INTERVISTA X VOCE AMICA DI MAGGIO 2006

 

Per cercare di comprendere meglio le ragioni che hanno portato alla messa in liquidazione di Intermedia, abbiamo intervistato l’ex Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa sociale, Guido Brovelli. Che così si presenta: “Nato a Milano 46 anni fa.   Sposato da 20 anni con Elisa e fortunato papà di Giulia, Francesco e Federico.   Mi occupo di Controllo Qualità in una multinazionale che opera nel settore delle Ricerche di Mercato.   Ho fatto per 13 anni l’educatore in Sacer seguendo i ragazzi/e del mitico 1969.   Poi ho fatto per anni, volontariato in S.Vincenzo.   E’ seguita una fase di impegno politico con incarichi amministrativi.   Poi le attività in ambito scolastico (Consiglio di Istituto del 2°Circolo), le Aree di Interesse con i Giovani dell’U.P.G. e il Consiglio Pastorale.   Infine Intermedia e il corso in piscina per ragazzi disabili.   E una grande passione per la montagna”

 

Quando ha accettato di fare il Presidente di Intermedia, quale sogno pensava di poter realizzare ?

Inizialmente è stato un puro atto di fiduciosa obbedienza ad una richiesta di don Luigi.   Poi ho fatto mia la grande intuizione dei fondatori di Intermedia e la coraggiosa scelta di chi mi ha preceduto nell’amministrarla con tanta dedizione.   Dare un’opportunità a chi è in difficoltà; usare il lavoro come strumento per offrire la possibilità  a queste persone di rimettersi in gioco ripartendo dalle proprie capacità, dando il proprio contributo concreto alla società e affermando così la propria dignità.

 

Il momento più bello della sua presidenza ?

Non uno solo ma tanti momenti belli !   Ogni volta che potevamo dire “sì” ad una delle tante persone che bussavano alla porta di Intermedia o alle richieste di aiuto dei nostri Soci lavoratori.   Ma c’è stata una sera speciale che ricordo.   Avevamo troppo lavoro ed una consegna impossibile per la mattina seguente.   Praticamente disperati.  A sorpresa, alle 21, arrivò don Paolo con circa un’ottantina dei suoi giovani !   Eravamo quasi in 100 e non c’era quasi più spazio nel capannone !   Con un manipolo di irriducibili terminammo la commessa alle 5 di mattina: non sentivo nemmeno la stanchezza !

 

E quello più difficile ?

Quando, poco tempo fa, riunimmo i Soci lavoratori per comunicare la difficile situazione della Cooperativa, l’incerto futuro che ci aspettava e la necessità di rimetterci alle decisioni dell’Assemblea dei Soci.   Sentirmi completamente impotente di fronte al loro silenzioso sconforto, al loro evidente disorientamento, alla loro composta rassegnazione, mi ha profondamente ferito.

 

Dal punto di vista umano, questa esperienza che cosa ha rappresentato per lei ? 

Molto.   Soprattutto alla fine ho dovuto prendere atto che , nonostante tutta la voglia di far bene, nonostante tutto l’impegno profuso, nonostante le migliori intenzioni, non tutto dipendeva da me, da noi.   Ho dovuto rilassarmi e fidarmi.   Quello che potevo fare (poco o tanto che sia) l’ho fatto.   L’oggi, il domani è nelle mani infinitamente buone di Dio.   Questo non cancella la mia tristezza ma mi dà una grande serenità.

 

Quando ha capito che per Intermedia ormai non c’era più nulla da fare ?

Nel mese di ottobre 2005, quando la Fondazione Cariplo ci comunicò che non avrebbe approfondito l’esame del nostro progetto di rilancio della Cooperativa, escludendoci così dai finanziamenti di cui avevamo bisogno per proseguire il nostro lavoro.   Allora mi resi conto che l’ultima chance era perduta.   Eravamo completamente soli e Intermedia mi appariva condannata alla fine.

 

C’è qualcuno che, strada facendo, vi ha lasciato soli?

No, direi proprio di no.   Quelli che erano al mio fianco nel Luglio 2001, quelli su cui contavo davvero sono restati.   Gli amici del CdA sono stati esemplari: a loro ho chiesto molto e molto hanno dato.   Constantes è stata una presenza costante, discreta e attenta ma non potevamo chiedere che ci sostenesse, da sola, in “eterno”.   Molte altre persone non pensavo di vedere in Intermedia e con Intermedia e invece, un po’ a sopresa, ci hanno dato il loro prezioso aiuto senza tanto clamore.

 

Ha qualcosa da rimproverarsi di non aver fatto in questi anni per tentare di dare continuità all’attività di Intermedia ?

A me personalmente pare di aver giocato tutte le carte possibili: nuovi investimenti, progetti innovativi, tentativi di alleanze sinergiche, apertura a nuovi partners, trasparenza e disponibilità al confronto ed al dialogo.   Abbiamo lavorato a tutto campo secondo le nostre forze e capacità.

Errori ne abbiamo fatti sicuramente ma nulla è stato lasciato intentato.

 

All’interno del vostro CdA c’è anche chi sta rischiando in proprio per aver dato garanzie a fronte di finanziamenti concessi a Intermedia ? 

Don Luigi ed io abbiamo dato garanzie personali, a fronte delle richieste di fideiussioni necessarie per ottenere nuovi finanziamenti, che oggi gravano su beni personali.   Va anche detto che, con un gesto davvero ammirevole, tutto il CdA non ci ha lasciati soli di fronte a questo rischio ma ha adottato gli strumenti idonei per tutelarci.

