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SCOLA: “IL GOVERNO DEVE FARSI CARICO
DEL PROBLEMA DELLA CASA»

L’Arcivescovo, lo scorso lunedì, incontrando i giornalisti alla Casa della Carità di via Brambilla, a Milano, è intervenuto sul dramma degli alloggi popolari occupati abusivamente.

 

Scola ha ricordato la visita fatta il sabato precedente alle case Aler di via Quarti a Baggio (450 famiglie, un terzo circa gli alloggi occupati abusivamente): «Là ho trovato gente molto provata, ma molto disponibile ad ascoltare, ad accogliere - ha raccontato -. Dobbiamo sfruttare questo momento, prima che invece precipiti in una rabbia che poi batta solo la strada della violenza». La legalità va ristabilita: ma che fare quando gli sgom­beri prevedono l’uso della forza contro situazioni di particolare fragilità, come può essere una madre sola con bimbi piccoli, o la famiglia senza più risorse a causa della disoccupazione? «È chia­ro che non puoi andare a dire a uno che ha occupato vent'anni fa: "vai via". Bisogna trovare un'altra strada. D’altro canto il prin­cipio di legalità bisogna rispettarlo. Allora: a me pare che l'idea, emersa dal tavolo del prefetto, di sgombrare in flagranza - ov­viamente non usando la violenza - può essere, almeno per il mo­mento, un piccolo segno di contenimento. Se una povera donna va all'ospedale, poi torna e si trova la casa occupata, evidente­mente qualcosa si deve fare», ha ribadito Scola.

 

Il nodo di fondo - «Però il nodo di fondo – ha aggiunto l’Arcivescovo - è che il governo deve ritornare a farsi carico del problema della casa». Troppo poche, ha denunciato, le case popolari fatte ogni anno «a livello statale». Mentre «a livello locale il Comune deve diventare il soggetto che unifica tutti gli interventi. Almeno la sinergia: almeno questo, il più presto possibile».

 

Vivere in spirito di sobrietà evangelica - Un invito a pregare «per chi è nel travaglio e nella fatica e in particolare per chi si trova senza casa» il cardinale lo aveva formulato anche domenica 23 novembre, in Duomo, al termine della Messa del­la seconda domenica d'Avvento. Riflettendo sul legame fra so­brietà e solidarietà, aveva detto: «Sono tante le forme di di­scriminazione che ancora perdurano nelle nostre terre e che - pur nella nostra debolezza - possono essere ridotte, conte­nute, perché la dignità di ognuno si affermi». Vivendo «in spi­rito di sobrietà evangelica», i battezzati possono contribuire, «in autentica amicizia civica, all’edificazione di una società civile dal volto umano». (fonte: Avvenire, martedì 25 novembre 2014)

 

Cernusco sul Naviglio, 1 dicembre 2014

 

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