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HOME > In Diocesi > 16 Febbraio 2015

SCOLA: «FINCHÉ C’È UN SOFFIO DI VITA,
NOI SIAMO PER LA VITA»

Il nostro Arcivescovo, al termine delle celebrazioni per la Giornata del malato, è anche intervenuto sulla possibilità che pure a Milano siano istituiti dei «quartieri a luci rosse».

 

«Se si dà anche solo una parvenza di maggiore legalità (alla prostituzione, ndr), indirettamente si accetta la tratta e la schiavitù della donna. Questo dobbiamo dircelo in faccia»: co­sì il cardinale Angelo Scola ha risposto ai giorna­listi, al termine  della celebrazione della Messa in una parrocchia milanese, che lo hanno interrogato sull’i­potesi di «quartieri a luci rosse». Se c’è invece «un tema molto importante che una società come la no­stra, che si vuole evoluta, dovrebbe porsi con ben altra consapevolezza», scandisce l’arcive­scovo, è di chiamare gli uomini - a partire dai clienti, dalla "domanda" che alimenta la tratta ad «assumersi le loro responsabilità».

Per i cri­stiani non ci sono "vite di scarto" - Nell’omelia l’arcivescovo aveva ricordato che «Dio ci ama ad uno ad uno, non ci lascia mai», e che «all’origine della nostra persona, di ognuno di noi, singolarmente preso, rispettato nella sua ineguagliabile personalità», c’è una «benedizio­ne», e che siamo, tutti, «predestinati ad essere figli adottivi del Padre mediante Gesù Cristo», e «fra la Trinità e ciascuno di noi c’è un rapporto che vince ogni forma di male fisico e morale». Dalla fede cristiana sgorga una visione dell’umano che è radicalmente alter­nativa a quella «cultura dello scarto» tante vol­te stigmatizzata da Papa Francesco. Per i cri­stiani non ci sono "vite di scarto", né ghetti do­ve relegarle o servirsene.

«Finché c’è un soffio di vi­ta, noi siamo per la vita» - Dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata del malato - sul tema «Sapienza del cuore. Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» - ha preso spunto l’o­melia dell’arcivescovo. «L’esperienza della ma­lattia, del dolore, della morte», nella prospetti­va della passione, morte, resurrezione di Gesù, «può diventare un’origine di sapienza», ha detto Scola. «In questa società troppo individualisti­ca, dicono i filosofi, più che morire si crepa. È un’espressione terribile. Come cristiani dob­biamo fare di tutto per testimoniare che questa idea è così disumana e sbagliata. Non dobbia­mo stare fermi di fronte ai tentativi della cosid­detta "buona morte", i tentativi di quanti non rispettano la vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Finché c’è un soffio di vi­ta, noi siamo per la vita». In conclusione dell’omelia, Scola ha ringraziato quanti - familiari, amici, volontari - vivo­no una «azione di carità piena» verso i malati o gli anziani soli, perché questi possano vivere «fi­no all’ultimo istante la vera qualità della vita, che non è solo il benessere del corpo ma la ca­pacità di ascoltare Gesù e di seguirlo».

Imparare ad ascoltare - Nel «popolo» che affolla il santuario mariano, ha detto poi ai giornalisti, c’è un «senso della fe­de» e ci sono «valori» che meritano di essere im­messi «nel dialogo normale della società plu­rale. Però – ha ricordato Scola - bisogna che tut­ti impariamo una propensione all’ascolto ve­ro e reale più profonda di quanto sta avvenen­do». E a chi gli ha chiesto un giudizio sull’ipotesi di abolire il ticket sanitario, ha risposto: se in pas­sato abbiamo esagerato nel dare tutto a tutti, gratis, anche a chi poteva pagare, ora che c’è la crisi non si arrivi «ad esagerare nell’altro sen­so». Dalla crisi si uscirà? Sì, ma se si va ai suoi «fattori profondi» e «se si muove il popolo: se tutto viene devoluto solo ai tecnocrati, ho qual­che dubbio». (fonte: Avvenire, 12 febbraio 2015)

 

Per approfondire, clicca qui: IncrociNews

 

 

Cernusco sul Naviglio, 16 febbraio 2015

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