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HOME > di Mese in Mese > 4 Marzo 2013

SARÀ INTITOLATA A FELICINO FRIGERIO LA SALA CONFERENZE DELLA “VECCHIA FILANDA”

 

La giunta comunale, la scorsa settimana, ha deliberato di intitolare la sala conferenze della ristrutturata Vecchia Filanda di piazza Gavazzi a Felice Frigerio. La cerimonia ufficiale dell’intitolazione probabilmente avverrà in occasione della prossima Festa di San Giuseppe (16 e 17 marzo 2013). Una scelta che rende il giusto riconoscimento a una personalità cernuschese di grande rilevanza.

 

Il ricordo del concittadino Felice Frigerio - maestro delle cose semplici e belle, come lo abbiamo salutato quel 15 gennaio del 2000, quando ci ha lasciato - ci è caro perché con le sue opere ha saputo e sa ancora evocare persone e luoghi che non ci sono più ma che continuano a vivere in noi, ci appartengono e  ci fanno compagnia.

Felice Frigerio, nato il 14 novembre 1920 e deceduto il 15 gennaio 2000, è stato un protagonista della lotta di liberazione, consigliere e assessore comunale, insegnante ma soprattutto custode della storia e della cultura della città e suo impareggiabile pittore.

Al suo funerale, don Luigi Caldera ricordò la grande lezione di vita offerta da Felice Frigerio: saper compiere sempre, anche quando dovesse costare enormi sacrifici, il proprio dovere. Frigerio, infatti, a soli venticinque anni si “sentì addosso una responsabilità immensa”: comandante della 26^ Brigata del Popolo nella lotta partigiana. Non si tirò indietro, ma seppe “alla preghiera far seguire l’azione ed il sacrificio.”

Felice Frigerio era conosciuto dai cernuschesi soprattutto come pittore. Forse non sarebbe eccessivo, parlando delle sue opere, dire che sono come “una freccia lanciata all’interiorità attraverso il linguaggio della bellezza, un sostegno alla contemplazione”. Felice Frigerio ha fatto tante cose, ha ricoperto molti incarichi pubblici, ha coltivato diversi interessi, ma il suo nome, nella storia della nostra città, rimarrà indissolubilmente legato alla porta di bronzo del Santuario di Santa Maria, inaugurata nel maggio 1998, in occasione del cinquantesimo di messa di don Nando Macchi. In questa opera, che ci testimonia del suo talento artistico, ha “cercato - come lui stesso ha scritto - di essere semplice, alla portata di tutti” affinché quelle formelle della porta potessero “servire a guidarci nella preghiera e nella comprensione dei grandi misteri della nostra fede, disponendo i nostri cuori alla fiducia e alla consolazione.”

C.G.

 

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