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HOME > di Mese in Mese > 7 Aprile 2013

UNA SERATA PER NON DIMENTICARE DON TONINO BELLO

 

“La Chiesa del grembiule” è il titolo della serata che la “Libreria del Naviglio” e il Decanato di Cernusco sul Naviglio propongono - martedì 16 aprile 2013, alle ore 20,45, al teatro Agorà - a vent’anni dalla morte di monsignor Tonino Bello. A ricordarlo interverrà monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea: uno degli ultimi testimoni viventi del Concilio Vaticano II.

 

Don Tonino Bello (1935 – 1993, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi), come amava farsi chiamare, è stato definito “profeta della non violenza e della pace, testimone della speranza che, sfidando le convenzioni, ha dimostrato sino all’ultimo, anche nelle incomprensioni, l’adesione al Vangelo nell’amore del prossimo.

Alla 45^ Marcia della pace, tenutasi a Lecce lo scorso 31 dicembre, monsignor Luigi Bettazzi, già presidente di Pax Christi Italia, ha portato una sua testimonianza su don Tonino Bello: Ricordo la marcia di Pax Christi fatta a Sarajevo, voluta da don Tonino, durante la guerra in Jugoslavia. Andammo lì innanzitutto per dire a quelle popolazioni martoriate che c’era qualcuno che pensava a loro, poi per richiamare la responsabilità dell’Italia e dell’Europa; in terzo luogo per riaffermare che anche in una siffatta situazione l’unico cammino vero per la giustizia e la pace era quello della nonviolenza attiva. Ecco, questo era il messaggio centrale per il vescovo di Molfetta, già presente nella ‘Pacem in terris’ di Giovanni XXIII. Ritenere che la guerra porti alla giustizia, secondo l’enciclica, è fuori dalla ragione; in più il cristiano deve sentire la nonviolenza contro qualunque forma di guerra come una conseguenza della propria adesione al Vangelo e impegnarsi in tal senso. Tonino Bello ha accolto questo messaggio fino alla morte: raccogliendo l’impegno di Giovanni Paolo II contro la prima guerra del Golfo si è attirato critiche forti, tanto da causargli un’ulcera allo stomaco dalla quale è poi venuto il tumore. È stato quindi un vero martire della nonviolenza”.
E
, nella stessa occasione, monsignor Bettazzi ha anche ricordato che “don Tonino era aperto agli altri e alla sua Chiesa, sapeva che da solo non ce l’avrebbe fatta, chi l’ha fatto maturare veramente è stato il Concilio”. “Dio ci parla - ha spiegato monsignor  Bettazzi - al di là della mentalità che ci viene data dai mezzi di informazione: aver più soldi, più potere”. Invece, “dobbiamo avere più amore, più solidarietà: ecco la parola di Dio”. È diretta l’esperienza del Concilio per il vescovo ultra novantenne: “Le costituzioni si aprono al mondo contemporaneo, per ognuno di noi, per farci essere un fermento d’amore, di solidarietà, di pace”. Per “essere fedeli al grande messaggio, alla grande affettuosa vicinanza di don Tonino dobbiamo davvero, a cinquant’anni dal Concilio, impegnarci con Dio nella sua parola, immergerci ed essere vicini a Gesù Cristo che ci dà il suo spirito, perché possiamo vivere bene nella Chiesa. Don Tonino ha sofferto tanto ma ha voluto vivere nella Chiesa per essere fermento di solidarietà, di amore e di pace nel mondo”.

Una serata, quindi, per tenere viva la memoria di don Tonino Bello, a vent’anni dalla sua morte, e per non dimenticare l’importanza, nella vita della Chiesa ma non solo, del Concilio Vaticano II.

C.G.

 Locandina della serata (pdf)

          

 

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