OSPEDALE UBOLDO: SI DISCUTE SUL SUO FUTURO
È in
corso da alcuni mesi, tra amministratori e consiglieri comunali,
un dibattito sul futuro del nostro Ospedale Uboldo. È un
argomento che spesso torna a fare capolino nel confronto tra le
diverse formazioni politiche perché si avvertono i limiti e le
difficoltà che l’attuale collocazione pone al nostro nosocomio:
in centro città, scarsità di parcheggi, nessuna possibilità di
futuri ampliamenti.
Ad
aprire il dibattito sul futuro dell’Ospedale Uboldo è stato
nello scorso maggio il vicesindaco e assessore
all’urbanistica, Giordano Marchetti, che in un intervista a
Il Punto ha dichiarato che: “Vivere Cernusco da anni
sostiene la necessità di spostarlo fuori dal centro storico …
Solo una nuova collocazione, strutturalmente e viabilisticamente
più idonea potrà dare un futuro di eccellenza a questo
importante presidio sanitario pubblico”. Aggiungendo poi che,
nel corso di un recente incontro, “con il vertici dell’Azienda
Ospedaliera, io e il Sindaco, abbiamo illustrato un’ipotesi
progettuale che va in quella direzione, ipotesi che è stata
favorevolmente accolta.” Ma senza nulla aggiungere in più sulla
collocazione del nuovo ospedale.
L’argomento sembrava chiuso, quando invece, dopo la pausa
estiva, ci ha pensato il Sindaco, Eugenio Comincini, a
far ripartire il confronto. Nel suo blog ha scritto che “lo
sviluppo della città e delle città contermini, i mutati bisogni
sanitari dei cittadini, le nuove modalità organizzative della
sanità pubblica, le esigenze di spending review, lo
sviluppo e risultati della ricerca e quindi delle risposte alle
urgenze sanitarie dei cittadini, da tempo mi interrogano se
l’ospedale Uboldo possa essere ancora adeguato a tutto ciò; e
non solo per l’oggi e il domani, ma anche e soprattutto per il
dopodomani. Immaginare la nostra città di qui a 10 e più anni mi
fa nascere non poche domande circa il ruolo, il valore e la
funzione che l’ospedale Uboldo – con l’attuale struttura e gli
attuali spazi – potrà avere e giocarsi allora. La sua infelice
collocazione, le strutture vecchie anche se in parte
rimodernate, l’impossibilità di programmare alcun tipo di
sviluppo per mancanza di spazi, mi hanno interrogato sul da
farsi.”
Dopo aver
messo in evidenza errori compiuti nel passato dagli
amministratori dell’Ospedale e del Comune nel decidere l’attuale
ubicazione e nella mancata previsione di spazi per il suo
possibile sviluppo, il Primo cittadino ha affermato che c’è oggi
la “necessità di cominciare a ragionare seriamente su un nuovo,
grande e adeguato ospedale della Martesana, con un
DEA di secondo livello,
in grado di offrire una risposta appropriata ai bisogni della
salute dei cittadini della zona.
Serve
coraggio, lungimiranza, abbandono delle posizioni di sola
‘difesa del campanile’, per affrontare questa sfida e definire
nel medio termine le scelte che produrranno un rinnovamento
positivo della sanità pubblica della nostra zona. Il tema del ‘dove’,
dell’ubicazione dell’ipotetico nuovo ospedale della Martesana, è
l’ultimo pezzo del ragionamento e non deve inficiare la
riflessione ed il confronto sullo spinoso tema.”
Subito
dopo è intervenuto il consigliere Mauro Aimi del Movimento 5
Stelle, che ha ammesso di aver incontrato difficoltà nel
capire perché il Sindaco “l'abbia sparata così grossa”,
riferendosi alla sua proposta di costruire un nuovo ospedale per
la Martesana, a meno di pensare a “ragioni elettorali”. Poi Aimi
ha aggiunto che “analizzando le argomentazioni che portano il
gruppo M5S locale ad affermare che è una ‘panzanata’ bisogna
affrontare le questioni da tre punti di vista collegati in
progressione: sociale, economica e politica.”
Sul
piano sociale, Aimi ritiene che alcune risposte ai bisogni di
assistenza sanitaria della popolazione potrebbero venire da un
potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata e da una
maggiore apertura di ambulatori medici – infermieristici. Sul
piano politico ed economico, per Aimi quando si discute di
costruire un nuovo ospedale in Martesana occorre tener conto che
“non ci sono soldi”, “la costruzione di nuovi ospedali non paga,
oltre che essere un enorme esborso, e nel nostro territorio
l'Ospedale di Vimercate ne è l'esempio più lampante. Una
cattedrale nel deserto. Ad un anno dalla sua apertura non riesce
a saturare le sue potenzialità”. Inoltre, per il consigliere del
Movimento di Grillo sarebbe in corso di elaborazione un piano
per “accorpamento di Asl e di qualifica di ospedali” che
renderebbe inutile un nuovo ospedale in Martesana.
