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HOME > Cernusco7 > 25 Novembre 2013

“CHI OPERA NELLO SPORT DEVE ESSERE UN EDUCATORE”

L’Aso Cernusco e la Comunità pastorale Famiglia di Nazaret hanno organizzato - domenica 24 novembre, in Sacer -  un incontro rivolto a tutti gli allenatori sportivi dell'Aso, alle catechiste e agli educatori dei ragazzi dell'oratorio. È intervenuto don Alessio Albertini - consulente nazionale del Centro Sportivo Italiano, il più importante ente di promozione sportiva italiano - fratello dell’ex calciatore del Milan e della nazionale Demetrio Albertini.

 

L’incontro ha inteso proseguire il dialogo tra allenatori, catechiste ed educatori avviato nello scorso mese di maggio sui rispettivi obiettivi educativi. Al centro della serata è stato il tema "Allenatori e catechisti: una sola comunità educante":  per riaffermare l'importanza, all'interno di una comunità oratoriana, del dialogo e della reciproca collaborazione tra quanti sono chiamati a svolgere il ruolo di "educatori nello sport" e, sul versante cristiano, di "educatori del Vangelo". Il fine di entrambi, tuttavia, è unico: l'educazione e la crescita della persona, a partire dai ragazzi, I partecipanti hanno condiviso un momento di preghiera comune e, successivamente, di ascolto con don Alessio Albertini, consulente nazionale del Csi e responsabile della Commissione sport della Diocesi di Milano, e con don David Maria Riboldi, vicario parrocchiale per la pastorale giovanile. È seguita la cena comunitaria.

Sport in Oratorio – Don Albertini, in una recente intervista (3 ottobre 2013) al quotidiano Avvenire, a proposito dello sport  in Oratorio ha dichiarato che rappresenta, per la parrocchia, «un’opportunità in più per lavorare con i giovani. Usando un'immagine di Papa Francesco è un andare verso le periferie, incontro a chi non è nel mondo ecclesiale o nei cammini formativi che ogni parrocchia propone. Lo sport in parrocchia dà una marcia in più, perché può intercettare i ragazzi e la parrocchia può farsi vicina ai giovani che vogliono giocare, per accompagnarli nel loro desiderio di crescita».

Occorre una straordinaria passione educativa – Don Alessio, sempre nella citata intervista, ha poi aggiunto che «i ragazzi oggi non hanno più bisogno di educazione, ma di educatori, persone che sanno veramente appassionarsi ai ragazzi, non a tecniche o a teorie. E’ fondamentale che chi opera nello sport sia un educatore, abbia cioè un'umanità capace di attrarre la vita dei ragazzi. Un po' come software e hardware. L'hardware è l'insieme dei componenti del computer, ma per farlo funzionare c'è bisogno del software, i programmi e il sistema operativo che ne permette l'utilizzo. Occorre questo motore di una straordinaria passione educativa per incidere nella vita dei ragazzi».

Fede e sport: quale rapporto? - «Il binomio "fede e sport" non va frainteso – ha precisato don Albertini, in conclusione della sua intervista - come se lo sport fosse capace di portare alla fede. Lo sport ha altre intenzionalità e dinamiche. Né la fede ti fa vincere di più o di meno in base a quanto credi. Da sempre lo sport è immagine per esprimere plasticamente cos’è la fede. L'immagine più bella è ritenere che la vita di ciascuno non è tempo perso ma ha uno scopo. Il tuo impegno e la tua fatica è per cercare di raggiungere la vittoria, che nello sport si traduce in una medaglia, ma nella vita di fede si traduce nel conoscere sempre più Gesù. Tenendo conto che ogni vittoria nello sport, come nella vita, non dipende solo dal caso o dalla fortuna, ma anche dall'impegno. Così è per la fede: non si può pensare che, pur nella misericordia di Dio, il Paradiso possa esserti regalato solo per buona sorte, ma è anche frutto dell'impegno quotidiano».

Cernusco sul Naviglio, 25 novembre 2013


 

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