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HOME > di Mese in Mese > 20 Maggio 2013

A 1700 ANNI DALL’EDITTO DI MILANO, BARTOLOMEO I
E SCOLA A CONFRONTO SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA

 

Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, la scorsa settimana è stato in visita alla città di Milano, nell’ambito delle celebrazioni ambrosiane per i 1700 anni dell’Editto di Costantino: il primo testo che afferma la libertà religiosa come un diritto che spetta ad ogni persona.

 

Bartolomeo I intervenendo - mercoledì scorso, 15 maggio - nella sala delle Cariatidi a Palazzo Reale alla lectio magistralis a due voci, insieme all’arcivescovo cardinale Angelo Scola, ha detto che  “oggi, oltre alla crisi economica mondiale e ogni altra crisi, viviamo anche la crisi della libertà”.

L’unica illimitata libertà è l’illimitato amore - “Purtroppo oggi - ha aggiunto il Patriarca - la libertà è ridotta a uno dei beni più maltrattati’ nell’umanità, soggetta continuamente all’arbitrio e alle ideologie umane. Gli uomini, soprattutto chi si sente superiore, credono di essere liberi quando possono indiscriminatamente soddisfare i propri desideri, compiendo ciò che vogliono quando vogliono, senza limiti, decidendo e operando, commettendo ingiustizie nel silenzio di coloro che gli stanno attorno, ammazzando e venendo applauditi: tutto e sempre nel nome della libertà”. Però la possibilità dell’uomo di fare ciò che vuole “non solo non è libertà, ma, anzi, costituisce la peggiore forma di schiavitù”. “L’unica illimitata libertà è l’illimitato amore”, ha detto il Patriarca che poi ha aggiunto: “Comprendiamo che siamo veramente liberi quando veniamo crocifissi e non quando crocifiggiamo; quando sacrifichiamo i nostri diritti a favore dei diritti degli altri; quando offriamo e condividiamo, non quando rivendichiamo. Vera libertà è nel dare, non nel ricevere”.

La libertà è per il cristiano modo di vita - Il Patriarca ha amaramente constatato che “1700 anni dopo la concessione della libertà religiosa con l’Editto di Milano, continuano in tutto il mondo, sotto molteplici forme, le persecuzioni”.

“Facciamo appello a tutti - ha detto Bartolomeo I - affinché prevalga la pace e la sicurezza tanto nel Medio Oriente, quanto in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni economiche e in molti altri modi”. Ed ha aggiunto: “La libertà è per il cristiano modo di vita. La più elevata libertà è la purezza della nostra mente e perfetta libertà è la purezza del cuore. Questa è la libertà di Dio che ha le sue radici, la sua pienezza e la sua perfezione nella libertà dell’uomo. La libertà dell’uomo è la libertà di Dio. L’Editto di Milano costituisce un momento culminante nella vita dell’umanità e per il nostro travagliato mondo è speranza per un domani migliore”.

Edificare un buon tessuto sociale, rispettoso della libertà di tutti - Il nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola, intervenendo subito dopo Bartolomeo I, ha affermato che si profila “un compito particolarmente impegnativo per Milano, per la Lombardia e per le nostre terre: mostrare la capacità di rinnovare il corpo ecclesiale ed edificare un buon tessuto sociale, rispettoso della libertà di tutti”. “La celebrazione dell’anniversario dell’Editto di Milano - ha proseguito l’arcivescovo - cade in un momento storico in cui la Chiesa ambrosiana, insieme a tutte le Chiese del nostro Paese, è impegnata in un’opera di trasformazione delle forme di presenza in una società plurale”. “Lo documentano - ha continuato Scola - le reti di accoglienza, di solidarietà, di costruzione di risposte ai bisogni fondamentali, di gestione del legame sociale, di luoghi di elaborazione e diffusione di arte e cultura”. Ed ha aggiunto: “Le parrocchie, le associazioni, i movimenti sono consapevoli che per i cristiani non ci sono bastioni da difendere, ma vie da percorrere per documentare che Cristo è l’Evangelo dell’umano”. Ma questo compito è “un cammino comune” che “trova le nostre Chiese unite nel cammino comune dell’evangelizzazione e del contributo all’edificazione di una civiltà dal volto umano”.

Celebrazione ecumenica - Il giorno seguente, giovedì 16 maggio, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha presieduto nella basilica di Sant’Ambrogio, insieme al nostro arcivescovo, una celebrazione ecumenica, ed è tornato a rilanciare un appello per i cristiani perseguitati: “Con grande afflizione - ha detto - vediamo anche oggi cristiani di tutte le confessioni perseguitati in molti luoghi, ritenuti nemici della società e dello Stato, non tollerati da un gran numero di Paesi e legislazioni, costretti a bere il calice dell’amarezza e spesso del martirio: tutto per il solo fatto di essere cristiani. Ma gli eventi dell’umanità e il corso del mondo, le guerre e i disordini, l’ingiustizia e la mancanza di sicurezza personale non ci fanno paura”.

 

È stato davvero “memorabile” – ha commentato l’Abate di Sant’Ambrogio, monsignor De Scalzi - quanto è avvenuto lo scorso 16 maggio nell’antica Basilica di Sant’Ambrogio: il successore di sant’Andrea e il successore di sant’Ambrogio hanno pregato insieme l’unico Signore, mettendo un seme di riconciliazione e di speranza.

 

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