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LA MAGGIORANZA DELLE GIOVANI DONNE
VEDE UN FUTURO INCERTO

Presentiamo i risultati di una ricerca sull’impatto della crisi sulle donne cernuschesi. Gli obiettivi di questa indagine erano: conoscere le ricadute della recessione economica sulla vita quotidiana delle persone, delle donne, delle famiglie; aprire un focus specifico sulla recessione economica, sul lavoro/non lavoro femminile e gestione della maternità; rilevare i disagi, i nuovi bisogni e le possibili risorse. Sono state realizzate 160 interviste telefoniche, più altre più mirate e approfondite, a donne in età 20-65 anni, residenti a Cernusco. I risultati di tale studio sono stati presentati in conferenza stampa il 1° dicembre scorso.

Voce Amica due anni fa pubblicò un articolo che illustrava i risultati di un’indagine commissionata dal Comune relativa alle condizioni e ai bisogni sociali della popolazione di Cernusco. L’esito di tale ricerca tracciò un quadro abbastanza confortante, dato che risultava che il disagio pesante, derivato dalla crisi economica, veniva avvertito da una parte limitata dei cittadini; non si trascurò di sottolineare però che l’area del “rischio disagio” comprendeva un Cernuschese su tre e che la previsione era che, il protrarsi della crisi, avrebbe sicuramente peggiorato le condizioni di queste famiglie. L’amministrazione comunale si impegnò allora a continuare nella sua opera di accurato monitoraggio. A tal fine è stata recentemente commissionata una nuova ricerca, sempre attinente al tema della crisi economica e ai suoi impatti sul territorio, all’Associazione socio-culturale Blimunde, nell’ambito delle attività dello Sportello Donna.

L’impatto dell’attuale situazione economica sulle donne
Si tratta di un approfondimento sulla realtà cernuschese, dove si va ad esplorare l’impatto della crisi economica sulle donne, in quanto lavoratrici, madri, componenti di una famiglia. Gli obiettivi di questa indagine erano: conoscere le ricadute della recessione economica sulla vita quotidiana delle persone, delle donne, delle famiglie; aprire un focus specifico sulla recessione economica, sul lavoro/non lavoro femminile e gestione della maternità; rilevare i disagi, i nuovi bisogni e le possibili risorse. Sono state quindi realizzate 160 interviste telefoniche, più alcune più mirate e approfondite, a donne in età 20-65 anni, residenti a Cernusco. I risultati di tale studio sono stati presentati in conferenza stampa il 1° dicembre scorso dall’assessore alle Politiche sociali e pari opportunità, Rita Zecchini, e dalla dottoressa Lombardi, docente di sociologia all’Università degli Studi di Milano, autrice della ricerca. Come sempre gli elaborati di questi studi, sono ampi e ricchi di informazioni e quindi abbiamo chiesto all’assessore Rita Zecchini di aiutarci a rileggere tali esiti, cercando di estrapolare i punti salienti.

Una crisi diversa dalle precedenti
La prima nota, che subito ci appare evidente e rilevante, è che questa crisi economica, nei suo impatti, è molto diversa dalle precedenti. Si vede infatti come il peso della recessione economica sia ora più uniformemente diviso tra donne e uomini poiché sono intervenuti dei cambiamenti nel tasso di occupazione femminile e si è modificata la composizione del reddito familiare, cui la donna concorre, oggi più che in passato, a costituire. Questo significa che è diventato più rilevante l’impatto della crisi, rispetto al passato recente, sui diversi settori dell’economia maggiormente femminilizzati.

I dati nazionali
La ricerca ha poi ha ripercorso tre livelli territoriali: crisi nazionale, provinciale, cernuschese. Sul livello nazionale ci limitiamo a sottolineare come la recente crisi economica abbia messo ancor più in evidenza i problemi di fondo del mercato del lavoro, con forti disparità territoriali, difficoltà di inserimento dei giovani, segmentazione tra lavoratori italiani e stranieri, crescita delle persone che rinunciano alla ricerca di un’occupazione. Emerge una preoccupante diminuzione dell’occupazione femminile qualificata e un aumento della scelta del part-time (spesso non scelto volontariamente), fenomeni che portano l’Italia ad allontanarsi ancora di più dagli standard europei per quel che riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, situazione che va accentuandosi per le donne-madri soprattutto in seguito alla nascita di figli. Solo nel biennio 2008-2009, circa 800.000 donne, in occasione di una gravidanza sono state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere e di queste solo quattro su dieci, hanno ripreso l’attività lavorativa.

I riflessi nell’Est Milanese

Sempre nel periodo 2008-2010, il mercato del lavoro territoriale dell’Est Milanese ha anch’esso registrato dinamiche drammaticamente negative. Ciò che tristemente si evidenzia è che, nonostante la partecipazione della componente femminile nel mondo del lavoro sia in lieve e progressiva crescita, la stessa rimane sottodimensionata rispetto alla media provinciale che è del 59,3% (2010); nella nostra zona infatti, nei primi sei mesi del 2010, si è registrato un nuovo rapporto di lavoro pari al 39,5% per le donne contro un 60,5% degli uomini.

