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LA MISSIONE

di p. Giovanni Gadda PIME

LA MISSIONE
COS'E'

Per molti secoli, la 'Missione' e le 'missioni' sono state viste come un 'opcional' della vita ecclesiale, tant'è vero che siamo stati capaci di organizzare undici 'crociate', per rubare, con ogni mezzo, quattro ruderi storici ai Mussulmani, senza preoccuparci più di tanto, di far capire a loro il perché del nostro interesse così forte, nei confronti di essi. Come in tutte le guerre, se avessimo offerto al presunto nemico ciò che ci sono costate, avremmo risolto il problema senza perdite assurde di vite umane e di indicibili sofferenze; ma l'uomo non impara mai abbastanza!!!
Dopo i primi due secoli di persecuzioni, in cui il sacrificio dei martiri alimentava il coraggio e l'entusiasmo dei fedeli, la 'missione', eccetto pochi casi, divenne appannaggio dei monaci, in gran maggioranza laici, che fondavano monasteri in terre “barbare” e cominciavano il duro lavoro di 'umanizzazione' degli abitanti, per poi trasmettere loro il dono della fede.
Partendo dal Vangelo, che è annuncio di salvezza per tutti gli uomini, e dal mandato di Cristo nel Cenacolo:”...Come il Padre ha mandato me, così io mando voi..”, la “MISSIONE” diventa l'imperativo fondamentale, per tutti quelli che si riconoscono 'UNO IN CRISTO', dopo la grazia del Battesimo e la conoscenza del 'mistero di Dio', rivelatosi a noi!!
Purtroppo, una teologia molto marcata dal dualismo filosofico greco-romano nell'essere umano, ha portato a confondere più che a chiarire il concetto di persona e, di conseguenza, a destinare i meriti della salvezza, realizzata da Cristo, all'anima più che al corpo, incutendo terrore sproporzionato circa l'inferno, il purgatorio e il limbo, come freno di comportamenti errati o omessi, anziché mettere a fuoco la novità della GRAZIA, che fa diventare l'uomo capace di agire come vero figlio di DIO, amorosamente legato al Padre!
Da qui, le “proteste” di santi missionari, tipo:”....salpare i mari, salvare una anima e poi morire!!!”, ineccepibili, come atti eroici di dono ai fratelli, di questi missionari, ma certamente limitanti la capacità di Dio di salvare ogni uomo, tenendo conto della situazione reale in cui l'ha voluto, nel tempo e nello spazio!!
I criteri del giudizio finale di Mt. 25, che riguardano la condivisione fraterna dei beni ricevuti dal Creatore, riempiono di senso anche la “Missione”, perché è la condivisione del maggiore di questi beni ricevuti: la FEDE e la Conoscenza dello stesso Creatore.
Se la Comunità cristiana usa le sue risorse ed energie per auto-difendersi o auto-mantenersi, diventerà sempre più complessa e complicata, nella sua organizzazione interna, e creerà condizioni di gelosie e egemonie di potere tra i suoi gruppi ed i suoi membri, che daranno come risultato infinite litigiosità; se invece mette a fuoco la sua priorità, LA MISSIONE, allora l'organizzazione interna sarà vista, come dev'essere, uno strumento mirato a costruire comunione, per meglio 'ANNUNCIARE' la novità del Vangelo.
La MISSIONE della Chiesa è universale, cioè è compito di ogni cristiano, ovunque si trovi, nel tempo e nello spazio, ma alcuni tra loro sono chiamati a lasciare la propria terra ed i propri Cari, per mettersi a servizio dell'annuncio del Vangelo, in luoghi o situazioni particolari, dove la stessa Chiesa ha individuato una urgenza speciale: questi sono i 'missionari'.
Se il missionario è chiamato all'interno della Comunità in cui ha ricevuto e condiviso la fede, parte in nome di Essa ed è accompagnato nel suo annuncio, altrimenti sarà più un 'funzionario' delle strutture ecclesiali, col rischio di mimetizzare la sua missione di un qualche tipo di colonialismo, anche religioso, che mortificherà comunque la MISSIONE.
La storia della Chiesa ha comunque dimostrato che, dove c'è una Comunità che vive, sorgono i missionari e dove questi ritornano, anche temporaneamente, portano nuove ventate di vitalità. Guardando all'esempio paolino del Corpo mistico, le missioni sono come gli esercizi fisici, che mantengono e sviluppano l'organismo nella sua massima efficienza e creano condizioni di salute per tutti i suoi membri.
Noi stiamo ricevendo in dono questa opportunità: sfruttiamola al meglio!!!!! Leggiamo Gv. 20, 19-29 e Mt. 28, 16-20, che ci aiuteranno a rinfrescare l'animo e la memoria! Il PIME è nato 160 anni fa, preti e laici, per essere strumento di questo ANNUNCIO “ecclesiale”!



