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HOME > di Mese in Mese > 8 Luglio 2013

 

“LUMEN FIDEI”: “FATTORE DI ORIENTAMENTO NEL TRAVAGLIO LEGATO AL PASSAGGIO DI EPOCA E DI SOSTEGNO IN QUESTO PERDURANTE TEMPO DI CRISI”

Nel cuore dell’anno della fede, la prima enciclica di Papa Francesco, per i vescovi della nostra regione può essere “un fattore di orientamento nel travaglio legato al passaggio di epoca e di sostegno in questo perdurante tempo di crisise “resa oggetto di preghiera, meditazione e scambio tra cristiani, uomini delle religioni e di ogni convinzione.”

La prossima settimana pubblicheremo un commento di don Ettore Colombo, responsabile della nostra Comunità pastorale. 

“Lumen fidei” - “La luce della fede” - è il titolo della prima enciclica di Papa Francesco, pubblicata lo scorso venerdì 5 luglio. Suddiviso in quattro capitoli, più un’introduzione e una conclusione, il documento - spiega Papa Francesco - era già stato “quasi completato” da Benedetto XVI. A quella “prima stesura” l’attuale Pontefice ha aggiunto “ulteriori contributi”. Obiettivo del documento è “recuperare il carattere di luce proprio della fede” (n.4).

Oltre al testo completo dell’enciclica (reperibile qui, dal sito del Vaticano), a una sintesi del documento (dal sito dell'Azione Cattolica), presentiamo alcune prime impressioni e riflessioni lette ed ascoltate in questi giorni.

 

Fattore di orientamento - Per i vescovi lombardi, “la Lumen fidei offre indicazioni autorevoli, incoraggianti e incisive sulla necessità di una rinnovata esperienza di fede nelle comunità cristiane. La luce della fede è offerta ad ogni uomo perché possa affrontare il quotidiano della sua esistenza, le sue gioie, i suoi dolori, i suoi desideri e i suoi compiti avendo in Cristo Gesù Dio vicino. In tal modo la speranza e l’amore diventano affidabili. Nel cuore dell’anno della fede, l’enciclica, resa oggetto di preghiera, meditazione e scambio tra cristiani, uomini delle religioni e di ogni convinzione, sarà un fattore di orientamento nel travaglio legato al passaggio di epoca e di sostegno in questo perdurante tempo di crisi.” 

Testo semplice e profondo - Per monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo, l’enciclica è «un testo semplice e profondo, organico nel suo sviluppo e attento alla complessità degli aspetti  dell’esperienza più ricca e umanizzante che si possa pensare: quella di credere nel Dio Amore, di giocare la vita con Lui e per Lui, sapendo che proprio così essa non è meno ma più bella, non è meno ma più umana, non meno ma più autenticamente vissuta al servizio di tutti, per il bene di tutti, per la gloria dell’Eterno»

Messaggio di grande speranza - Per il priore di Bose, Enzo Bianchi, il messaggio dell’enciclica «per tutti quelli che non si dicono cristiani né credenti in Dio è di grande speranza: “nella misura in cui si aprono all’amore con un cuore sincero … già vivono, senza saperlo, nella strada verso la fede”. Sì, occorre fede-fiducia per tutti gli uomini, e soprattutto occorre credere all’amore. A chi crede all’amore, Dio si farà conoscere in un modo noto a Lui solo, e lo assocerà al mistero pasquale di Cristo.»

Fede, ragione e amore - Per il teologo Marco Doldi, «la fede è capace non solo di aiutare la ragione nel suo faticoso cammino di ricerca, ma anche di illuminare l’intera esistenza dell’uomo. È una luce potente, che non procede da noi stessi, ma viene in definitiva da Dio: “La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita” (n.4). Qui troviamo una trave portante dell’Enciclica: non solo la fede è in armonia con la ragione, come insegnava il pensiero medievale, ma essa possiede un legame costitutivo con l’amore. Infatti, è memoria fondante di quanto Dio ha rivelato e compiuto nel suo Figlio. La morte di Cristo ma anche la sua Risurrezione testimoniano concretamente che Dio nel suo amore è affidabile e opera nella storia.»

Porta luce nell’esistenza personale - Per Bruno Cescon, docente di filosofia teoretica e di liturgia e comunicazione sociale, giornalista professionista, «il linguaggio dell’Enciclica è semplice. Il testo non è infarcito di citazioni a piè di pagina. Scorre velocemente. Va a incontrare gli interrogativi del dubbioso, del laico, dello stesso credente. Proprio perché si rivolge a tutti senza distinzioni o esclusioni per cultura la lettera apostolica sulla luce della fede cerca di mostrare l’efficacia pratica del credere. Anzitutto perché porta luce nell’esistenza personale. Ma anche nella società. O il bene comune, il bene di tutti, che deve perseguire la politica, ha un fondamento nell’amore di un Padre, oppure lo sviluppo è guidato dall’utile e dalla misura del profitto. Si potrebbe chiosare che l’utilitarismo - di pochi - è proprio il sistema adottato da quel capitalismo finanziario che ha generato la grande crisi attuale. I rapporti sociali, il bene comune vanno ripensati nella chiave dalla “fraternità”. Né si può scindere il credere, la sua luce, dal diritto e dalla giustizia, dalla pace se essa si fonda in un Dio che è Padre e madre. La fede mostra la sua efficacia anche come fondamento della famiglia in quanto legge l’unità di essa come rispecchiamento di un’alleanza più grande, quella di Dio. Se la fede è efficace nello scorrere dell’esistenza significa ancora di più che non è una illusione. Dio non solo non è morto ma illumina la città terrena prima ancora di quella celeste.»

Un’enciclica sfida - Per il poeta Davide Rondoni «è un’enciclica sfida, specie per i cristiani, e per coloro che desiderano una Chiesa che compie il suo destino non come agenzia morale o sociale, innanzitutto, ma come annunciatrice del Volto che illumina la magnifica e dura prova della vita. In questa enciclica si può trovare il chiarimento, il gusto, l’avventuroso senso di questo strano mistero di essere peccatori e limitati come tutti, ma lieti di essere “quelli di Cristo”»

Un appello alla ragione degli uomini innamorati della verità - Per il giornalista Giovanni Santambrogio,  «la Lumen fidei assume un’importanza considerevole nell’urgenza della rievangelizzazione. Nell’enciclica numerosi sono i passaggi su giustizia, rapporti sociali, architettura del vivere in armonia e per il bene comune. Tutto diventa possibile se l’uomo che opera sa ascoltare, vive di memoria, persegue la verità e si lascia interrogare dalla presenza di un Dio vivente e nostro contemporaneo. Un’enciclica per i credenti ma non solo: è un appello alla ragione degli uomini innamorati della verità.»

 

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