi in questa percorso di Quaresima di saper riconoscere in Gesù il Figlio dell’uomo e il Figlio di Dio.»

Cernusco sul Naviglio, 2 marzo 2015

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