 

Il vostro CdA ha espresso pesanti critiche sull’atteggiamento che l’attuale amministrazione comunale ha tenuto nei vostri confronti. Perché ?

Siamo stati chiari fin dagli inizi con il Comune: NO ai soli contributi a fondo perduto, SI’ ad una fattiva collaborazione per predisporre progetti che rispondessero ai concreti bisogni emergenti sul territorio, in tema di lavoro, casa e prima accoglienza.   All’inizio vi fu un sostegno economico a fronte di un’erogazione di servizi: poi, per tre anni, il nulla.   Ciò che rimprovero all’Amministrazione è la mancanza di chiarezza: ogni assessore (tranne Paola Guzzi), una promessa mai mantenuta.   La colpa che accredito in specie al Sindaco è di non aver creduto nel futuro di Intermedia e nel famoso “progetto sociale” di cui era portatrice ma di non avere avuto il coraggio di dirlo chiaramente.   Prova ne è che nel novembre 2004 si è seduto ad un tavolo di lavoro da cui si è alzato promettendo il suo appoggio e chiedendoci un progetto di cui indicò anche alcune linee guida.   Tale progetto fu presentato pochi mesi dopo, con tanto di lettera protocollata in Comune, ma ad esso non è mai stata data risposta.   Da allora è passato un anno e oggi Intermedia non c’è più. 

 

La solidarietà a Cernusco esiste per davvero o è solo di facciata ?

La solidarietà esiste, sia quella di facciata che quella vera.   Andrebbe portata alla luce del sole, valorizzata, coltivata quella vera, quella che nasce dal cuore disinteressato, che ti porta a mettere in gioco la tua vita, che ti porta ad incontrare l’altro, quella che non si limita soltanto nel mettere mano al portafoglio.   Spesso però chi vive veramente la solidarietà viene affiancato da una preziosa e potente alleata: la Provvidenza !

 

Ai volontari che in più di un’occasione vi hanno aiutato a completare alcune commesse che cosa si sente di dire adesso che la vostra esperienza è giunta al capolinea ?

Che non un solo minuto del tempo che hanno donato ad Intermedia è andato sprecato.   Intermedia non è stato un fallimento solo perché oggi è in  liquidazione.   Nessuno di noi esce sconfitto da questa esperienza.   Per 23 anni Intermedia è stata una grande ricchezza per Cernusco, un luogo di speranza e di riscatto per molte persone.   I volontari sono la Solidarietà e la Provvidenza fatta persona.   Li abbraccio tutti, uno per uno, con affetto e gratitudine.

 

Sembra che nella nostra città ciò che è importante, nel dibattito politico, sia solo l’urbanistica. Purtroppo ha ruolo predominante.   Ormai ci si preoccupa più della cornice che del quadro.   Ville, parchi, torri, PII, volumetrie,… fanno saltare assessori, maggioranze, giunte, sedute di consiglio comunale, paralizzare il lavoro delle commissioni.   Mai visto “scaldarsi” così tanto le stesse persone, gli stessi partiti per i problemi dei cittadini, specialmente dei più deboli.   Sull’urbanistica c’è sempre qualcuno che ci guadagna mentre nei Servizi Sociali si spende “soltanto” e non torna nessun “dividendo” ! (almeno secondo alcuni…)

 

A lei, attento osservatore della nostra realtà sociale, chiediamo: quale tipo di comunità stiamo mai costruendo ?

A me non pare di intravedere un “disegno” preciso di comunità.   Noto però che si va perdendo la sensibilità su alcuni temi fondamentali della convivenza civile, come la già citata solidarietà ed il Bene Comune.   Siamo portati alla deriva da una mentalità imperante, dilagante che ci invita a preoccuparci del nostro interesse, a starcene tranquilli a casa nostra, a delegare ogni responsabilità sociale, a vedere nell’altro un’ostacolo al nostro quieto vivere o un fastidio da evitare, specie se diverso o bisognoso.   Un velo di falso perbenismo anestetizza molte coscienze e ci rende sordi alla voce degli altri.   Le tante persone che cercano ogni giorno, coraggiosamente, caparbiamente di dare un aiuto a chi vive tanta emarginazione e solitudine, spesso si trovano a nuotare da sole e controcorrente.

 

Quale idea si è fatta dei giovani di oggi ?

I giovani, spesso, sono il frutto dell’ambiente in cui crescono.   Oggi impera il “tutto e subito”.   Molti giovani lo esigono ma in fondo non sanno bene cosa vogliono.   Sono confusi.   Spesso soli ed infelici.   Ma non sono né meglio né peggio dei giovani di ieri.   Questo mondo rende più difficile trovare sé stessi e il senso vero della vita.   Hanno di fronte adulti che sono più confusi e “incasinati” di loro.   Devono raschiare via quella patina dorata che rende tutto uguale, tutto desiderabile ed irrinunciabile per capire chi sono e cosa vogliono veramente.   Allora sono capaci di scelte genuine e grandi.   Quando riconoscono ciò che vale davvero sono capaci di spostare le montagne e dar speranza al mondo.   Hanno bisogno di noi e soprattutto che gli si dica che crediamo in loro, perché il domani è loro e possono renderlo migliore.

 

E’ valsa la pena di fare tutto quanto avete fatto in questi anni ?

Sicuramente sì.  

Insieme abbiamo lavorato per qualcosa di giusto, bello e buono.  

Insieme abbiamo camminato per 5 anni cercando di aiutare ed aiutarci.

Insieme e non da soli.

Insieme e non solo per noi stessi.

Questo è un dono.

Questo è il gusto e il senso della vita.