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HOME > Cernusco7 > 23 Marzo 2015

ALLE NUOVE IMPRESE NON CONVIENE INSEDIARSI A CERNUSCO

Assolobombarda, associazione degli industriali della nostra Regione, ha reso noto negli scorsi giorni il rapporto sulla fiscalità locale a carico delle aziende, giunto alla terza edizione.

 

Il rapporto analizza la pressione fiscale nei principali Comuni della città metropolitana, della Provincia di Monza Brianza e della provincia di Lodi, prendendo in considerazione e confrontando i valori delle imposte dovute dalle imprese per i loro immobili (IMU, TASI, tassa sui rifiuti e oneri di urbanizzazione, quest’ultimi per le nuove costruzioni) e dalle persone fisiche (addizionale Irpef).

«L’iniziativa – si legge sul sito web di Assolombarda - consente all’Associazione di fornire una rappresentazione d’insieme dell’impatto della fiscalità locale sulle attività produttive e di mettere a disposizione delle amministrazioni comunali uno strumento utile ad orientare le proprie scelte su una materia decisiva per la vita delle aziende e per l’attrattività del territorio.»

Fuga da Cernusco - Ciò che emerge con tutta evidenza dal rapporto è che per una nuova impresa non è certamente conveniente scegliere Cernusco per costruire il suo capannone industriale. La nostra città nel 2012 era al 51° posto, nel 2013 è salita al 40° e nel 2014 è balzata al 10°.

È da precisare che le tabelle del Rapporto illustrano le posizioni relative di ciascun Comune in ordine decrescente di livello di pressione fiscale; posizione 1 = max pressione; posizione 86 = min pressione.

C’è un prima importante sottolineatura che si legge nel Rapporto: «Il federalismo fiscale, introdotto per portare una maggiore efficienza della spesa locale e un minor numero di tributi con una conseguente semplificazione delle pratiche da parte delle imprese, ha invece portato un aumento del prelievo fiscale e maggiori difficoltà nella gestione dei pagamenti. Da qualche anno, infatti, la progressiva riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato spinge molte amministrazioni locali, incapaci e/o impossibilitate a contenere le spese, ad utilizzare la leva fiscale per far fronte alle minori entrate. Il carico impositivo fiscale, sia a livello nazionale sia a livello locale, ha raggiunto oramai picchi e forme che frenano lo sviluppo delle imprese e spesso ne compromettono la stessa sopravvivenza. Una decisa inversione di tendenza va promossa in modo forte e deciso.»

Una seconda osservazione richiama i parametri di valutazione per la localizzazione dei nuovi insediamenti: «Le imposte locali - insieme ai collegamenti infrastrutturali, ai servizi pubblici, ai prezzi e alla qualità degli immobili e al contesto produttivo circostante - sono infatti uno dei fattori che l’impresa prende in considerazione prima di effettuare un investimento localizzativo in un nuovo territorio. In questo modo concorrono a definire la competitività di quel territorio e delle imprese che vi sono insediate.»

L’indagine è stata condotta raccogliendo le informazioni riguardanti «le tariffe e le imposte pagate dalle imprese con riferimento  a due tipologie di immobili (un ufficio e un capannone industriale) nel corso del 2014 in 86 Comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Lodi e Monza e Brianza. Gli importi sono stati confrontati con quelli pagati nel corso del 2013 e del 2012, consentendo di evidenziare l’andamento della pressione fiscale locale nei tre anni considerati. Le tariffe e le imposte rilevate non sono esaustive dell’imposizione fiscale locale sulle attività delle imprese, ma sono le più significative in termini di gettito per le casse comunali.»

Il confronto tra i diversi Comuni è stato fatto ipotizzando «due “imprese tipo” proprietarie di un capannone industriale e di un ufficio, localizzati in contesti territoriali analoghi, e sono stati calcolati i valori di ciascun tributo che queste aziende avrebbero dovuto pagare nel 2014. Per ogni singola imposta relativa al 2014 è stata fatta una graduatoria dei Comuni, partendo da quello con maggiore onere tributario per arrivare a quello più virtuoso.»

Dall’indagine fatta, confrontando il risultato complessivo conseguito da ciascun Comune (aggregando il dato di uffici e capannoni e considerando tutte le imposte e gli oneri salvo l’addizionale irpef) nel 2014 con quello del 2013, è risultato che i Comuni con il livello di pressione fiscale più alto sono quelli di grandi dimensioni e più vicini a Milano, che non hanno subito variazioni in classifica: Milano, Cologno Monzese, Rozzano, Baranzate e Pieve Emanuele. Al sesto posto è salito Bollate (dall’11°), poi stabili Carugate e Cinisello Balsamo. È scesa Sesto San Giovanni (6) è invece balzata al decimo posto la nostra città (dal 40°).

Si confermano, invece, per un più basso peso del fisco locale le amministrazioni comunali più piccole e più distanti da Milano: come lo scorso anno ritroviamo Liscate, Codogno, Casalpusterlengo e Rodano, mentre entra per la prima volta Nerviano.

Il rapporto, in conclusione, mette in evidenza le differenze di posizionamento dei Comuni rispetto al 2013: «Se agli estremi della classifica poco o nulla è cambiato, all’interno alcune amministrazioni hanno fatto grandi spostamenti verso posizioni più “virtuose” o meno “virtuose”.
Due comuni si sono spostati significativamente verso il basso (di almeno 10 posizioni) in zone più virtuose: Sant’Angelo Lodigiano e Bareggio.
Spostamenti significativi verso l’alto sono stati invece registrati da 5 comuni: Cesano Maderno, Cernusco sul Naviglio, Corbetta, Cassina de Pecchi, Parabiago.»

Punto di vista – I dati del rapporto di Assolombarda non lasciano dubbi. Se si vuole rendere attrattivo il nostro territorio per l’insediamento di nuove imprese urge cambiare politica urbanistica e fiscale, perché la differenza è dovuta agli oneri di urbanizzazione che le nuove imprese devono versare alle casse comunali. C’è solo da augurarsi che dal palazzo comunale sia colto subito il segnale di allarme lanciato da Assolombarda. (C.G.)

 

Per approfondire: Rapporto Assolombarda sulla fiscalità d’impresa

Cernusco sul Naviglio, 23 marzo 2015

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