Il barbone.
Lo segnalano ovunque dopo la nottata. Androni e fornici;
sottoscale e sguinci; reliquati e pianerottoli;
sottoponti del Naviglio e interstizi fra porte
tagliafuoco o dentro i cespugli fra i residui puzzolenti
delle vitaminiche crocchette integrali con cui nutriamo
i nostri “carissimi” animali. Perfino in fondo alle
scale di sicurezza di piani sotterrati marcate da piscia
e caca di altra umana civiltà. Ma lui è il paria di
turno, il fuori casta: un Barbone. Bisogna cacciarlo,
stanarlo, denunciarlo purché vada distante, da altre
parti. In cuor mio, spero che faccia come Zorro e lasci
la sua zeta su cartoni e stracci degli improvvisati
giacigli e riesca a farla franca, almeno fino a quando
non gli metteranno un collarino col GPS. Semmai ne
avesse, il mio eroe che immagino anche spirito libero,
non ha certo colpe ne più grandi ne più piccole delle
nostre.
Le fontane.
Altro che rimembrare le polluzioni dei fontanili
naturali d’una volta dai quali sgorgava acqua purissima.
Quelli, grazie alla pazienza e tenacia dei Certosini,
sono durati centinaia di anni. Il primo (finto)
“fontanile ellittico” di piazza Matteotti è durato poco:
ugelli e spruzzi precocemente devirilizzati. Si dice che
la colpa era del layout sbagliato. Ma i soldi spesi
erano giusti! Prevedo, ahimè, la stessa misera fine per
il secondo (finto) “fontanile rettangolare” rifatto per
rimediare al malfatto. Nessuna magica “pillola azzurra”
riuscirà mai a raddrizzare gli esausti mosci e sbilenchi
flussi. I “corpi cavernosi” (sotto la fontana – guardare
per credere) sono occlusi ed impastati da sporcizia e
incrostazioni irrimediabili che manco il più bravo
“trumbee” riuscirebbe a rimediarvi. Ancora colpa del
layout? Perseverare è diabolico. I Cernuschesi? Due
volte “trumbà”.
La ruota d’acqua.
Lo giuro non lo sapevo. Con la mia inseparabile canon,
approfitto di S. Giuseppe per catturare qualche
particolare colorato della ns. Città. Il Naviglio e
dintorni è sempre un bel vedere. Al pc rivedo le
immagini della “ruota d’acqua”: oddio è tutta sbilenca!
Sarà l’inghippo della parallasse del mio mirino
galileiano o si sono incartati i pixels della digitale?
O il plasma del laptop è difettoso? Eppure, nella altre
foto, le linee orizzontali e verticali sono ok! Inforco
la bici e torno sul posto del misfatto. La ruota è come
le gambe della povera Teresètt! Il semiasse è rotto!
Incredibile. Un'altra realizzazione pubblica di cartone
regalata ai Cernuschesi. Ma i soldi spesi erano di
cartone? Propongo di applicare, alla ruota, una grossa
manovella con dinamo manovrata giorno e notte dai
Progettisti, Costruttori e Collaudatori dell’opera fino
al completo recupero dei soldi spesi. Saranno
contabilizzati i kw generati e immessi nella rete delle
pubblica illuminazione. Ci vorranno anni, ma quella
prodotta sarà senz’altro e finalmente energia “pulita”.
In tutti i sensi.
La scossalina.
Inserire un lamierino parapioggia risvoltato di due
centimetri sul parapetto di un balcone è considerato
“modifica di facciata”. Capita a Cernusco se hai la
(s)fortuna di abitare in “zona di pregio ambientale”. Il
regolamento è regolamento. Per posare il lamierino
battigoccia bisogna istruire progetto adeguato da
sottoporre al vaglio dell’apposita Commissione. Spese e
tempi di attesa. Chi è il profeta che ha inventato
questa gogna burocratica inaccettabile? Chi sono i
luminari d’urbanistica che hanno equiparato edifici
recenti a quelli di “antica formazione”? Geniali e
cervellotici.
Rispetto stradale.
I primi attacchi edilizi alla circonvallazione est sono
incominciati. Non ho il minimo dubbio che tutto sia
regolarmente autorizzato secondo norma: ci mancherebbe.
Le zone di rispetto stradale non devono essere viste
come possibilità di ampliamento della strada, ma come
distacco delle costruzioni, ora più di prima. Inutile
spiegare il perché: inquinamenti di ogni tipo compresi.
Se non ci si para già adesso, fra pochi anni sarà
richiesta la costruzione di una nuova circonvallazione
più esterna, magari promossa da raccolte di firme. Ma
non ci sarà più spazio per nessuno. In fondo è lo stesso
discorso dell’elettrodotto in zona Parolina. Era ed è li
da più di cinquant’anni, anche al momento dei Piani
Urbanistici della zona. Nessuno si è preoccupato o ha
imposto adeguate distanze di salvaguardia, anche
superiori ai minimi consentiti. E la gente, pur
vedendolo, ha continuato ad acquistare la case. Lacrime
di coccodrillo.
Partecipazione.
L’avvento dei P.G.T. di ormai qualche annetto fa, aveva
riempito la bocca di tanti, troppi addetti. Viene il
dubbio che le manfrine prodotte per l’innovazione
urbanistica erano il paravento per spostare l’attenzione
dai reali problemi della (s)pianificazione allora in
corso. Esempio emblematico di presa per i fondelli è
stato l’invito pubblico rivolto ai Cernuschesi di
(s)partecipare alla formazione del Governo del
Territorio della nostra Città. Le risposte giacciono,
ormai da anni, in qualche polveroso faldone Assessorile.
Non un’interrogazione. Non un’interpellanza. Frega
qualcosa a qualcuno? Nessun obbligo istituzionale di
risposta? Nemmeno lo richiedono ragioni di cortesia? O è
colpa del cambio Amministrativo? Facce di bronzo.
Sergio Pozzi
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