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HOME > Cernusco7 > 10 Febbraio 2014

“MARTINI: L’UOMO, IL PROFETA”:
UN RACCONTO A TRE VOCI

Secondo appuntamento, martedì 18 febbraio, alle ore 21: per riflettere sull’opera e sul pensiero del cardinale Martini, sempre al teatro Agorà. A parlarne saranno Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, monsignor Gianni Zappa, portavoce del Cardinale Martini per 5 anni, e don Ettore Colombo, responsabile della nostra Comunità pastorale e per 10 anni segretario del cardinal Martini.

 

Non deve sorprendere che a parlare di Martini – nell’ambito delle iniziative promosse dal Teatro Agorà e dalla Libreria del Naviglio - sia stato invitato il direttore del più diffuso quotidiano italiano. Ricordiamo, infatti, che il «filo rosso dell’opera (Martini: il Cardinale e gli altri”,  in programma sempre all’Agora venerdì 14 febbraio) è il rapporto di Martini con il Corriere della Sera, testata per la quale l’autore Marco Garzonio ("il maggior esperto martiniano" lo ha definito il cardinal Gianfranco Ravasi) ha seguito Carlo Maria Martini sin dal suo arrivo a Milano. Molto del materiale dell’opera, infatti, è tratto anche dagli articoli che il Cardinale scrisse per il giornale, dalle interviste che concesse, dalla posta con i lettori che ha tenuto negli ultimi tre anni della sua vita, dal 2009 al 2012»

De Bortoli ha definito così Martini, in un’intervista a Famiglia cristiana (2/09/2013): «“E' stato soprattutto un padre comprensivo in una società che di padri ne ha sempre meno, pur avendone un disperato bisogno”. Sono parole forti, sgorgate dal cuore, persino irrituali quelle con cui il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli ha ricordato la scomparsa del cardinale Martini. “Fu un padre e un maestro in una società che di padri e maestri ne ha sempre meno”, spiega. “In un'epoca di valori annacquati e di passioni tristi la sua parola ha rappresentato una bussola morale. Nel mezzo di un periodo storico in cui assistiamo a un processo di secolarizzazione che non risparmia nemmeno la Chiesa, all'indebolimento dell'etica pubblica e dei legami comunitari, ho posto attenzione a segnalare la testimonianza civile, ancor prima che pastorale, del cardinale, grande educatore alla coscienza civica”. Sorprese, e al tempo stesso affascinò, nella parte finale dell'esistenza dell'arcivescovo, l'umiltà con cui diede voce alle sue paure, ai suoi dubbi. “A volte i dubbi vengono considerati una forma di relativismo etico o di indifferenza, ma io in lui non trovai affatto questo”, dice De Bortoli. “Molti di noi ricordano esempi di sacerdoti che sostituivano la figura paterna, sacerdoti che integravano il lavoro dei maestri: erano uomini di grande umiltà, forse non dotati di un'istruzione eccelsa, ma sempre pronti a sedersi accanto ai fedeli, condividendone paure e incertezze. Il che non significa indebolire la fede, ma, al contrario, rafforzarne l'identità.»

Don Ettore Colombo, nello scorso settembre, ha scritto su Voce Amica, a distanza di un anno dalla morte del cardinal Martini, che «nei dieci anni in cui ho collaborato con lui nel lavoro della segreteria arcivecovile, standogli a stretto contatto, ho ammirato la sua capacità di ascolto: di Dio, dell'uomo e della Parola. Poi, negli altri dieci anni in cui gli incontri sono stati saltuari, durante la sua lontananza dalla diocesi e, soprattutto, nei giorni della sua malattia e della sua morte, la commozione ha preso il sopravvento, accrescendo quei sentimenti di affetto e di stima per l'uomo e per il credente che mi si presentava davanti, in tutta la sua forza e in tutta la sua debolezza. Oggi, avverto come la sua assenza si è trasformata, in realtà, in una nuova e più viva presenza, nel mistero della comunione che lo Spirito di Gesù crea tra i credenti. Ogni volta, infatti, che leggo un salmo o che medito qualche pagina della Scrittura attraverso il metodo della lectio divina, mi è impossibile non andare al suo insegnamento e alla sua spiritualità, avvertendo in modo tangibile quanto la sua concreta persona ha la capacità di incidere ancora nella mia vita quotidiana, così come in quella di tanti altri uomini e donne - credenti e non credenti - che hanno tratto giovamento dai suoi scritti e dai suoi interventi e ancora ne gustano la straordinaria attualità.»

 

Cernusco sul Naviglio, 10 febbraio 2014

 

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