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I tagli romani: cura dimagrante a senso unico?

Il fiorire-denuncia sui “tagli” romani alle risorse dei Comuni in vista del prossimo Bilancio Comunale ha subito un’accelerata significativa. Ultimi esempi: “il Governo taglia, Il Comune investe” apparso su C.I. a firma Marco Erba Capogruppo Consigliare del P.D. e “Tagli di bilancio e scelte politiche. Il caso dell’assistenza ai ragazzi con disabilità” che leggo fresco fresco sul blog personale del Sindaco con commento di M. Magistrelli. Metto avanti le mani per dire subito che ciascun discorso-valutazione è più che sacrosanto.

Ma in tempi di crisi, il “buon padre di famiglia” nella sua casa, non solo soppesa il mancato introito di stipendi decurtati dalla Cassa Integrazione ma analizza se dentro la famiglia, oltre ai risparmi obbligati-imposti, si possono fare altri “tagli” per assorbire le difficoltà, sia su cose importanti sia meno. Si può stringere la cinghia su qualche gelato o dolce superfluo, sui giochini elettronici o il dover frequentare con più assiduità il parrucchiere cinese… invece di quello caro (costoso) e fiduciario da anni.

Il paragone serve ad introdurre la riflessione che il Comune-Istituzione, oltre all’enunciazione di principio di dover stringere la cinghia per colpa di altri, compia un minimo di catarsi interna riguardo ai “tagli” non solo per ragioni imposte, ma auto-individuati con rigore e coscienza. C’è ancora tempo e sarebbe davvero un bel segno positivo trascurato negli interventi citati all’inizio. Se questi segni ci sono, andrebbero enunciati e pubblicizzati con lo stesso tenore delle denunce romane-tremontiane, tralasciando le responsabilità del Silvio nazionale impegnato nell’interim.

Oso pensare che, fra questi “segni” rientri una cura dimagrante e risparmiosa sugli orpelli che a non finire fanno (brutta) mostra in recenti interventi viabilistici. La Via Monza è “arredata” e “oscurata” da centinaia di cartelli stradali anche double-face con relativi paletti di sostegno. Taluni di questi inutili e reiterati essendo in centro paese. Altri del tutto cervellotici rivolti verso un impercorribile senso di marcia contrario. O di nuovi rappezzi su suolo d'asfalto appena posato. O d’una marea di catenelle e paracarri che ne fanno la nostrana “via ferrata dei Monzesi” che se non degna di quelle dolomitiche può competere con la mitica e vicina ferrata del “Bus (buco) della Carlotta” sul Resegone. Camino alpinistico frequentatissima ai bei tempi della giovinezza fra le cui pareti rimbombava la sguaiatezza delle nostre facili allusioni. Personalmente affiderei al CAI cernuschese l’organizzazione della prossima Festa di Via Monza…

Strade provviste di cordoli e controcordoli di dimensioni epiche inutili così come alzi e sopralzi. Luccichii che se paragonati ad altre zone del paese gridano vendetta. Future spese improvvide per rimediare a continue manutenzioni come lo sfacelo della Piazza Risorgimento. Ruote d’acqua costosamente “riparate”(?) che se non girano alla festa di S. Maria - che non è la Patrona Cernuschese così come non è “tradizionale” la Festa del Viale Assunta - quando girerà? Segnaletica orizzontale sparata a più non posso dove non serve mancante dove serve.

Oso pensare che se <<l’’essenziale è invisibile agli occhi>> come si legge nel Piccolo Principe di Saint-Exupéry, quello che si vede cos’è? Intanto il lastricato del Centro Storico è diventato come “la fabrica del domm de Milan” con riparazioni e contro-riparazioni (spese su spese) mentre nessuno pensa ad uno stop riflessivo magari per cambiare il layout. Forse fa trendy il suono del “tiloc-tilac-tiluc” del selciato quando ci si passa sopra. Se incroci altre biciclette si realizza l’accordo dissonante dello strumento beolotico. Un percorso da abbinare a quello delle “Ville di Delizia”, i famosi tesori cernuschesi…

Oso pensare che, fra questi “segni” d’inversione ci sia più attenzione e rispetto negli appalti pubblici (vedi sopra) per non dovervi rimediare con impiego di nuove risorse economiche. Una costante nelle mie denunce. Sulla nuova circonvallazione Falcone – Borsellino sono già state sostituite dopo qualche mese, le centinaia di pianticelle delle aiuole già bruciate dal sole pur in presenza di irrigatori o perché rubate da formidabili furbi-imbecilli. Anche se sostituite in “garanzia” il danno etico-economico rimane come pessimo segnale. Oggi sono ancora a secco…

Oso pensare alla gestione delle Case Comunali - E.R.S. – che il P.G.T. declassa dal patrimonio comunale disponibile con grave  pregiudizio al suo valore intrinseco. Una scelta che assomiglia a quella del marito che per fare dispetto alla moglie ... ecc. ecc. A quando la decisione di vendere le unità immobiliari di proprietà comunale sparse ed irrazionalmente ingestibili? Sarebbe ora che, finalmente, si squarcino i veli del Tempio per conoscere la redditività effettiva di questo patrimonio invidiabile frutto di lungimiranti precedenti Amministrazioni cittadine. Non solo per la parte umana e sociale di chi li occupa (magari per eredità venti-trentennale) ma per gli aspetti tecnico-economici in rapporto alle evasioni di canoni e spese che sicuramente ci sono, ben distinguendo i sacrosanti casi sociali dai “soliti furbi” impenitenti non senza contare gl’interventi di forzoso recupero delle evasioni...

Oso pensare che intuizioni e costi per realizzare il Geoportale – almeno per la parte astrusa delle modalità di presentazione delle osservazioni al P.G.T. - sia stato concretamente utilizzato (quanti sono le Osservazioni presentate così?)  laddove un semplice sistema di e_mail certificate senza costi ne plug-in particolari avrebbe potuto sostituirlo egregiamente e con soddisfazione di tutti.

Oso pensare che consulenze “esterne” di ordine tecnico-professionale siano contenute nei limiti fisiologici solo per questioni fondamentali irrinunciabili evitando richieste di “pareri” solo per tranquillizzare Tecnici Dirigenti e Assessori a surroga di responsabilità e competenze dirette.

Oso pensare che di questa cura dimagrante “interna” il Comune non solo la applichi in proprio ma si faccia interprete culturale verso Associazioni, Scuole e Enti di volontariato e su chissà quante altre cose che non conosco e che ignoro.

Oso pensare che i fuochi d’artificio siano nuovamente posti nel dimenticatoio dov’erano rimasti relegati per tanti anni. Fuochi d’artificio che rappresentano, simbolicamente, l’effimero dell’effimero come lo conferma il fatto che un solo secondo dall'apparizione-scoppio non si ha la minima traccia nella retina e nella memoria: "ma sono bellissimi".

Oso pensare il contenuto di queste riflessioni e di altre più importanti servano di conseguenza per agire non perché obbligati ma per cultura, etica ed essenzialità: la barra a dritta per ogni Amministrazione Pubblica, ribaltando il concetto del Piccolo Principe: "Anche ciò che si vede può essere essenziale". Basta volerlo e crederci davvero.

 

Sergio Pozzi   


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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