LA MISSIONE
COME?

Come in ogni attività umana, ciascuno entra portando con sé il proprio temperamento, la propria cultura, la propria storia personale e le convinzioni conseguenti, insieme ai talenti specifici che il Creatore ha regalato, per poter compiere il ruolo per cui è stato creato. Niente di strano, quindi, dell'immenso ventaglio di possibilità, realizzate lungo la storia, in duemila anni, per vivere la MISSIONE lasciata da Cristo ai Suoi seguaci
Ancora dalla storia, notiamo però, come sia facile dare per scontato che stiamo realizzando la MISSIONE, mentre stiamo, di fatto, assolutizzando inconsciamente i nostri “pallini” o “personalismi”, usando la MISSIONE come cappello, per fare i cavoli nostri. Il bello è che, già duemila anni fa, Lui aveva detto ai Suoi amici, che solo LUI era il cammino, la verità e la vita, quindi, se non rifacciamo ogni giorno questo contatto e questa memoria, diventa estremamente difficile, per noi, essere veri missionari. Impariamo allora da LUI!
Anzitutto, Gesù prepara la Sua Missione con trent'anni di “seminario”, in una famiglia modesta, dove prova sulla pelle il costo della vita, i sacrifici conseguenti e la bellezza del volersi bene, gratuitamente e senza ricatti affettivi. Al Suo manifestarsi in pubblico, non appare come il mito sperato o il risolutore dei problemi, ma si mette in coda, con tutta l'umanità in attesa, per essere battezzato e cominciare con tutti un'era di rapporti nuovi.
Passa per le tentazioni di tutti noi, ma vince strepitosamente, perché il Suo obiettivo non è uno dei pallini, come i nostri, ma è fare la volontà del Padre, che è amare senza misura e senza pretese, TUTTI I FRATELLI, fino a donare tutta la Sua vita per loro. Non fa LUI il piano o la strategia di intervento, ma cerca sempre di rispondere al reale bisogno di chi incontra, partendo sempre dalla loro reale situazione, suscitando in loro l'atteggiamento, la fede e la condivisione necessari, perché il 'miracolo' possa succedere, fisicamente o moralmente.
Non si pone il nostro falso problema: prima occorre umanizzare (= colonizzare culturalmente), poi cristianizzare, ma fa provare cosa significa AMARE come LUI ama, poi il resto viene da sé; umanizzare, per Lui, è passare dalla logica istintiva dell'egoismo e del potere, a quella del dono gratuito e del servizio ai fratelli.
Guardando a LUI, possiamo trovare allora gli elementi fondamentali, perché la Missione che noi realizziamo sia autentica e non frutto di nostre strategie. Anzitutto, dobbiamo mettere al primo posto l'ASCOLTO, parola tanto usata nella Bibbia, che ci obbliga a vedere, udire e sentire la realtà che ci circonda, con gli occhi, le orecchie ed il cuore di DIO, facendoci “saggi” nelle nostre scelte concrete. E' impossibile amare, se non si conosce chi o che cosa amare.
Il secondo elemento è il DIALOGO, inteso come capacità di relazione con l'altro, sulla base della libertà e uguaglianza dei soggetti, senza pregiudizi o preconcetti ed altri tipi di interessi da difendere o obiettivi da raggiungere: la verità nessuno la possiede in toto, ma certamente trionferà, nello scambio reciproco dei doni dello “stesso Spirito”.
Il terzo elemento è l'ANNUNCIO ESPLICITO, che è dire con coraggio la nostra esperienza di fede, cioè comunicare agli altri ciò che Dio ci ha fatto conoscere di Sé e del Suo piano di salvezza, rendendo possibile, a chi lo vorrà, la condivisione del massimo bene che abbiamo ricevuto da LUI.
L'ultimo, ma certamente non per importanza, è la CARITA' FRATERNA, altrimenti chiamata Promozione Umana, nel senso di condivisione dei beni materiali, culturali ed anche religiosi, per far sì che non ci siano più “fratelli di serie A o B o C”, ma tutti possano godere dei prodotti della natura e dell'intelligenza umana, secondo i propri bisogni e sulla base di un'equità universale, veramente e fattivamente riconosciuta.

Ricordiamo che S. Teresina di Gesù è la patrona delle missioni, senza mai essere uscita dal convento: la PREGHIERA resta sempre il CUORE della MISSIONE! E' impossibile tessere relazioni vere e fruttuose con gli altri, se non sono conseguenza della nostra con DIO!!!

 

Sergio Pozzi

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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