I risultati dell’indagine a livello cittadino
Passando a Cernusco, gli esiti della ricerca sono così sommariamente riassumibili. Le donne che hanno risposto all’indagine hanno un’età media di 44 anni, titolo di studio di scuola superiore (39%), coniugate (74%), conviventi con figli o partner (49%). Il 72% ha figli (1,3 per donna come la media nazionale) di cui il 44% minori di 14 anni. Il 41% di esse dichiara di essere occupata, il 28% è casalinga, il 17% pensionata, il 5% studia, un 4% è in ricerca di un lavoro e un altro 4% è disoccupata. Il tipo di contratto delle lavoratrici è per il 52% a tempo pieno e indeterminato mentre il tempo parziale è praticato dal 25% del campione e ricalca la media nazionale (27%).
Per meglio comprendere le ricadute della crisi sulle donne e sulle famiglie, la ricerca ha indagato sui ruoli ricoperti all’interno delle stesse. Alla domanda “chi si occupa prevalentemente del lavoro familiare” la riposta è stata che tale attività ricade ancora per il 91% sulle donne e quindi siamo di fronte ad una gestione della casa e della famiglia di tipo “tradizionale”.
Le persone che concorrono a formare il reddito della famiglia sono due nel 53% dei casi, uno nel 42% e tre o più nel 5% delle famiglie; l’87% delle donne abita nella casa di proprietà e il 6% possiede altre case; il 65% possiede un’auto e il 28% ne ha due; il 64% detiene un computer; il 49% possiede un televisore mentre il 48% ne ha due o più. Il 56% delle intervistate può permettersi una sola vacanza l’anno, il 14% può permettersene due e il 6% tre o più ma ben il 23% di esse non va mai in vacanza.
Parlando di riduzione delle spese familiari negli ultimi cinque anni, sono considerevoli proprio quelle relative alle vacanze (57%), seguono le spese per l’abbigliamento (56%) e per l’alimentazione (27%). Qui pare evidente che i tagli più sostanziosi siano sulle voci di spesa ritenute superflue ma i tagli agli alimenti fanno pensare ad una fascia di persone in serie difficoltà economiche. D’altra parte, in linea con la precedente e già citata analisi del 2010, a Cernusco si evidenzia un gruppo di popolazione agiata che dichiara di non aver effettuato alcuna riduzione alle proprie spese (29%).
Rispetto all’autovalutazione del proprio tenore di vita, il 2% delle donne intervistate lo definisce alto, l’87% medio, il 14% basso, l’1% molto basso; il 39% del campione dichiara che sia peggiorato negli ultimi cinque anni e nessuna indica un miglioramento. Nonostante le riduzioni di spesa e la percezione del peggioramento del proprio tenore di vita, le intervistate hanno dichiarato di non aver dovuto rinunciare a scelte di vita importanti (74%) come la maternità, il matrimonio, lo studio; solo il 9% dichiara di aver rinunciato all’acquisto della casa.
Per il futuro, il 45% delle donne lo vede sereno, il 36% incerto, il 15% difficile e solo l’1% agiato. Da evidenziare come questi dati siano sovrapponibili a quelli relativi al futuro della propria famiglia, a sottolineare il fatto che le donne identificano quasi sempre il sé individuale con il sé familiare. Cambia però questa rappresentazione al cambiare dello stato civile, dove il futuro appare più incerto per le nubili (58,1%) che appartengono quasi tutte alla fascia più giovane, rispetto alle coniugate (30,5%).

Le richieste
Le richieste alle istituzioni si riassumono in interventi strutturali per le famiglie: sostegno alle persone in cerca di lavoro (75%), alle famiglie con figli (74%), alle giovani coppie (68%); un aiuto economico (61%); un incremento dei servizi sociali (50%), dei servizi per gli anziani (48%) e di quelli per l’infanzia (39%).

Altri dati dal territorio
La ricerca ha inoltre interpellato alcuni osservatori privilegiati del territorio (associazioni, operatori sociali, esponenti sindacali, dirigenti aziende di servizio) da cui sono emerse ulteriori osservazioni, tra le quali: il fenomeno legato alla chiusura/riduzione di diverse attività produttive sul territorio, il maggior impatto di queste riduzioni sulla componente maschile, la ricaduta prevalentemente sulle donne della riorganizzazione della spesa e della soddisfazione dei bisogni familiari, l’aumento delle persone che devono ricorrere ai servizi sociali e al volontariato, gli impatti che generano criticità e crisi familiari. Viene quindi evidenziato da questi “osservatori” ciò che emerge anche dalla ricerca ovvero che non si tratta solo di una crisi economico-finanziaria ma più gravemente di una crisi sociale, familiare, di relazione, che comporta la rottura di un delicato equilibrio, generando un disagio psico-fisico e mettendo a rischio la coesione sociale tra i cittadini, facendo nascere tensioni fra i diversi gruppi sociali.
Varie sono le azioni messe in atto dall’amministrazione comunale per rispondere a questa crescente richiesta di aiuto e tra le varie segnaliamo l’aumento dei contributi e del sostegno economico e non, bandi anti-crisi, creazione di una rete con le associazioni di volontariato (CAV, San Vincenzo, Auser, Caritas) che si occupano di assistenza dei più bisognosi.

Il ruolo delle donne
Abbiamo già scritto di quali riteniamo siano le linee guida su cui muoversi per dare risposte concrete a questa difficile situazione. Questa indagine ci da l’opportunità però di sottolineare come il nostro Paese non possa pensare di uscire da questa crisi senza creare le giuste condizioni perché tutte le donne possano esprimere il loro enorme potenziale e dare il loro indispensabile contributo in tutti gli ambienti e a tutti i livelli.

Guido Brovelli
 

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