Non ha
mancato di far sentire la sua voce anche il consigliere
Claudio Gargantini (Persona & Città). “E'
curioso – ha scritto il consigliere di minoranza - che il
Sindaco che passerà
alla storia per le innumerevoli occasioni mancate di sviluppo
della nostra città,
imposti un
discorso positivo sul
nostro ospedale
criticando il passato.
Immaginate cosa dirà il sindaco di Cernusco 2032” sulle tante
occasioni perse dall’attuale maggioranza. Per Gargantini, quel
futuro sindaco «dirà le stesse cose che dice oggi il nostro
Sindaco. “... la ragione è da identificare in alcune scelte
errate e poco lungimiranti del passato ...”»
In una dichiarazione pubblicata
su CernuscoinFolio Gargantini ha anche spiegato che
«dello spostamento dell'ospedale parlammo chiaramente
nel nostro programma elettorale citando l'area ex-Garzanti come
un possibile scambio d'area per lo spostamento.
L'amministrazione avrebbe dovuto farsi carico di costruire un
tavolo comune affinché le proprietà di quell'area e di quelle
confinanti potessero, in accordo con Asl e Regione, verificare
l'ipotesi di trasferire l'ospedale in via Mazzini e limitrofe».
«L'Uboldo – a
parere di Gianluigi Frigerio (Pdl), interpellato da
CernuscoinFolio - è un punto di riferimento
molto importante per Cernusco e la Martesana. Se vogliamo
pensare al suo futuro dobbiamo andare oltre la competizione tra
ospedale e territorio: l'ospedale non ha solo un ruolo di
erogazione in proprio di prestazioni, ma anche funzione di
supporto di altri servizi. Il futuro si giocherà nel passaggio
dalla "Cura” alla “Cura e Prendersi cura". E
necessario oggi crescere ancora, offrendo servizi più adeguati
a quelli che sono i nuovi bisogni e le nuove esigenze dei
cittadini. La domanda è: l' ospedale Uboldo è in grado di
rispondere alle nuove sfide di nuove patologie, crescita
dell'attesa di vita, progresso tecnologico, crisi finanziaria e
del welfare? Se gli si vuole dare un futuro di qualità serve
coraggio, se la zona Melghera-Molinetto rischia di essere
limitata e troppo vicina al San Raffaele, perché non promuovere
un progetto di razionalizzazione verso un nuovo unico ospedale
della Martesana sull'asse della metropolitana e pensare alla
dislocazione nel polo di Villa Fiorita? Così non si
risolverebbe solo il problema dell'accessibilità all'Uboldo,
ma si doterebbe Cernusco di un polo medico nuovo e si
aprirebbero grandi opportunità e sviluppi per il nostro centro
storico”.
«Dalla sua
costruzione l'Uboldo – ha affermato Cristian Mandelli, Lega
Nord, in un intervento pubblicato da CernuscoinFolio
- ha sempre rappresentato un presidio ospedaliero di
riferimento per la cittadinanza cernuschese e dei territori
limitrofi. Entrando a far parte dell'Azienda Ospedaliera di
Melegnano, ha ampliato il suo bacino di utenza, diventando un
nodo importante della rete di ospedali della Martesana e quindi
presidio del territorio in particolare con l’unità di pronto
soccorso, offrendo agli utenti un servizio completo e di
qualità. Sono convinto che qualsiasi progetto di sviluppo debba
andare in questa direzione … L'idea di costruire un unico grande
ospedale della Martesana la vedo difficilmente praticabile
proprio per la perdita di prossimità che si verrebbe a
generare, e francamente non in linea con quelle che sono le
caratteristiche del nostro territorio. Per quanto riguarda
l'eventuale necessità di crescita, qualora non fosse più
possibile reperire nuovi spazi da interventi di riorganizzazione
interna dell'esistente, si potrebbe valutare l'ipotesi di una
sede distaccata oppure di un eventuale trasferimento in un'area
più accessibile e spaziosa quale potrebbe essere quella
dell'ex albergo Melghera».
