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HOME > di Mese in Mese > 3 Giugno 2013

 

L’EUCARISTIA CI INVITA A FARCI CARICO
DI CHI CI VIVE ACCANTO

La comunità pastorale cittadina si è riunita, nella solennità del Corpus Domini, lo scorso 30 maggio, in chiesa prepositurale per la celebrazione della Messa, a cui ha fatto seguito la processione eucaristica sino alla chiesa della Madonna del Divin Pianto. La giornata feriale non ha impedito la partecipazione di molti fedeli, soprattutto di famiglie giovani.

 

La Messa, nella solennità del Corpus Domini, è stata concelebrata da tutti i sacerdoti delle tre parrocchie cittadine e presieduta da don Ettore Colombo. All’omelia il prevosto ha invitato i fedeli a  superare due possibili ostacoli che potrebbero impedire di vivere bene il dono l’Eucaristia: quello dell’abitudine e quello della separazione o dell’isolamento.

Vincere l’abitudine - “L’Eucaristica è la celebrazione rituale di qualcosa che rito non è - ha spiegato don Ettore - perché la morte di Gesù in croce non è stato un rito: è stato qualcosa di reale e di vero. Ogni rito, quando è celebrato spesso, corre il rischio dell’abitudine” di “perdere il significato più vero, ultimo”. “Quando celebriamo l’Eucaristia – ha proseguito don Ettore - non facciamo semplicemente una preghiera davanti a Dio, non è questo il senso dell’Eucaristia, ma rispondiamo a un suo preciso comando, obbediamo a ciò che ci ha chiesto Lui: facciamo memoria della sua Pasqua, siamo messi alla presenza della sua vita, che si fa incontro con noi, e riceviamo sin da ora quel seme di eternità che gusteremo in modo pieno nel giorno della sua venuta, del suo ritorno.”

Superare l’isolamento - L’altro pericolo, richiamato dal responsabile della nostra Comunità pastorale, è “il ritenere l’Eucaristia una cosa talmente grande, talmente superiore, rispetto alla nostra vita ordinaria, da essere lontana da essa, da non farla mai incontrare con la nostra esistenza.” Il Vangelo invece  ci dice “che il gesto di Gesù dello spezzare il pane, dell’alzare gli occhi al cielo, di invocare la benedizione … era qualcosa di strettamente legato alla sua vita ordinaria. Più volte Gesù ha compiuto il gesto della moltiplicazione dei pani e poi ha compiuto anche il gesto dell’ultima cena: proprio da questi gesti, con la sua risurrezione, Gesù viene riconosciuto vivo dai suoi amici: pensiamo alla pagina dei discepoli di Emmaus. Questo vuol dire che la celebrazione dell’Eucaristia ci deve aiutare non solo a superare l’abitudine dell’Eucaristia ma anche la separazione tra questo gesto e la vita ordinaria di ogni giorno. A nulla servirebbe rimanere in silenzio davanti a Lui e nutrirci di Lui se poi la nostra vita rimane la stessa, procede su altri binari.”

“È nei gesti ordinari della comunione, dell’accoglienza vicendevole, della condivisone tra i fratelli della nostra stessa vita che noi possiamo vivere in pienezza il dono dell’Eucaristia.”

Il Prevosto ha, infine invitato i presenti a farsi “carico di chi ci vive accanto, non confidando solo sulle nostre forze, ma contando sulla presenza di Gesù che vive con noi, che è in mezzo a noi”

Sequela, comunione, condivisione - Nella festa del Corpus Domini, ha detto Papa Francesco,  «anche noi sperimentiamo. la "solidarietà di Dio" con l'uomo, una solidarietà che mai si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci». Cristo ci dà «la sua vita, che vince il male, l'egoismo, la morte», E dunque, aggiunge il Papa, proprio «nell’Eucaristia il Signore ci fa per­correre la sua strada, quella del ser­vizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ric­chezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell'amore, scende nella nostra povertà per trasformarla». Sequela, comunione, condivisione. Sono state le parole chiave dell’omelia pronunciata dal Papa durante la Messa in San Giovanni in Laterano a Roma,  lo scorso 30 maggio, a cui ha fatto seguito la processione eucaristica verso la Basilica di Santa Maggiore Maggiore.

“L'Eucaristia è dono che ci chiama a essere dono” - La vita - ha detto in nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, spiegando il senso della processione che si è snodata, sempre il 30 scorso,  nel quartiere Gallaratese, dove trent’anni fa alla presenza di Giovanni Paolo II e di Madre Teresa di Calcutta si concluse il XX Congresso eucaristico nazionale - è «un viaggio che non si può disertare». Ma non siamo soli. E non siamo senza meta. «Non solo sappiamo dove - o meglio da Chi - an­diamo, ma abbiamo il viatico per il nostro cammino». Io sono con voi tutti i giorni, fi­no alla fine del mondo, era il tema della processione, tratto da Matteo: in questo cammino l'Eucaristia e la Chiesa comu­nicano «la contemporaneità di Cristo al­la vita dell'uomo». Non solo: l'Eucaristia è dono che ci chiama a essere dono. «Ge­sù ci coinvolge nel dinamismo della sua donazione. Il senso compiuto della nostra esistenza è costituito dal dono totale di noi stessi». Dall'Eucaristia «ha origine la comunione. Il popolo di Dio, qui genera­to e rigenerato, è chiamato a rendersi vi­sibile e incontrabile». Infine: «Segno e­spressivo dell'unità generata dalla partecipazione all'unico Pane di vita che è Cri­sto, è la condivisione della vita con tutti e in particolare con i più poveri».

C.G.

 

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