SCOLA: "PROFONDA GRATITUDINE PER LA TESTIMONIANZA DELLE
CHIESE PERSEGUITATE”
Il nostro arcivescovo è stato in visita in Libano e in Iraq: "Di
fronte alla prova che le comunità cristiane stanno vivendo,
mancano le parole".
In Occidente "esiste una reale difficoltà a comprendere" il
dramma dei cristiani in Medio Oriente. Ne è convinto – come
riferisce l’Agenzia Sir - l‘arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola, in viaggio in Libano e in Iraq, invitato
dai due patriarchi Béchara Boutros Raï e Raphaël I Sako.
Incontrando a Beirut il Sinodo dei vescovi maroniti (40 vescovi
dalle diocesi di tutto il mondo, laddove ci sono comunità di
libanesi emigrate), il card. Scola ha affermato: "Di fronte alla
prova che le comunità cristiane stanno vivendo soprattutto in
Siria e Iraq", ma più in generale in tutto il Medio Oriente,
mancano le parole".
Il primo pensiero del cardinale è stato sul martirio,
con una "profonda gratitudine per la testimonianza di
attaccamento a Cristo che le Chiese orientali, cattoliche e non
cattoliche, stanno rendendo di fronte al mondo. È una
testimonianza che giunge non di rado fino al martirio e i cui
effetti, nella Chiesa e fuori di essa, non possiamo ora
misurare". "Qui e non soltanto qui - ha proseguito - si cerca
ovunque la vittoria attraverso la sopraffazione e
l‘annientamento dell‘avversario. Ma vediamo bene che questa via
conduce solo a morte e distruzione". A questo "processo di ‘de-umanizzazione’"
che mira a cancellare le tracce dei cristiani, delle altre
minoranze religiose e dei musulmani di diversa confessione,
"penso che i cristiani, e prima di tutti i cristiani orientali,
debbano continuare a dire un chiaro ‘no!’".
L‘Occidente pensa "di sapere già" che cosa accade in questa
regione,
secondo il cardinale Scola, pensa "di avere la chiave per
interpretare i fatti", ma così si commettono "errori grossolani
di valutazione". "L‘occidentale medio – è stata l’analisi
dell’arcivescovo di Milano - non è in grado di pensare una
guerra di religione, anche per la sua storia passata, e ragiona
unicamente secondo gli assoluti di democrazia e tirannide, senza
percepire la necessità di cooperare con tutte quelle forze che
si oppongono, per le più varie ragioni, al genocidio fisico e
culturale perpetrato da Isis e dagli Stati che, direttamente o
indirettamente, la sostengono nel criminale progetto di un Medio
Oriente mono-colore".
Definendo Aleppo "nuova Sarajevo del XXI secolo",
il cardinale ha sostenuto la necessità di "aprire un corridoio
umanitario" prima che "finisca anch’essa in mano a Isis". Con
riferimento al tema dell‘immigrazione ha fatto notare: "Certe
chiusure dell‘Italia e dei Paesi europei davanti a poche decine
di migliaia di disperati che scappano da guerre, persecuzioni e
miseria sono incomprensibili in un Paese come il Libano, meno di
4 milioni di abitanti, che accoglie quasi due milioni di
profughi siriani". 
Cernusco sul Naviglio, 22 giugno 2015 |