Il nostro Primo cittadino, Eugenio Comincini,
dopo l’assemblea dello scorso 7 ottobre dei sindaci dell’ASL
Milano 2, della quale fa parte anche il nostro Comune, è
ritornato sull’argomento per informare che “pur
con qualche distinguo non si è potuto che concordare che restare
fermi nella posizione attuale rischia di deteriorare nel tempo
la qualità dell’offerta sanitaria pubblica della nostra zona,
poiché il Decreto Balduzzi ha posto una serie di vincoli agli
standard con i quali sono offerti i servizi sanitari – in ordine
alle dimensioni di reparti e funzioni – che nel medio e lungo
penalizzerebbero le strutture ospedaliere esistenti,
dimensionalmente insufficienti per continuare a garantire alcuni
servizi. Si è quindi deciso di far eseguire all’Asl un’indagine
epidemiologica sul territorio della Martesana per accertare e
verificare i dati che potrebbero suffragare la tesi di un unico
ospedale nella Martesana. Sulla base dell’indagine
epidemiologica, se darà indicazioni utili, si procederà a
scrivere un atto di indirizzo nel quale chiedere che si proceda
al riassetto dei 5 ospedali della Martesana avviando le
procedure per lo studio di fattibilità di un nuovo unico
ospedale della Martesana, di terzo livello, che si consideri il
parziale riutilizzo delle strutture ospedaliere esistenti per
ospitare servizi socio-sanitari mentre si ipotizzi la
valorizzazione delle strutture non più riutilizzabili a tale
fine.” Documento da sottoporre poi “al voto dell’Assemblea dei
Sindaci ed in seguito al voto dei consigli comunali delle città
della Martesana: queste delibere saranno inviate al Presidente
della Regione Lombardia perché si possa aprire un confronto.
Sindaco di
Melzo contrario alla proposta del nostro Primo cittadino -
La proposta del nostro Sindaco, Eugenio Comincini, di
realizzare una sola grande struttura al posto degli attuali
nosocomi di Melzo, Vaprio, Cernusco, Cassano e Gorgonzola, tutti
racchiusi in un fazzoletto di pochi chilometri – ha scritto, lo
scorso 1 novembre, Avvenire, «non piace al primo
cittadino di Melzo, Vittorio Perego, che commenta: “in un
momento come questo, con le difficoltà finanziarie che
investono Stato, Regione e Comuni si andrebbero a presentare
progetti sì faraonici, ma difficilmente realizzabili”. Il
quotidiano poi aggiunge “Vittorio Perego sindaco di Melzo prende
le distanze da questa ipotesi inattuabile, penalizzante per
tutta la popolazione dell'Est Milanese. Ricorda che tutti gli
ospedali che oggi si vorrebbero cancellare, in questi ultimi
anni sono stati al centro di importanti interventi strutturali,
resi competitivi con nuove divisioni e apparecchiature. Oggi
sono fra loro tutti in rete. “In questi ultimi anni, per quanto
riguarda il Santa Maria delle Stelle, l'ospedale di Melzo -
dice Perego - sono stati eseguiti diversi lavori milionari.
Abbiamo inoltre salvaguardato una grossa fetta di territorio,
pensando all'ampliamento dell'attuale struttura. La posizione
logistica, a ridosso della Tem, la futura tangenziale Est
Esterna, e della Brebemi, lo portano ad essere sicuramente il
polo ospedaliero di riferimento della Martesana”. A Melzo sono
in molti a sostenere le tesi del sindaco, bocciando le idee di
Cernusco, che ritengono siano ipotesi più che altro legate
all’impossibilità di poter ampliare l'Uboldo, l'ospedale
storico della città.»
Punto
di vista –
Il dibattito sul futuro dell’Ospedale Uboldo è destinato a
proseguire e non mancheremo di seguirlo con attenzione.
Sull’argomento abbiamo già espresso in passato il nostro parere.
È vero che ci sentiamo rassicurati nel vedere nel nostro
territorio o comunque nella nostra prossimità un presidio
sanitario: a volte è una questione psicologica, a volte è una
questione di comodità e a volte è una questione sostanziale,.
Resta però il fatto che la sanità pubblica è una macchina
complessa, costosa, difficile da gestire ancor di più da quando
gli ospedali sono stati trasformati in “aziende ospedaliere”.
Inevitabile quindi, soprattutto in questi tempi di crisi, la
riorganizzazione e razionalizzazione degli ospedali, per la
necessità anche di contenere i costi dei servizi sanitari, di
gran lunga la prima voce del bilancio delle Regioni. La scelta
di riorganizzare e concentrare in strutture d’eccellenza i
servizi è suffragata dai dati consolidati relativi alla qualità
delle prestazioni: interventi di alta chirurgia e reparti di
emergenza sono meglio garantiti nelle grandi strutture, ma più
in generale l’efficacia degli interventi è legata alla quantità
delle prestazioni.
Dobbiamo essere consapevoli che la razionalizzazione delle rete
ospedaliera dell’Azienda ospedaliera di Melegnano, dalla quale
dipende l’ospedale Uboldo, potrebbe avere come costo inevitabile
quello di privarci di servizi “sotto casa” per offrircene altri
migliori “un po’ più in là”.
Per
esempio, al nuovo ospedale di Vimercate, per noi senz’altro più
comodo da raggiungere rispetto a quello di Melegnano, una
recente ricerca, alivello nazionale, ha assegnato alcuni
risultati d’eccellenza. Senza dimenticare che, ancora pochi
giorni fa si è scritto, a proposito del “Patto della
salute”2013/2015, di almeno 14.000 posti letti da rottamare e
decine di ospedaletti ai quali dare un apparentemente morbido
addio.
C.G.
Cernusco sul Naviglio, 4 novembre 2013
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