SCOLA: “L’UOMO DEL TERZO MILLENNIO
HA BISOGNO DI UN NUOVO UMANESIMO”
Giovedì Santo -
“Entriamo nel cuore del mistero pasquale – è stato l’invito del
cardinale Scola - contemplando due aspetti del grande evento:
Cristo che si consegna alla Croce, liberamente e in obbedienza
al Padre, per la nostra salvezza e Cristo che si consegna a noi
come nutrimento, vero cibo e vera bevanda, sostegno della nostra
vita cristiana”.
L’Arcivescovo, nella Messa in “Coena Domini”, ricordando
le parole di Benedetto XVI nella “Spe salvi”: «Cristo è
morto per tutti. Vivere per Lui significa lasciarci coinvolgere
nel suo “essere per”», ha evidenziato che «in Gesù “essere per”
esprime innanzitutto il suo rapporto col Padre: Gesù si offre in
obbedienza amorevole e grata in forza del suo essere figlio.
Anche a noi, per poter consegnare la vita a Sua imitazione -
come in ogni caso la morte prima o poi ci chiederà - è domandato
di essere pieni di gratitudine, consapevoli che fin dal
concepimento siamo stati donati a noi stessi». In realtà, «la
mancanza di gratuità, soprattutto nelle odierne società del Nord
del pianeta, è l’esito di una cultura in cui molti uomini
crescono orfani, senza legami di autentica generazione. Ricreare
il tessuto sociale a partire dai legami costitutivi con Dio, con
gli altri e con se stessi è la strada necessaria per
l’edificazione del nuovo umanesimo di cui l’uomo del terzo
millennio ha bisogno».
«La complessità e la frammentazione della nostra società
- ha poi sostenuto il cardinale Scola - non possono spegnere,
anzi domandano a tutti noi questo impeto di costruzione comune,
espressione connaturale della elementare esperienza umana. Il
gesto della lavanda dei piedi oggi compiuto in pallida memoria
di quello di Gesù sia per noi sorgente di appassionato servizio
ecclesiale e civile». Il mistero di morte e risurrezione di
Gesù, ha proseguito l’Arcivescovo, «getta viva luce anche sul
nostro mistero di morte e risurrezione». Con «la solenne
Liturgia» del giovedì santo si entra «nel Triduo Santo, cioè nei
tre giorni centrali dell’intera storia umana». «Per questo anche
noi oggi, ascoltando sant’Agostino - ha aggiunto - possiamo
affermare con animo grato: “O sacramento dell’amore di Dio! ...
Chi vuole vivere ha dove vivere, ha di chi vivere. Si accosti,
creda, sia unito al corpo di Cristo per divenire vivo”». Dunque,
ha concluso Scola, «Gesù ci chiama in questa Eucaristia in
Coena Domini. Ci chiama per accoglierci (come ci ricorda il
Canto dopo il Vangelo della Messa di oggi): “Oggi, o Figlio di
Dio, come amico al banchetto tuo stupendo ci accogli”».
Cernusco
sul Naviglio, 21 aprile 2014
|