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HOME > In Diocesi > 23 Febbraio 2015

SCOLA: “SULLA FAMIGLIA NON POSSIAMO SCHERZARE”

 

Su due argomenti d’attualità - annullamento delle trascrizioni di unioni omosessuali e costruzione di nuovi luoghi di culto, in particolare di moschee – è intervenuto il nostro arcivescovo.

 

 

L’arcivescovo, cardinale Angelo Scola, in occasione del tradizionale appuntamento annuale con i giornalisti, all’istituto dei Ciechi di Milano, lo scorso 21 febbraio, ha risposto ad alcune domande di stretta attualità: come l’annullamento da parte del pre­fetto Tronca delle trascrizioni - eseguite dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia - delle unioni omosessuali avve­nute all’estero o come la nuova legge della Regione sui luoghi di culto.

 

 «Sulla famiglia non possiamo scherzare!». Si trovino le soluzioni normative per «rispettare i diritti fon­damentali di tutte le persone, anche degli omo­sessuali» - ha risposto Scola, ai giornalisti che l’hanno interrogato. E, «mi pare, esistono anche delle pro­poste legislative» in questo senso. Ma si rispetti la famiglia per quello che è davvero. E non si chia­mi famiglia ciò che non lo è. Il prefetto ha fatto bene ad annullare quelle tra­scrizioni? «Io penso che abbia agito secondo la legge – ha affermato l’arcivescovo -. In una società plurale come la nostra, il rispetto verso tutti è fondamentale. Bisogna lasciare aperto fino in fondo il dibattito, perché tutte le posizioni si esprimano. Ma chi ha la responsabilità di legife­rare deve tener conto del valore delle cose in gio­co, e sulla famiglia non possiamo scherzare. Il fatto che la famiglia abbia subito delle modifica­zioni è sotto gli occhi di tutti», ha riconosciuto Scola. Ma il «nucleo decisivo e, per me, imprescindibi­le a livello sociale» della famiglia, è d’essere fon­data sul matrimonio come «rapporto stabile, aperto alla vita, tra un uomo e una donna. Venir meno a questa cosa è togliere qualcosa alla so­cietà». «Le parole indicano le cose. E se ci si confonde sulle parole, ci si confonde sulle cose», aveva detto Scola in premessa. Siano «garantiti», dunque, «i di­ritti personali, nel rispetto della dignità di tutti». Ciò «comporta come conseguenza che si lasci fino in fondo alla famiglia la sua precisa definizione». Ma «biso­gna evitare anche l’altro rischio: l’escamotage di usare altri nomi per poi riprodurre integralmen­te ciò che invece è proprio, co­stitutivo ed essenziale della fa­miglia».

«Non c’ è libertà di culto se non si concedono luoghi di culto. Ma questo non può essere un assioma assoluto - è stata la riflessione di Scola sull’altra questione posta dai cronisti -. Bisogna poi verificare chi domanda questo luogo di culto, cosa c’è dietro, chi lo fi­nanzia; se rispetta una storia e una tradizione, fin nella sua collocazione; se impara a distinguere secondo la logica europea la dimensione reli­giosa da altre dimensioni; se utilizza una lingua che sia accessibile...». Ebbene: «Se si tiene conto di tutti questi fattori» e della «complessità di pro­blemi che si legano a questa scelta», la doman­da di edificare nuovi luoghi di culto «sul piano del principio non può non essere accolta», e il no a moschee, templi o altro «non si giustifica in nes­sun modo». E alla diffidenza verso l’islam, che talvolta diventa paura e ostilità, come si rispon­de? «Non bisogna demonizzare la paura: biso­gna vincerla dando delle ragioni. E la dialettica politica deve servire anche a questo».

(fonte, Avvenire, 22 febbraio 2015)

 

Cernusco sul Naviglio, 23 febbraio 2015

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