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CI SONO GIÀ SEGNI DELLE BEATITUDINI TRA NOI

 “Ogni giorno, soprattutto visitando le parrocchie, le associazioni, i movimenti e gli svariati ambiti espressivi della nostra società civile, ricevo conferme edificanti in cui già si vedono all’opera donne e uomini segnati dalle beatitudini”. Lo ha detto il nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, presiedendo il 1° novembre scorso, in Duomo, la Messa pontificale per la solennità di Ognissanti.

 

Una constatazione, quella del nostro Arcivescovo, che rileva al tempo stesso “con grande dolore” la situazione dei “non pochi fratelli cristiani ancor oggi esposti al martirio”, specie “in questi ultimi giorni in Siria” dove “decine di cristiani sono stati barbaramente trucidati e le loro case e chiese sono state devastate”. Per il cardinale Scola, “a dispetto degli innumerevoli messaggi contrari da cui siamo continuamente bombardati”, “il fascino dei santi” deriva “dalla testimonianza, nella loro carne, della vittoria del bene e della vita sul male e sulla morte”. Una santità che “è camminare alla luce del Suo volto e diffondere questa luce”, ha detto l’arcivescovo di Milano citando Papa Francesco, secondo il quale “la fede si trasmette, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma”.

“I santi in Paradiso vivono in piena pace questa beata felicità”, ha continuato il Cardinale, “ma le Beatitudini sono, sia pur in germe, anticipate anche per noi, ancora pellegrini su questa terra se, in forza della fede e del battesimo, viviamo seguendo Gesù”. “Certo su questa terra esse sono ancora mescolate con molte prove fisiche e morali”, ha ammesso l’arcivescovo di Milano, e tuttavia “già da qui noi possiamo toccare segni significativi della loro efficace presenza”. L’elenco del cardinale è ampio e articolato: “Penso alla gioia di molti sposi dopo 50-60 anni di matrimonio. Penso a come molti anziani ed ammalati si preparano al loro trapasso. Penso alla dedizione straordinaria di certi papà e mamme per i loro figlioli, in particolare a mamme gravemente malate che accettano la morte per dare alla luce il figlio. Penso a quante giovani e a quanti giovani scelgono il santo matrimonio cristiano o accolgono con gioia la chiamata alla vita consacrata”. Senza contare l’impegno “denso di carità e di giustizia di quanti donano tempo per edificare la vita buona nella società civile partendo dal bisogno dei più poveri”, o di chi “assume responsabilità socio-politiche in un paese come il nostro che più che mai - è sotto gli occhi di tutti - domanda virtù civiche mosse da autentici ideali”.

Cernusco sul Naviglio, 4 novembre 2013

 

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